La polemica sulla maglia fa a cazzotti con la sacrosanta voglia di arricchirsi. Così come le frasi su Higuain. Rischia di farsi intrappolare in un personaggio.
La difesa di Repubblica
Giustamente oggi Repubblica si sofferma con due articoli sulle dichiarazioni di Maurizio Sarri, sia pure con omissioni importanti. Ossia dimentica le frasi “La Juve ha 90 milioni in meno e tre punti in più” e “Abbiamo dominato la Juve più del Benevento”, mentre ricorda “Se Higuain stava con noi, eravamo 1-0 per noi” come se Mertens avesse avuto due occasioni chiare nella partita come Gonzalo. Repubblica si sofferma su un aspetto: il fastidio con cui i colleghi – da Allegri a Spalletti – parlano di Sarri e arriva al nocciolo della questione: la nostalgia del passato, “che bello quando le partite si giocavano la domenica alle tre” per dirla con il coro degli ultras.
La posizione su Higuain
Sicuramente su un punto siamo perfettamente d’accordo con Gianni Mura. Sarri è da elogiare per la difesa di Higuain dai fischi del pubblico da parte di Maurizio Sarri. Coraggiosa, impopolare la sua posizione. Chapeau, null’altro da aggiungere. Per dirla alla Guccini, “tu giri con le tette al vento, io lo facevo già vent’anni fa”. Visto che per noi definimmo subito la cessione di Higuain a 90 milioni è stato il più grande affare del calcio italiano (per limitarci ai confini di casa nostra). Il dubbio che però ci solletica è che quella di Sarri sia una posizione strumentale per difendere l’assunto principale: e cioè che con Higuain in campo avremmo vinto noi. Cosa che non fu vera quando Zaza ci scippò lo scudetto dal petto.
La (purtroppo) doverosa parentesi
Questo è il punto. Maurizio Sarri è un grande allenatore. Purtroppo bisogna sempre stare a specificare. Qui non è in discussione il lavoro di Sarri né la sconfitta con la Juventus. Nessuno chiede a Sarri di dover battere la Juventus. Almeno non su questo giornale. Nello sport si perde, anche se stavolta eravamo convinti di avere più chance. Il Napoli sta disputando una signora stagione, è in testa al campionato con una sola sconfitta e un punteggio record, ed è ancora in corsa in Champions League.
Ma se si parla di quel che avviene fuori dal campo, c’è tanto da dire. Sarri sarebbe realmente impopolare non difendendo Higuain dai fischi ma se difendesse il Calcio Napoli invece che apparire sempre come l’alfiere della protesta. Atteggiamento peraltro unico nel panorama calcistico internazionale. Il sospetto è che Sarri lo faccia per tirare acqua al proprio mulino. Poi, a parere di chi scrive, dichiarazioni come “se Higuain ce l’avevamo noi, eravamo uno a zero per noi” danneggia anche lui.
La maglia nera
A Repubblica piace il Sarri nostalgico. Va bene. Va però, a nostro avviso, fatto un discorso più ampio. A noi – quasi cinquantenni e oltre – fa orrore Napoli-Juventus giocata neri contro gialli. I colori sociali sono importanti e siamo d’accordo. Ma ci sono anche altri aspetti da analizzare. Innanzitutto, scriviamo per esperienza personale, che tuo figlio di quattro anni e mezzo può chiederti la maglia nera del Napoli; così come accadde qualche anno fa con l’altra figlia per la detestata maglia camouflage. Il calcio, il mondo, non siamo soltanto noi nati prima del 1970.
Il mercato o piace sempre o non piace mai
C’è anche dell’altro. Lo scorso anno, giustamente, Sarri disse che avrebbe voluto arricchirsi. Capiamo che al tecnico toscano possa dar fastidio di guadagnare meno di un terzo rispetto ad Allegri. È umano. E francamente lo stipendio di Sarri è fuori mercato. Ma il punto è proprio questo: il mercato. O lo si accetta sempre, o non lo si accetta mai. Se il mercato consente di avere stipendi da 7,5 milioni di euro netti a stagione – cui giustamente ambisce Sarri – è perché il sistema funziona così. È perché il Napoli gioca in maglia nera, così come ci giocò la Roma, così come il Real Madrid ha vinto una Champions giocando con una inguardabile maglia fucsia. E potremmo continuare per 150mila battute. Altrimenti facciamo i marziani scesi sulla terra, a fare persino i moralisti.
Secondo noi, Sarri sbaglia a comunicare. Lo diciamo nel giorno in cui siamo smentiti dai fatti, con due articoli su Repubblica. Sarri è diventato un personaggio. Ma Sarri è Sarri perché è uno straordinario allenatore. Non per quello che dice fuori. Anzi, a nostro avviso Sarri rischia di rimanere prigioniero del suo personaggio. Sarri è un innovatore, nel gioco del calcio, nei metodi di allenamento, nell’approccio scientifico. Se si lasciasse ingabbiare nel personaggio del passatista, anche con una spolverata di moralismo, deformerebbe la sua immagine che è invece quella di uno studioso che guarda avanti.