È il sarrismo 2.0, dai complimenti di Guardiola a quelli di Allegri. Non più il miglior attacco, ma la miglior difesa. Ci siamo imbruttiti e godiamo di qualche favore arbitrale
Sarri (Photo Matteo Ciambelli )
Il Napoli si è imbruttito
Fateci caso: da quanto tempo non guardate uno di quei video in cui i gol del Napoli sono accompagnati dalla musichetta e dagli effetti sonori del videogioco Super Mario Bros?
Personalmente non mi capita da un po’ e siccome non sono uscito dai canali dove di solito quei video venivano distribuiti, credo che la ragione sia molto semplice: il Napoli si è imbruttito.
Ne ha parlato Massimiliano Gallo ieri, mettendo l’accento sulla scomparsa del circo, il paragone piccato con il quale Allegri, l’anno scorso, liquidò la querelle tutta mediatica tra risultati e bel gioco.
I tre indizi
Non sono particolarmente dispiaciuto, come potrei visto il primo posto in classifica e la media record che il Napoli sta tenendo? Dirò di più, al netto della strategia comunicativa di Sarri, che continua a parlare di bellezza, il Napoli di quest’anno è il più juventino della storia, almeno di quella di cui sono testimone diretto (dagli anni ’80 a oggi). L’ultima striscia di sei vittorie consecutive è stata accompagnata da un bel po’ di polemiche sugli arbitraggi, non tutte campate in aria.
Con il Bologna abbiamo vinto proprio come sono abituati a fare i bianconeri, un mezzo rigore non dato alla squadra di Donadoni e un mezzo rigore (a voler essere buoni) assegnato a Callejon, protagonista di uno svenimento in area alla Cuadrado sul lieve tocco del difensore rossoblù.
Era già successo con l’Atalanta e con il Crotone. Tre indizi, come diceva Agatha Christie, fanno una prova e, per la verità, di indizi ne abbiamo anche altri. Il Napoli non ha più il primo attacco della Serie A (ma ha la miglior difesa, vi ricorda qualcosa?), non fa una goleada dalla partita con il Benevento, ha ridotto la percentuale di possesso palla, non pressa più gli avversari fin nella loro area di rigore. Ai dogmi del sarrismo ortodosso ha sostituito un pragmatismo che non si vedeva dai tempi di Mazzarri (e non ha caso si torna a vedere persino qualche gol in contropiede). Rimangono qualche fraseggio di pregio, specialmente nella propria metà campo, e un’idea di calcio offensivo. Un sarrismo 2.0, cominciato, forse per necessità, dopo l’infortunio di Ghoulam e l’interruzione della celebre catena di sinistra.
L’enorme merito di Sarri in questa metamorfosi
Sarri ha un merito enorme in questa metamorfosi, è riuscito a cambiare pelle senza snaturarsi, l’ha fatto poco a poco, trasformando una squadra che l’anno scorso, ogni tanto, dava l’impressione di perdersi in un bicchier d’acqua, in un undici che meglio di chiunque altro sa reagire alle difficoltà.
La statistica che meglio fotografa questa capacità è quella che riguarda i risultati delle partite in cui gli azzurri sono andati in svantaggio. È successo 7 volte e in 6 occasioni al 90° il Napoli era davanti. La Roma, per dire, nelle 6 occasioni in cui è andata sotto ha racimolato appena un punto.
Il Napoli ha 12 punti in più dello scorso anno e solo una Juventus che è riuscita ancora a migliorarsi (+2) fa sì che il campionato sia ancora apertissimo. Dietro la coppia di testa si è fatto il vuoto e tutto lascia intendere che sarà un duello che andrà avanti almeno fino allo scontro diretto che si giocherà a Torino alla 34sima giornata.
Dai complimenti di Guardiola a quelli di Allegri
Fino ad allora peseranno la capacità di rimanere concentrati, gli impegni nelle coppe (anche se a Napoli dell’Europa League non importa praticamente a nessuno e la Juventus ha la Coppa Italia che si aggiunge alla chimera Champions League), gli infortuni. Non penso, invece, che il mercato influirà più di tanto. I bianconeri dovrebbero rimanere con la rosa attuale e per gli azzurri i nuovi arrivi difficilmente si trasformeranno in alternative che Sarri prenderà seriamente in considerazione.
Continuo a ritenere i bianconeri favoriti nella corsa al titolo, ma rispetto all’inizio di stagione il Napoli ha qualche freccia in più al suo arco.
Siamo passati dai complimenti (molto affettati) di Guardiola dopo la doppia sconfitta con il City a quelli di Allegri per i 57 punti messi insieme sinora. Dei secondi non girano le orgogliose webcard che abbiamo visto dei primi, ma credo che sia un’assenza della quale possiamo solo gioire.