Come avverrebbe l’inserimento di Simone Verdi all’interno dei meccanismi del Napoli: oltre il luogo comune del “tutti i ruoli del tridente”, anche se è praticamente vero.
I ruoli del tridente
Quando si parla di Simone Verdi, in riferimento al Napoli, c’è una frase ridondante. «Può sostituire i titolari per tutti i ruoli del tridente». Non si tratta di un luogo comune, ma di un’evidenza tattica di rilievo rispetto alle caratteristiche del calciatore. Verdi ha un fisico compatto (174 cm x 61 kg), leggero, perfettamente in linea con le caratteristiche di quelli che (pare) diventeranno i suoi compagni di reparto. E poi ha qualità importanti, soprattutto nel calcio e nella conduzione in velocità del pallone. Un profilo che, potenzialmente ed effettivamente, gli permetterebbe di sostituire Insigne e Mertens.
Non Callejon, ma qui il discorso si fa più ampio: il lavoro tattico di un esterno moderno – si pensi a quello di Insigne – e una buona qualità nei fondamentali non bastano per arrivare ad essere Callejon, per poter fare Callejon. Non è una questione di Verdi, Deulofeu o chi per essi. Callejon è unico, ha sembianze di attaccante e di ala tornante e di centrocampista laterale e di esterno associativo a tutta fascia. Tutto questo, tutto insieme. È un calciatore insostituibile, o meglio non replicabile.
Questo vuol dire che Verdi non potrebbe (potrà) essere schierato al posto di Callejon? Certo, ma il suo gioco e il suo contributo al gioco saranno diversi. Da esterno e basta, più che da calciatore completo come José. Questo vuol dire che la frase di cui sopra, riferita al puro caso del sistema-Napoli, è una forzatura: Verdi può sostituire i tre titolari nel ruolo del tridente, ma non può replicarli. La differenza è sottile, ma c’è. Va chiarita. Anche perché l’idea di giocare con Verdi-Milik-Mertens, verosimile da qui a un paio di mesi, deve essere letta per quello che è, per quello che sarebbe (sarà): la versione più offensiva del tridente di Sarri.
Variabili
Ecco, è proprio questo il punto. Il Napoli, con Verdi, ha la possibilità di diversificare sé stesso. Amplia le proprie scelte non solo numeriche, ma proprio nello sviluppo di gioco. Come abbiamo scritto nel suo profilo tecnico/tattico, Verdi è «un calciatore che potrebbe essere davvero utile al Napoli. Per aumentare la qualità nel parco alternative, per variare meglio e di più nel gioco offensivo. Nessuno dei calciatori in organico ama cucire i reparti spostandosi dalla posizione laterale a quella di regista avanzato e centrale; oppure ha un portfolio tecnico così istintivo, che legge il movimento del compagno (33 occasioni create, di cui 5 assist decisivi, nel campionato in corso) ma al tempo stesso si slega completamente da una collocazione predefinita».
Simone Verdi, durante il match Chievo-Bologna
Verdi è un calciatore mobile, come si evince anche dalla mappa appena sopra. Va sempre alla ricerca del pallone, si sposta prima in funzione del criterio associativo (aumentare la densità nella zona di possesso) e poi per assecondare le zone di influenza dei compagni. A Verona, per esempio, Verdi era “nominalmente” esterno destro del tridente – con Destro prima punta e Kreicj sulla fascia sinistra. La sua posizione è percettibile dalla heatmap di cui sopra, ma non è limitata, non è ingabbiata. Nel Napoli, non esiste questo tipo di libertà. Se non per Dries Mertens, nella sua posizione di centravanti moderno (non falso nueve, come spiegato qui), associativo, ovvero il criterio spiegato sopra. Lo stesso Insigne, pur accentrandosi spesso per affiancarsi a Mertens, non sconfina mai dal lato di Callejon.
E torniamo al discorso precedente: Verdi può interpretare bene il ruolo di Mertens data la mobilità che gli abbiamo riconosciuto sopra, ma anche per via della sua qualità migliore. Che, indubbiamente, è quella della conclusione, intesa in senso assoluto. Nel senso: Verdi calcia bene di destro esattamente come con il sinistro, non ha bisogno di spostarsi su un lato forte per indovinare la migliore coordinazione, ha la grande capacità di tenere la disponibilità del pallone senza staccarlo dal piede (da entrambi i piedi) per poi tirare un istante dopo.
Ecco cosa intendiamo
Per quanto riguarda il gioco da esterno, il doppio ragionamento è estremamente semplice. Insigne e Callejon hanno un gioco riconoscibile, delle tipicità che non appartengono a Verdi. Tanto che, pur avendo in rosa Ounas e Giaccherini, Sarri ha scelto Zielinski quando c’è stata la necessità di cambiare. Il ragazzo di scuola Milan potrebbe tranquillamente ereditare, dal polacco ex Empoli, il titolo di “prima riserva” per gli esterni, ma darà un’interpretazione diversa del ruolo.
Ci viene da dire più dinamica ma meno illuminata rispetto a Insigne, più verticale che di associazione col gioco dei compagni, di rottura rispetto alla routine del pallone condotto a sinistra, scambiato all’interno del triangolo con Hamsik e Mario Rui (Ghoulam). Rispetto a Callejon, invece, si alza notevolmente la cifra di costruzione della manovra – Callejon è un finalizzatore seriale, giocatore portato alla conclusione e all’ultimo passaggio -, la capacità di trovare giocate più imprevedibili, ma si abbassano senso del gol e dell’inserimento.
Conclusioni
Verdi, rispetto a Deulofeu, allarga – di molto – le possibilità del Napoli di cambiare le sue modalità di attacco della porta e gestione del pallone. Dal punto di vista della qualità assoluta e dell’esperienza, almeno secondo noi, il prodotto della Masia gli è superiore. Sarri, però, sembra farne una questione di opportunità e adattamento multiforme al suo gioco. Il discorso con cui abbiamo aperto il pezzo: al posto di Insigne, di Mertens come di Callejon. Verdi può farlo, a modo suo. Un modo diverso rispetto ai titolari, alle altre riserve. Un’alternativa numerica, ma anche concettuale. Non è un’idea cattiva.