La partita non guardata: il treno per Venezia, Kobe Bryant, il vecchio testamento. E una sconfitta meritata, prima del ban per i tifosi del Napoli irrisolti.
Quattro ore prima della partita
Salgo in treno, sono diretto a Venezia come ogni venerdì. I posti sono gremiti al limite della capienza, la temperatura in carrozza è – stranamente – apprezzabile (Sandro Ciotti dove sei?). Tutti vanno da qualche parte, a una casa, si capisce, sono stanchi ma anche di buon umore. C’è sempre il tizio che fa fatica a mettersi la settimana alle spalle e parla di lavoro al telefono, o manda l’ultima decisiva e-mail dal pc. Il ragazzino che mi siede accanto gioca a un videogame, pupazzi e pupazzetti che si inseguono, non so cosa sia. Lui mi fa simpatia, eccetto l’ignobile pile rosso e un po’ puzzolente che indossa; ma i pile non erano stati vietati? A quanto pare, nel regno Lombardo – Veneto, no. Se osservo bene tutte queste persone in faccia vedo la stessa indifferenza verso ciò che capiterà tra quattro ore; nessuno sa niente di Napoli-Juve, a nessuno gliene importa, fino a ora sono tutti uguali a me.
Tre ore prima della partita
Desenzano, le pubblicità di Gardaland, che d’inverno sembrano ancora più irreali. Il treno è in ritardo di dieci minuti, sai che novità. Il Napoli con un tweet si scusa (?!) per aver incontrato e ascoltato Salvini e di conseguenza della foto del leghista con Insigne e Callejón. Il Napoli continua con questi errori di comunicazione, e pecca di debolezza, segue l’onda e si giustifica dopo ma non si sa bene di cosa.
Ma a chi importa di Salvini? Molti tifosi hanno ritenuto quella foto offensiva, altri un importante segno dei tempi, e cioè che con il sorriso si possa annullare anche il razzismo. Io la considero una foto, niente di che, non credo che i calciatori siano così illuminati e pronti senza palla al piede, e quindi sorridono, si fanno la foto come farebbero con un cantante o un camorrista, ecco è la stessa cosa. L’espressione di Calle però non è male, con l’aria di chi pensa “che ci faccio qui?”. Chatwin a Castel Volturno. Mancano tre ore alla partita, su questo treno continua a sembrare un venerdì qualunque, una sera senza anticipo di campionato.
Due ore prima della partita
Il ragazzo in pile ormai emana un odore terribile, e non scende, non scende ancora; credo che indossi l’indumento dal vecchio testamento, cerco di distrarmi leggendo la biografia di Kobe Bryant (Showboat, di Roland Lazebny, 66th and 2nd, trad. Giulia Vianello); la prima parte racconta del padre di Bryant, Joe, un talento immenso. Negli anni delle superiori giocava nel modo in cui poi avrebbe giocato Magic Johnson, non c’era niente che sul campo da basket, Joe, non sapesse fare. Siamo a Padova, il treno si svuota un po’ e posso allontanarmi dal vecchio testamento. Le persone su questo treno non sanno niente della partita, se tifano, tifano altro, tifano altrove; forse non sanno nemmeno che esista la Serie A. Una signora racconta a un’amica come rubare le bibite dai frigobar delle stanze d’albergo senza farsi scoprire. Provo ad ascoltare, chissà che non impari qualcosa.
Un’ora prima della partita
Vado a piedi dalla stazione a Campo Santa Margherita, fa molto freddo e il cielo è limpidissimo. Incrocio gente veloce, che rapida in modalità “passo veneziano” va verso casa, verso gli autobus di Piazzale Roma; comincio a intravedere qualche faccia da partita, stanno lì davanti ai bar, saranno juventini, saranno neutrali, saranno napolisti. I televisori dei caffè di Santa Margherita sono già sintonizzati su Sky, mentre cerco Anna incrocio il faccione di Ciro Ferrara, per la prima volta penso seriamente a Napoli-Juve che comincerà tra poco. Il faccione di Ferrara senz’audio mi mette di cattivo umore; pensa te, quanto gli ho voluto bene e quanto mi innervosisce adesso. Trovo Anna e me lo dimentico all’istante. Campo Santa Margherita è spazzato dal gelo, non è pienissimo di gente come al solito, è una splendida cartolina invernale. Siamo a dicembre, questo è poco ma sicuro e non potrà essere cambiato.
La partita
Andiamo a cena.
Il dopo partita
Il Napoli ha perso meritatamente, avrebbe potuto pareggiare, non credo vincere. La Juve ha fatto la sua partita, molto intelligente, accorta, niente di eccezionale, ma è bastato. Due occasioni nitide, un gol. Certo il Napoli ha fatto maggior possesso palla ma non è stato mai incisivo come al solito, gli uomini chiave non hanno brillato. Il punto è che in certe partite dovresti brillare anche trascinandoti su una gamba, forse non è ancora il tempo. Comunque si perde per 1 a 0, dopo 26 partite di campionato, dopo nove mesi, non mi pare poco, non mi pare per niente poco e si perde dalla Juve, certo avrei preferito batterli. Eppure avrei sofferto di più se avessimo perso contro l’Udinese, non siete d’accordo?
Non è vero che Higuain sparisca nelle partite importanti, lui crede che le partite importanti si svolgano tutte al San Paolo. Fa un bel gol, dopo un bel contropiede, dove contiamo almeno tre errori del Napoli e francamente il più grave è quello di Koulibaly; riguardando le immagini stamattina mi sono di nuovo domandato dove stesse andando e perché si fosse dimenticato di Gonzalo. Vabbè.
Mi sorprendono in negativo i tifosi del Napoli, ne ho bannati due; in altri tempi bannavo gli juventini, che invece stavolta sono stati molto sportivi anche nei commenti del dopo match (parlo di quelli che conosco io, naturalmente). Cari tifosi del Napoli, ma che andate trovando? Davvero Strinic, davvero Zapata? Ma perché non Pandev? Abbiamo perso e siamo dispiaciuti ma non dimentichiamoci di capire il gioco del pallone, non siamo fessi, non siamo ingenui. Zapata doveva restare a fare il quarto attaccante? Ditemi voi.
Guardiamo avanti, guardiamo oltre; mercoledì si gioca e poi si gioca ancora. Io sono fiducioso, non saprei fare altrimenti.
Note a margine:
- Mario Rui è tornato Narcos
- Pianjc che marca a uomo Jorginho, lo avreste mai detto?
- Insigne si è fatto male alla uallera, a noi ci è venuta.
- Sarri vuole bene a Higuain, io me ne sono fatto una ragione molto tempo fa.
- #IoStoConSarri anche quando si perde.