Da una parte le difficoltà fisiche del Napoli, dall’altra le possibili variabili di Sarri cancellate dal doppio infortunio del centravanti polacco.

Cronaca e commento
La cronaca del pareggio tra Sassuolo e Napoli, sulla Gazzetta dello Sport, si divide in due parti. All’inizio, si individuano motivazioni e sintomi del calo oggettivo del Napoli. Leggiamo: «Una vittoria nelle ultime quattro giornate, il calo del Napoli è vistoso. Tra le cause, la scarsa brillantezza fisica, inspiegabile per una squadra che ha rinunciato di sua volontà all’Europa. E una certa prevedibilità: la magnifica ossessione del gioco sarrista genera ripetitività; gli avversari, a furia di osservare gli stessi movimenti, imparano a ingarbugliarli».
È anche una questione di ideologie contrapposte in campo: «Come prevedibile, al Mapei si sono confrontati gli opposti estremismi, l’italianismo di Beppe Iachini e il guardiolismo di Sarri. Il dato del possesso palla vale più di mille parole, 74,8% a 25,2% per i sarriani, ma queste sono serate che regalano argomenti ai tradizionalisti: tenere il pallone tra i piedi non fa punteggio, conta sbatterlo in rete».
Milik
Allo stesso modo, però, Vernazza riconosce un’attenuante al Napoli. Anzi, due anni di attenuanti. Il riferimento è all’infortunio di Milik, ieri apparso in palla al momento di rientrare effettivamente in campo, dopo qualche anonimo spezzone sparso: «Nella delusione di Reggio si è però fatta largo una variante, l’opzione centravanti vero: Milik si è riappropriato delle sue facoltà fisico-tecniche. Nell’ultima mezz’ora, col polacco, il Napoli ha acquisito peso in area, ottima alternativa ai giochi di prestigio dei tre tenori piccoletti».
«Milik è stato sfortunato, una sua bellissima rovesciata avrebbe meritato la rete, ma si è spenta sulla traversa. Al di là del risultato l’ultima mezz’ora è stata però significativa perché si è toccato con mano quanto i due gravi infortuni del polacco abbiano tolto al Napoli nelle ultime stagioni. Con Milik abile e arruolato i sarriani avrebbero goduto del valore della diversità, nel senso dell’alternanza di gioco e giocate. E forse oggi sarebbero gli inseguiti, non gli inseguitori».