Pallanuoto, ha vinto la Canottieri ma è stata soprattutto una giornata di sport. Sia in campo sia nelle dichiarazioni dei protagonisti
Non i soliti sopravvissuti sugli spalti
La Canottieri Napoli ha vinto contro il Posillipo (10-8) un derby d’altri tempi: avvincente, tirato al massimo, incerto fin sul filo di lana e dominato da una tensione che non è mai sfociata in violenza. Uno dei più belli, insomma, giocato in acqua e sugli spalti con la stessa determinazione: lo ricorderemo come la rivincita della pallanuoto sull’indifferenza di quanti vorrebbero ridimensionarla a sport di quartiere. La pallanuoto, invece, è viva e possono legittimamente aspirare a grandi traguardi.
Torniamo al derby, però, e al colpo d’occhio della piscina Scandone con l’acqua finalmente tornata al suo colore naturale – senza ruggine, intendiamo – e gli spalti finalmente pieni o quasi. Come ai tempi delle sfide memorabili con la Rari Nantes del settebello e la Pro Recco che iniziava la scalata a colpi di milioni che, però, alla lunga hanno impoverito la pallanuoto. Un effetto boomerang disastroso, pari, fatte le differenze, a quello del primo Milan del cavaliere Berlusconi.
Ieri pomeriggio alla Scandone c’erano i sopravvissuti e sono venuti, questo è ancora più promettente, accompagnati dai figli: i ragazzi erano tanti, i più piccoli facevano volare i palloncini, i più grandi erano armati di trombette piacevolmente assordanti. Eravamo più di mille, pensiamo, ma abbiamo paura a dirlo perché, di solito, ci contiamo e raramente arriviamo a cento, appassionati e più ostinati della cocciutaggine della Federazione che mette in concorrenza la pallanuoto, o qualsiasi altro sport, con il calcio e con le tentazioni dello shopping e della movida.
Il tifo al femminile
Ieri eravamo in tanti, finalmente, e lo spettacolo è stato bellissimo, rallegrato dallo sventolio delle bandiere. E dal colorito dialogo a distanza tra le due tifoserie nelle quali, secondo tradizione, le donne si “sentono” più degli uomini. Le “voci” della Scandone, si sa, sono tutte al femminile e la più tonante è quella di Carmen, la mamma tifosissima di Enzo Massa che ieri ha guidato la Canottieri per la squalifica di Paolo Zizza. Una atmosfera ideale, un vero derby onorato dai giocatori che se le sono date di santa ragione. Salvo poi abbracciarsi a fine gara e, magari, andare a mangiare insieme la pizza. O la genovese che ora è in grande spolvero. Come si addice agli atleti di due club storici dello sport napoletano, entrambi minacciati di ridimensionamento. Abbiamo vissuto una favola, insomma, speriamo che non sia il canto del cigno.
I complimenti all’avversario
Il dopo partita, poi, è stato ancora più emozionante della gara vinta nel rush finale dalla Canottieri Napoli più lucida e più determinata: ha prima agguantato il Posillipo sull’8-8 poi l’ha superato di due gol. Sarebbe stato più giusto che la vittoria fosse sancita da un solo gol come legittimo premio per chi l’aveva più cercata, ma è un dettaglio, chi ha assistito al derby sa come sono andate le cose.
Ultimo flash per raccontare un episodio da libro Cuore dello sport che, purtroppo, gli spettatori sugli spalti non hanno vissuto perché è avvenuto nello spogliatoio della Canottieri. Roberto Brancaccio, figlio d’arte e giovane coach del Posillipo, ha voluto complimentarsi con Paolo Zizza, Enzo Massa, Mario Morelli e Poppi Tartaro, i “nemici” insomma, e ai microfoni delle televisioni ha riconosciuto che «la vittoria giallorossa ci sta, sono stati più lucidi e spietati di noi». Roba di altri tempi, ma non c’è da sorprendersi più di tanto, la pallanuoto a Napoli ha radici antiche e ancora solide nonostante le ristrettezze nelle quali si dibatte. E, che piaccia o no, sarà difficile recidere. Anche se la crisi dei Circoli nautici impone sacrifici che è giusto accettare.
Carlo Franco ilnapolista © riproduzione riservata