È stato un signore per 85 anni, con un giorno da dimenticare. Quando attribuì, ingiustamente, al San Paolo la colpa della sconfitta contro Maradona
Io c’ero
Io c’ero. Al San Paolo e a Marino, quartier generale della Nazionale italiana di calcio sui colli romani. C’ero come tifoso e come giornalista, c’ero come napoletano e come italiano. Pace all’anima di Azeglio Vicini che mi ha fatto sognare come allenatore della Rappresentativa Under 21 ma non come ct della Nazionale. Dopo quella sciagurata partita del San Paolo, sciagurata sì perché tifavo Italia e non Argentina, furono una pugnalata al cuore le dichiarazioni di Azeglio Vicini: “è tutta colpa dei napoletani” (allego prova documentale) e giurai a me stesso che non avrei più tifato Italia fin quando l’ultimo dei protagonisti di quella spedizione non avrebbe lasciato la maglia azzurra. Un falso storico, oggi si direbbe fake news.
Un signore per 85 anni, con un giorno da dimenticare
Li ricordo tutti, da Zenga a Bergomi, da Baresi a Ferri a Maldini. E poi De Napoli, Giannini, De Agostini, Donadoni, Schillaci, Vialli. In pochissimi si schierarono a favore del pubblico di Napoli. Poi la storia è stata buona profeta di come quelle stesse persone si siano, e si stiano comportando nei confronti della città nel corso degli anni. Forse salvo solo Zenga. Vicini disse: “Il pubblico di Roma ci aveva abituato in maniera ben diversa” come dire: “hanno tifato per l’Argentina”.
Vecchia polemica di cui il Napolista ha scritto anche in passato. Fu solo il presidente della Figc Matarrese a salvare i napoletani, a ribaltare la responsabilità: “Non siamo riusciti ad accendere la passione dei napoletani”. Riposi in pace Azeglio Vicini. Un signore per 85 anni con un giorno da dimenticare.