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I pregi e i problemi della Roma di Di Francesco

Appunti tattici sulla Roma in vista del match di domenica: un inizio brillante, poi un calo dovuto ad un modello di gioco non perfettamente calibrato sui calciatori a disposizione.

I pregi e i problemi della Roma di Di Francesco

I calciatori

La Roma di questa fase della stagione è una squadra da decriptare, partendo magari dalle scelte di formazione. Di Francesco vive un periodo interlocutorio, caratterizzato dal doppio impegno (anche solo mentale) tra campionato e Champions; e dalla necessità di far quadrare i risultati dopo un inizio positivo e una seconda parte di stagione molto negativa. Anche per questo, la Roma va spiegata attraverso la lettura dell’undici titolare. Contro il Milan, ad esempio, Di Francesco ha escluso Florenzi, Dzeko e De Rossi. Scelte conservative dopo la Champions, che però non hanno portato a un risultato positivo. Inoltre, il tecnico abruzzese dovrà fare fronte anche all’assenza di Pellegrini, e quindi dovrà ridisegnare il centrocampo.

Insomma, Napoli-Roma è una partita che non si presta a un facile lavoro di preview. I problemi di gioco palesati dalla Roma nelle ultime settimane hanno un po’ annacquato l’approccio iniziale di Di Francesco, caratterizzato da principi fissi e riconoscibili: aggressività nel pressing, gioco di transizione in attacco e movimenti coordinati del tridente. Ora, la squadra giallorossa è più ibrida, è ancora alla ricerca di un’identità definitiva e soprattutto efficace.

Buona parte di quest’ultimo periodo di transizione è stato “affidato” alla vena di Cengiz Under e alla posizione variabile di Nainggolan, a volte riportato nel suo (vecchio) ruolo di trequartista di movimento alle spalle della prima punta. Un tentativo pensato da Di Francesco per risolvere il vero problema della sua squadra: la difficoltà nell’andare in gol. La Roma è addirittura la prima squadra del campionato per numero di conclusioni ogni 90′ (18.1 con il Napoli secondo a 17.5), mentre ha solo il sesto attacco della Serie A (40 gol fatti, di cui 5 al Benevento tre settimane fa).

Dzeko, ma non solo

Per leggere le fasi della stagione della Roma, basterebbe analizzare il percorso di Dzeko. I gol in campionato del centravanti bosniaco sono 11, ma solo 2 di questi sono arrivati nelle ultime 7 partite. Uno di questi, a risultato già acquisito contro il Benevento. Quindi, come dire: la squadra di Di Francesco ha prima trovato e poi smarrito un dispositivo in grado di assecondare le qualità di un organico importante, probabilmente meno adatto di quello che si pensava a un certo tipo di gioco.

Il paradosso è che i problemi siano venuti fuori quando il doppio impegno campionato/Champions si è assottigliato. Il periodo di sei partite senza vittorie in campionato è iniziato il 23 dicembre, dopo lo 0-1 a Torino contro la Juventus. Un dato ancora più incredibile: la sconfitta all’Allianz Stadium è ancora oggi l’unica collezionata lontana dall’Olimpico.

È un’ulteriore dimostrazione della strana condizione di questa squadra. Che è bravissima a giocare in maniera reattiva (fuori casa, soprattutto) e con dei problemi evidenti quando c’è la necessità di condurre il gioco, o comunque di scardinare le difese avversarie. La cessione di Salah, da sola, non può bastare a spiegare la regressione offensiva di una squadra  in grado di segnare 90 gol nell’ultimo campionato. Evidentemente, i principi di gioco di Di Francesco e il suo 4-3-3 verticale, non sono ancora calibrati sui calciatori a disposizione. E l’idea di “sostituire” Salah con Schick, quindi con un cambio lontano dal concetto “ruolo su ruolo” non ha (ancora) prodotto grandi risultati.

Incertezza

Dopo l’inizio a grandissimi livelli, anche il down nelle prestazioni di Kolarov ha inciso molto sul calo di rendimento della Roma. Di Francesco ha individuato Under come alternativa creativa dopo un bel numero di tentativi a vuoto, ma contro squadre di buona qualità, e con un gioco riconoscibile (Shakhtar e Milan, ad esempio), il sistema è parso troppo povero per poter portare a risultati positivi. Non a caso, le ultime vittorie della Roma sono arrivate contro Verona, Benevento e Udinese, mentre tutti gli scontri con avversarie di buona/alta qualità (Inter, Sampdoria, Atalanta, d nuovo Shakhtar e Milan) non hanno mai portato a risultati positivi.

La marcia di avvicinamento verso Napoli-Roma, dunque, è ammantato di incertezza. Secondo i rumors in arrivo dalla Capitale, Di Francesco dovrebbe riproporre Florenzi, De Rossi e Dzeko dal primo minuto. Possibili anche il rientro di El Shaarawy e il ritorno al 4-3-3 classico con Under intoccabile.

Nonostante le apparenze e le evidenze, il Napoli non avrà un compito facile. La Roma proverà a rispolverare i suoi meccanismi più collaudati, e potrà esprimersi al meglio contro una squadra geneticamente portata a fare la partita. Sarà importante mantenere alte le percentuali di precisione nel possesso, in modo da mandare a vuoto il prevedibile pressing alto di Di Francesco. dei giallorossi. E per evitare di subire le transizioni in campo aperto tanto amate da Di Francesco. La partita d’andata, in questo senso, è ancora oggi una lezione importante: il Napoli subì pochissimo dopo il vantaggio di Insigne, anche perché la Roma ha la tendenza a concedere occasioni pulite alle sue avversarie (media di 11 conclusioni subite per match); la squadra di Sarri controllò il gioco e portò a casa una vittoria dal peso specifico enorme. Come potrebbe essere quella di sabato.

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