Le frasi di Marotta su Politano sono ben più che ineleganti. Un intervento – ho detto intervento – dell’ufficio inchieste potrebbe fugare ogni dubbio
Non solo soltanto parole ineleganti
A proposito dell’uscita del direttore generale della Juventus, Beppe Marotta, il quale si è intromesso nella trattativa tra il Sassuolo e il Napoli riguardante il trasferimento del calciatore Politano dagli emiliani ai partenopei, ritengo si tratti di un episodio di portata superiore a quella di un’infelice intervista.
Non sono soltanto pesanti e ineleganti (così come sono state definite) le parole di Marotta.
Sono molto più compromettenti e, non sembri esagerato, io ritengo siano da intervento dell’ufficio inchieste.
Ho detto intervento. Per chiarire. Per capire.
I libri contabili del Sassuolo
Si può accettare che il direttore di una società, la Juventus, affermi pubblicamente e perentoriamente che un’altra società, il Sassuolo, “non ha bisogno di vendere”?
Conosce così bene i bisogni e i libri contabili del Sassuolo?
E che grado di potere ha su quest’ultima società per suggerirle (o intimarle, secondo il grado di potere e d’ingerenza che ha negli affari del Sassuolo) di non vendere un calciatore a una terza società, il Napoli, che, guarda caso, è la diretta concorrente della sua società per la conquista del titolo italiano?
E cosa possiamo pensare di fronte al silenzio, complice e assenziente, dei dirigenti del Sassuolo, silenzio che autorizza le più malevoli supposizioni sui rapporti tra le due società?
Una piccola inchiesta fugherebbe ogni dubbio
Non sono un profondo conoscitore di leggi e regolamenti che governano il mondo del calcio. Ma mi sembra di ricordare che esiste una norma che vieta di possedere due, o più, squadre che giochino nello stesso campionato.
Ed è vero che la società Juventus non possiede, almeno formalmente, altre squadre nel campionato di calcio di serie A.
Ma episodi come questo del quale stiamo parlando autorizzano, se non chiariti, qualche dubbio, concedetemelo, sul tipo di rapporti che possono o non possono intercorrere tra società di calcio.
Una piccola inchiesta potrebbe fugare questi dubbi e dissipare malevoli sospetti, anche, e in special modo, pensando a quando le due compagini, Juventus e Sassuolo, si sono incontrate e s’incontreranno nel corso del campionato (due incontri, per un totale di sei punti in palio, per ogni stagione).
A proposito del vittimismo
Ora, lo so, verrò subito tacciato di essere un vittimista.
Ma vorrei ricordare che si può parlare di vittimismo solo quando la vittima non c’è.
Se esiste una vittima, chi denuncia l’assassinio non è un vittimista ma, al più, un testimone oculare.
E, nella fattispecie, allargando un po’ il discorso, di testimoni oculari ne troviamo a migliaia sugli spalti degli stadi italiani.
Anche se la vittima, nel nostro caso e per fortuna, non sarebbe (il condizionale è d’obbligo) un essere umano ma un sentimento: quel “senso di giustizia” la cui scomparsa renderebbe marcio e inguardabile uno sport che è, invece, bellissimo e appassionante.
Un’inchiesta è per sempre. E potrebbe restituire un po’ di aria pulita sfoltendo e diradando dietrologie e sospetti.
“Io so, ma non ho le prove” scriveva Pasolini a proposito della mafia.
“Io ho visto, ma non ho le prove” potremmo, molto più modestamente, scrivere noi.
Anche perché il marcio non c’è soltanto in Danimarca.
Con l’aggravante che qui, da noi, non si vede all’orizzonte nessun Fortebraccio che viene a dare degna sepoltura ai tanti scheletri che escono ed entrano, a loro piacimento, da putridi armadi.