Napoli-Genoa, l’analisi tattica: le mosse di Ballardini nel primo tempo, la squadra di Sarri che alza il ritmo nella ripresa. E una sosta che arriva nel momento propizio.
Come Ballardini ha incartato il Napoli
La prima parte di Napoli-Genoa ci ha mostrato cosa e come possa essere una “partita difficile” per la squadra di Sarri. In generale, l’intera prestazione di ieri sera non può e non deve far felice il tecnico del Napoli, che ai microfoni del postpartita si è mostrato invece soddisfatto della produzione offensiva della sua squadra rispetto ai numeri in trasferta del Genoa. Che, a scanso di equivoci, sono davvero eccezionali (10 gol incassati in 15 partite, la Juventus ne ha subiti 11).
Dietro le dichiarazioni di Sarri c’è una strategia di depressurizzazione dell’ambiente e rispetto ai calciatori. Il Napoli visto ieri sera ha effettivamente costruito un buon numero occasioni (il gol, due pali e un totale di 16 conclusioni tentate), ma ha anche concesso tanto: 12 tiri del Genoa, di cui 7 nel primo terzo di gara. Una quota troppo alta. Il tecnico azzurro ha spiegato che i suoi ragazzi, ad inizio partita, erano concentrati più sulla fase offensiva che su quella difensiva, e hanno quindi subito ripartenze potenzialmente pericolose. Ma è stato merito anche di un Genoa pensato e schierato in modo da creare degli scompensi al modello del Napoli. Vediamo come.
Mappa dei tiri tentati dal Genoa
L’idea di Ballardini è stata abbastanza cervellotica: sovraccaricare di uomini la zona di campo più utilizzata dal Napoli per la costruzione del gioco (la fascia sinistra), in modo da limitare il contributo creativo di Insigne, Hamsik/Zielinski e Mario Rui (4 occasioni create in 90′ per quattro calciatori) e cercare situazioni di superiorità numerica. Quindi, Lazovic è stato schierato come mezzala, ma la sua posizione era solo nominale, in realtà agiva come esterno in aggiunta a Rosi. Il Genoa ha costruito la prima occasione grazie al serbo ex Stella Rossa, e proprio grazie allo scompenso che ha “attratto” Koulibaly fuori dalla posizione di difensore centrale.
Posizioni medie, Napoli a sinistra e Genoa a destra. Il 3-5-2 di Ballardini è asimmetrico, con Rosi e Lazovic schierati come “doppio esterno” a destra.
In fase passiva, Ballardini ha riproposto alcune dinamiche già viste nel recente passato, e in altre occasioni, contro il Napoli. Nei momenti di difesa posizionale, attaccanti e centrocampisti retrocedevano nella propria metà campo, in modo da creare due linee statiche a copertura degli spazi. Il pressing non era organico, solo il portatore di palla veniva attaccato dal suo “marcatore”. Diversa, invece, la lettura sugli uomini offensivi di Sarri: Insigne, Mertens e Callejon venivano seguiti ad uomo dai tre centrali rossoblu, fino a centrocampo. In questo modo, il tecnico del Genoa ha cercato di limitare gli scambi di palla e di posizione che permettono al Napoli di rendersi pericoloso in velocità.
Insigne viene seguito dal suo marcatore fino sulla linea di centrocampo (le linee arancioni), Pandev e Galabinov schermano Allan e Jorginho. Gli uomini del centrocampo del Genoa sono dislocati in modo da coprire le linee di passaggio.
Il frame appena sopra non intercetta una situazione isolata: per aumentare la qualità nel possesso, gli attaccanti del Napoli sono stati spesso costretti a retrocedere anche oltre la linea di metà campo. In questo modo, la squadra di Sarri ha creato i presupposti per far male al Genoa nel primo tempo. Sotto, un altro momento di gioco in cui si è creato un contesto simile.
Mertens si stacca dalla marcatura di Spolli, Insigne e Callejon sono strettissimi e bassissimi in modo da offrire linee di passaggio e per creare lo spazio all’avanzata dei laterali difensivi. La presenza di Mertens in fase di costruzione fa perdere i riferimenti ai calciatori di Ballardini, che a quel punto si dispongono secondo linee consolidate ma vengono letteralmente bypassati dalla qualità dei calciatori del Napoli. Pochi secondi dopo l’immagine appena sopra, Mertens va vicinissimo al gol dopo uno scambio con Jorginho.
Senza riferimenti ad uomo, la qualità fa la differenza
Tutte le occasioni migliori del Napoli nascono in questo modo. Il tiro di Allan alto sulla traversa nasce da una penetrazione di Mertens sulla sinistra; il palo del centravanti belga, in apertura di ripresa, si origina da un suo movimento classico a stanare il centrale avversario, una sorta di scivolamento arretrato che apre lo spazio per la conclusione. Non è un caso che, mai come in questa partita, la posizione di Mertens sia stata mutevole. Sotto, la heatmap dell’attaccante del Napoli. La sua tendenza ad allargarsi a sinistra è ben visibile.
La necessità lzare il ritmo
Nella ripresa, l’urgenza del risultato ha costretto il Napoli a un’interpretazione disordinata del proprio modello di gioco. La squadra di Sarri ha alzato il ritmo, ha spostato molti uomini nella metà campo avversaria e ha finito per perdere le distanze difensive. Nelle poche occasioni in cui il Genoa riusciva a ripartire in maniera organica, il Napoli ha concesso il resto delle conclusioni verso la porta di Reina. Quelle di Pandev e Taarabt, arrivate dall’interno dell’area al termine di transizioni gestite benissimo dalla squadra di Ballardini, sono lo specchio della particolare condizione del Napoli, influenzata dai fantasmi per la partita che non si sbloccava e dalla pressione della chance da sfruttare a tutti i costi.
L’azione che porterà al calcio d’angolo decisivo
Il frame appena sopra descrive questa dinamica. In fase di attacco posizionale, il Napoli porta tutti i suoi uomini di movimento ben oltre la linea di metà campo. Hysaj è strettissimo, occupa praticamente la posizione di mezzala destra. In queste condizioni, un contropiede organizzato con due o più uomini deve far male per forza. Solo che il Genoa, a quel punto, non aveva più la capacità atletica di attaccare il possesso palla della squadra di Sarri, ed è stato schiacciato nella sua metà campo. Paradossalmente, a conti fatti, il Napoli ha rischiato meno quando ha alzato la sua intensità di gioco, spinto dalla necessità di fare gol.
La sosta, proprio per questo, arriva in un momento propizio. Il Napoli è ancora in corsa per il titolo grazie alla capacità – mostrata in tutto il campionato – di gestire e vincere le partite senza rischiare in fase difensiva. Ieri sera, la sensazione è stata diversa: la squadra di Sarri è apparsa più vicina alle versioni delle stagioni precedenti, sbilanciata alla ricerca del gol. L’allenatore azzurro, non a caso, ha letto proprio in questo modo la partita. A questo punto del campionato, è una situazione che ci può stare. Il lavoro di recupero in questi quindici giorni di pausa sarà orientato a recuperare quelle sicurezze tattiche e quelle misure in campo sacrificate sull’altare di un momento psicologico molto particolare. Il risultato, da questo punto di vista, può essere il miglior propellente possibile.