I veneti non sono più la mia bestia nera, anche per questo ero tranquillo. Persino a cinque minuti dalla fine. Al punto che ho deciso di preparare la moka
Il fattore Chievo
Si riconoscono i segnali che noi stessi mandiamo, succede quasi sempre, solo che a volte facciamo fatica ad ammetterlo. Durante la partita contro il Sassuolo ho temuto addirittura di perdere, perché molto più di altre mi sembrava una partita storta, quasi segnata; ieri durante la partita contro il Chievo ho creduto fino alla fine che avremmo potuto vincerla. Per me è un fatto di maturità personale, ho superato il fattore Chievo, chi ha seguito la partita non guardata, in questi anni, ricorderà esilaranti articoli dopo le partite contro di loro, li ho temuti come se fossero il Real Madrid, ho subito quei match con l’ausilio dello Xanax, una volta scrissi che Pellissier era il mio Cristiano Ronaldo personale, per dire. Il Chievo non fa più paura né a me né al Napoli, sorridiamo e guardiamo al futuro, che il futuro ci piace e come diceva il grande Giovanni Raboni “solo del futuro ho qualche volta nostalgia”, e il futuro è la prossima partita, il futuro è San Siro, eccoci con un’altra partita da vincere. Come si vincono le partite? Una dopo l’altra, non c’è altro modo.
Al Lido di Venezia
Ieri ho passato le prime ore di quest’anno sulla spiaggia, si stava bene, i cani correvano come fanno i bambini dopo l’ultimo giorno di scuola, verso le due mi sono ricordato che alle tre si sarebbe giocato, ma è stato un pensiero veloce, avremmo vinto, lo dicevano il rumore e l’odore del mare, cose non di pertinenza dei calciatori del Chievo. Il Lido di Venezia è un posto bellissimo fuori stagione; è stupendo in certe giornate d’inverno ed è bello in domeniche come ieri, con l’estate non ancora così vicina, senza ombrelloni, creme e altre diavolerie.
Poco prima delle quattro controllo il risultato, non mi scompongo, zero a zero ma c’è tempo, il Napoli vincerà, so che alcuni cari amici oggi sono al San Paolo, il Napoli vincerà soprattutto per loro, e dopo anche per me. Sul vaporetto di ritorno a casa controllo di nuovo il risultato, ancora zero a zero, Mertens ha sbagliato il rigore, cosa prevedibile quando un giocatore non attraversa il suo periodo migliore. Entriamo in casa, il Chievo si è portato in vantaggio, manca un quarto d’ora, come è logico il protagonista dell’azione è Giaccherini, non mi scompongo, per me il Napoli vince.
Milik segna mentre faccio la montagnetta
Do un biscotto a testa ai cani e vado in cucina a prepararmi un caffè, controllo il telefono prima di entrarvi (in cucina non prende, per dirvi la mia serenità), mancano 6 minuti. Scelgo una tazzina, prendo la moka piccola e il barattolo del caffè e comincio a prepararlo. Me la prendo più comoda del solito, controllo che l’acqua sia ad altezza valvola, doso il caffè, lo sistemo lungo i bordi, faccio la montagnetta, chiudo la macchinetta ed accendo il gas, più o meno a questo punto deve aver segnato Milik. La gioia che provo per il gol di questo ragazzo, che ci è mancato molto, è indescrivibile.
La moka fa il suo dovere, il caffè dopo un po’ comincia a salire, mi piace pensare che Diawara abbia piazzato quel destro straordinario nel momento esatto in cui l’odore del caffè ha preso possesso delle mie narici. Verso il caffè, prendo la tazza e mi accomodo in poltrona, bevo il primo sorso, è venuto bene, ora posso controllare il cellulare. Il volto si distende ancora di più, sorrido e poi pieno di felicità rido. Il Napoli ha vinto, la partita è finita, ora sì che possiamo lasciare lo stadio.
Note a margine:
- È finita al fischio finale, mai prima.
- Fossi stato in Insigne mi sarei arrabbiato anche io, ben vengano gli esseri umani.
- Aver vinto ieri potrebbe significare tutto e niente, ma la gioia nessuno la potrà cambiare.
- Mertens, non preoccuparti, sei uno di noi.
- La corsa di Diawara ce la ricorderemo, ne sono certo, per tutta la vita.
- #IoStoConSarri che è l’allenatore della mia squadra, un allenatore molto molto bravo.