Napoli-Spal, l’analisi tattica: un inizio ad alta intensità, poi la gestione del possesso e del gioco secondo un dispositivo consolidato. E senza rischiare mai.
Intensità
Il Napoli di Sarri è una squadra ormai in grado di determinare e controllare il contesto intorno a sé. È una sensazione percettibile fin dall’inizio di questa stagione, che anzi è cresciuta con i mesi, è aumentata insieme alla consapevolezza della squadra. Ieri, contro la Spal, abbiamo assistito a una delle prove più convincenti da questo punto di vista. Non a caso Sarri è sembrato molto soddisfatto a fine partita, ha parlato di «prestazione tattica praticamente perfetta», addirittura di «mancata percezione del pericolo lungo tutti i 90’».
Questa condizione di assoluto controllo da parte del Napoli è rintracciabile in tutte le fasi della partita. Nei primi 15′, corrispondenti al periodo di massimo sforzo per la ricerca dell’intensità offensiva, il Napoli ha costruito 5 conclusioni verso la porta. Di queste, 4 sono arrivate dall’interno dell’area di rigore. È un numero importante, spiega che il Napoli aveva le credenziali e le possibilità per inseguire in maniera convinta il secondo gol. Ma ha deciso piuttosto di abbassare il ritmo, di contenere lo sforzo fisico e condurre in porto il match nella maniera più sicura e meno stancante possibile.
Come superare dieci difensori
L’idea di Semplici, confermata dallo stesso allenatore spallino nel postpartita, era estremamente semplice: difesa arroccata e tentativi di ripartenza a partire dalla costruzione bassa. Lo stesso piano partita del match d’andata. Per questo motivo, le scelte tattiche e di formazione sono state fatte in chiave speculativa, con un 5-4-1 che si prefiggeva di chiudere tutti gli spazi centrali, di portare il Napoli a giocare sull’esterno senza la possibilità di trovare gli uomini liberi per l’imbucata centrale. I dati sul baricentro (41 metri) e le posizioni medie della Spal (nell’immagine sotto) concretizzano questi concetti:
Le due squadre nel primo tempo, in fase di non possesso
Il modulo della Spal è un 5-4-1 con centrocampo a diamante, il vertice alto del reparto di mezzo (Kurtic) aveva il doppio compito di sostenere Antenucci e (soprattutto) limitare l’azione di Jorginho. Il resto della squadra era tutto dietro la linea della palla, secondo una disposizione compatta sull’asse orizzontale, in modo da costringere il Napoli a sviluppare il gioco in ampiezza, laddove è più difficile avvicinarsi in maniera pericolosa alla porta avversaria.
Il gol è arrivato nel momento di massima pressione del Napoli, e nell’unico modo in cui è possibile bypassare un sistema difensivo di questo tipo: portando molti uomini a ridosso dell’area della Spal, e muovendo velocemente il pallone e i calciatori alla ricerca di combinazioni strette. Sotto, vediamo il frame da cui si origina l’azione che ha portato alla rete di Allan.
Il 5-4-1 della Spal, con il laterale sinistro della difesa (Dramé) alto a sinistra per coprire sul gioco a due Callejon-Hysaj.
Abbiamo cerchiato Mertens perché è lui il punto su cui poggia l’intera azione. Allan porta palla ed ha quattro soluzioni teoriche d’appoggio; Hysaj, Callejon, il centravanti belga e Insigne sono avanti la linea del pallone e tengono impegnati tutti gli elementi difensivi della Spal. Come detto, però, la posizione di Mertens è determinante. Il belga esce dal centro della retroguardia avversaria, che resta bassa e non segue il suo movimento; Allan a quel punto può trovarlo facilmente e applica uno dei dettami principali del calcio di posizione, ovvero muoversi subito e attaccare lo spazio dopo aver passato il pallone. A quel punto, il contromovimento di Callejon è già avvenuto, la difesa di Semplici è statica, non è reattiva, nel frattempo Allan viene perso da Grassi e può tranquillamente puntare la porta. La qualità dei tocchi sequenziali fa la differenza. Anzi, realizza letteralmente questo gol.
I tre passi all’indietro di Mertens, guardando il pallone, sono di un’importanza assoluta
In questa situazione, Mertens si comporta esattamente come un Falso Nueve. Avevamo già parlato del gioco composito del centravanti belga, in un pezzo di qualche tempo fa scrivevamo che «Messi, il massimo esponente della categoria, contribuisce a muovere continuamente i centrali difensivi avversari, facendosi servire in profondità ma anche in zone di campo più arretrate. La sua estrema qualità nel servire i compagni permette agli altri calciatori di inserirsi negli spazi creati da questi suoi spostamenti». Schierare Mertens come prima punta porta tanti benefici al Napoli, non solo in zona gol. Il suo calcio è in grado di modificarsi in base alle esigenze, contro la Spal vista ieri al San Paolo serviva più un regista offensivo che uno stoccatore sempre orientato verso la porta. Mertens è stato perfettamente in grado di interpretare questo ruolo.
La ripresa
Al termine del primo quarto d’ora, e per il resto della partita, il Napoli ha deciso di abbassare i ritmi. Le occasioni pulite sono diminuite (5 conclusioni dall’interno dell’area in 75′ di gioco), si è abbassata la precisione nel possesso palla (l’accuratezza nei passaggi è scesa dal 90% all’85%), ma non è calata la concentrazione difensiva. Al 90esimo, la Spal avrà concluso appena quattro volte verso la porta di Reina. Tutti i tiri dei biancoazzurri ferraresi sono stati scoccati oltre i sedici metri.
La scelta del Napoli è stata chiara: consolidare il risultato attraverso la riduzione dei rischi. È la politica energetica della squadra di Sarri, per cinque undicesimi reduce da una partita di coppa e attesa da un altro match infrasettimanale. Non è un caso che uno dei calciatori più brillanti visti ieri al San Paolo sia stato Mario Rui. Il portoghese, a riposo contro il Lipsia, è fondamentale nella costruzione del gioco, con un incredibile record di 128 palloni giocati. Tra l’altro, con una percentuale di precisione del 90%.
Dal punto di vista puramente tattico, non c’è molto altro da segnalare. Il Napoli ha un dispositivo ridondante, è un meccanismo che riproduce in maniera quasi industriale le stesse situazioni. Anche ieri il 47% delle manovre offensive è nato dalla fascia sinistra, grazie anche al già citato contributo di Mario Rui. Pure la corsia destra è stata molto utilizzata (37%), sintomo che la volontà della Spal di allargare il gioco del Napoli ha avuto successo. O almeno, è parzialmente riuscita. Per la squadra di Sarri, la nona vittoria consecutiva è l’ennesimo timbro su una candidatura ormai autorevole per il titolo. Se a questa squadra mancava la capacità di gestire sé stessa, e quindi le partite, ora la situazione è completamente diversa. La maturità tattica ed emotiva è evidente, percettibile. In attacco e in difesa, soprattutto.