Napoli-Roma, l’analisi tattica: la squadra di Sarri offre una buona prestazione, ma non è performante in difesa. La Roma rispetta sé stessa, e vince con l’idea.
Premesse
Molto spesso la nostra rubrica di analisi tattica si fonda (anche) sulle parole degli allenatori nel postpartita. Napoli-Roma è una partita leggibile attraverso la lente delle dichiarazioni, Sarri e Di Francesco hanno inquadrato in maniera quasi perfetta gli episodi del match.
Il tecnico del Napoli si è detto soddisfatto della prestazione, del resto la sua squadra ha tirato 26 volte verso la porta di Alisson e ha concesso 11 conclusioni alla Roma. All’interno di un match con valori equilibrati, è una distanza netta. Ma ha anche sottolineato come i pochi palloni concessi alla Roma in area siano stati tutti molto pericolosi. Allo stesso modo, Di Francesco ha applaudito l’atteggiamento proattivo dei suoi, che si è espresso non tanto in un gioco di possesso o nel tentativo di controllare la partita, quanto nell’influenza rispetto al contesto.
Spieghiamo bene questo concetto: il Napoli è una squadra che gioca bene quando riesce a imporre il proprio ritmo e il proprio palleggio, e in più trova anche il modo di essere performante in attacco e in difesa. Secondo l’impostazione del gioco di Sarri, a sua volta basato sulle caratteristiche dei calciatori del Napoli, queste condizioni si verificano attraverso il possesso palla, l’alternanza del gioco offensivo corto-lungo e un dispositivo difensivo di grande aggressività. La Roma, invece, gioca in maniera diversa: preferisce tenere meno il pallone, ama attaccare in transizione, è una squadra più verticale, più immediata nella manovra. Però ha anche qualità importanti nella gestione dell’attacco posizionale, ovvero contro difese schierate.
Com’è andata
Partendo da questi presupposti teorici, è facile capire com’è andata la partita. Il Napoli ha messo insieme quasi tutto il suo puzzle, è riuscito a imporre il proprio ritmo e il proprio palleggio (66% di possesso palla), è stato pericoloso in avanti (26 conclusioni per 2 gol segnati). Solo che non è stato performante in difesa. La Roma, da par suo, ha tenuto meno il pallone, si è difesa con un discreto ordine (ha comunque concesso 26 conclusioni) e ha saputo capitalizzare i momenti di confusione arretrata del Napoli. Ha rispettato sé stessa e la sua idea di calcio, come detto da Di Francesco nel postpartita. Aggiungiamo un ultimo dettaglio: il valore assoluto dell’undici giallorosso non è molto lontano da quello del Napoli. Da qui nasce lo splendido gol di Dzeko, e la buona gestione delle transizioni.
Da un punto di vista puramente tattico, la Roma ha (parzialmente) inibito il Napoli chiudendo soprattutto gli spazi centrali, facendo densità con linee strette per evitare le imbucate in profondità. Il concetto principale veicolato da Di Francesco è stata la distanza ristrettissima tra i reparti in baricentro basso. Sotto, la grafica che spiega questa dinamica. In questo modo, la Roma ha potuto organizzare un certo numero di ripartenze verticali (tre dei quattro gol nascono da una transizione), a cui ha aggiunto l’azione del gol dell’1-2, che ha indirizzato emotivamente e tatticamente la partita.
Difficile trovare in Serie A una squadra più corta e più stretta del Napoli. La Roma di ieri sera ha saputo modellarsi così.
Uno dei temi chiave della serata è stata la posizione di Zielinski. Il gioco della mezzala polacca è caratterizzato da strappi e sovrapposizioni per letture avanzate, un’opportunità in più rispetto alla regia statica di Hamsik. Ieri sera, però, la tendenza di Piotr ad attaccare la difesa avversaria è stata controproducente per il Napoli. Molto spesso, l’ex Empoli finiva dietro la linea di centrocampo della Roma, a volte penetrava anche oltre i difensori di Di Francesco. Contro una squadra orientata a difendere seguendo il pallone, questa scelta di “andare sopra” finisce per togliere alla squadra un calciatore importante nella fase di costruzione. Non è un caso che proprio Zielinski sia il secondo elemento di Sarri con meno palloni giocati (46, Mertens ne ha toccato uno in meno – ma fa il centravanti). Sotto, ci aiutiamo con un frame della partita per cercare di spiegare cosa intendiamo.
Nel cerchio azzurro, lo spazio lasciato “vuoto” da Zielinski, e occupato invece da due calciatori della Roma. Siamo in situazione dinamica, il polacco ha appena portato avanti il pallone in progressione. È inquadrato in alto a destra, più avanzato di Insigne. In fase di attacco posizionale, però, la mancanza di un passaggio “semplice” diventa difficile da sostenere. Jorginho può aprire solo su Mario Rui, esattamente laddove la Roma voleva confinare il gioco del Napoli.
Il resto dell’analisi tattica non offre grandi spunti. La dinamica principale è semplice: la Roma ha “costretto” volutamente il Napoli a un gioco monocorde, ha cercato di contenere secondo la sua idea di proattività attraverso e dopo il recupero della palla. Non è un caso che Insigne sia stato il migliore in campo per distacco – 13 conclusioni tentate -, in pratica ha rappresentato l’unica arma a disposizione di Sarri. Come non è un caso il fatto che – al netto delle sue conclusioni dopo azioni personali -, le occasioni più pericolose del Napoli (il gol in apertura e quello di Mertens, la parata di Alisson ancora su Lorenzo) siano nate da iniziative diverse, da soluzioni alternative.
Per chiudere, torniamo al punto di partenza. Le parole di Sarri sulla difesa individuano il vero punto centrale dell’analisi rispetto al gioco del Napoli. La squadra azzurra ha perso il primato nella sera in cui ha perso il record di miglior reparto arretrato del torneo. È un dato chiaro quanto significativo. Gli episodi sfortunati e gli errori individuali hanno inciso fino a un certo punto (due dei quattro gol, il primo e l’ultimo), in mezzo abbiamo visto un dispositivo funzionante ma incline a scompensi qualitativi e posizionali. Come nel caso del gol di Dzeko, servito perfettamente da Florenzi e in grado di sovrastare Albiol. Il problema, ovviamente, sta nel fatto che la Roma sia arrivata così bene al cross.
È qui che deve lavorare Sarri, ed è su questo punto che il tecnico ha incentrato la sua analisi del postpartita. Non ci saranno molte altre squadre come la Roma, nel cammino del Napoli, ma ci sarà la Juventus. L’idea di poter contendere ancora il titolo ai bianconeri vive soprattutto si fonda sul recupero delle migliori misure arretrate. Quelle che hanno portato il Napoli in testa al campionato.