Il ritorno di #HovistoMilik, in un pomeriggio importantissimo: Arek ha dimostrato il peso e importanza del suo gioco, della differenza che può rappresentare rispetto al solito Napoli.
Manchester United-Bayern Monaco
Ci ho pensato, oggi. Nel percorso tra il frigorifero e il mio posto davanti alla tv. Avevo sete, ero andato a bere, ho bevuto e ho pensato a Manchester United-Bayern Monaco. Finale di Champions League 1999. Due gol della squadra di Ferguson negli ultimi minuti, anzi nel tempo recupero, su due corner. Il primo, quello del pareggio, lo segnò Teddy Sheringham. Sono tornato davanti alla tv. Non so quanti secondi dopo, all’improvviso, #HovistoMilik. Ed era ancora più bello di Sheringham.
Era più bello perché il gol di oggi, di testa, è tutt’altro che casuale. È un gol bello, cercato, fatto con qualità, dall’assist al movimento fino al tocco di precisione a incrociare. Quello che serviva per battere quel demonio di Sorrentino. Insigne, dopo alcuni tiri sbilenchi dal punto di vista concettuale, ha mostrato al mondo la differenza che c’è tra un grande calciatore e un calciatore normale. Forse non sarà un fuoriclasse, ma in pochi riescono a mettere una palla così, all’89esimo minuto di una partita persa. I fischi per Lorenzo sono stati pessimi, ingenerosi, lui non ha giocato bene e ha sbagliato molto durante la partita. Poi, però, #HavistoMilik. E io #HovistoMilik. Come faccio sempre.
Un centravanti
Lo vedo sempre, Arek, e mi piace un sacco. Come quando scrissi la prima volta di lui, l’infatuazione è rimasta. È un flirt tattico, per un centravanti che aiuta la squadra e cerca pure il gol. Non sarà forte come Higuain o Cavani, sarà meno bello di Mertens nell’interpretazione di alcuni concetti (del vero Mertens, non della copia sbiadita che il Napoli manda in giro ultimamente), ma è un calciatore che serve a Sarri. Perché fa una parte di quello che fa Mertens, e poi sa fare anche il centravanti puro. Non associativo come Dries (qui ho spiegato cosa significa), centravanti puro e basta. Non è un downgrade, è un’altra cosa. Questione di fisico, di movimenti che discendono dalla struttura ossea e muscolare.
Quando Sarri spiega che l’assenza di Milik è pesata, dice che è mancata un’alternativa. Una cosa che il Napoli doveva avere, anzi aveva nel suo programma stagionale. Al di là di discorsi ridondanti su cambi di modulo e rotazioni, Arek sarebbe servito a Napoli come soluzione “di riserva”. Basta rivedere gli ultimi minuti di Sassuolo-Napoli e Napoli-Chievo per capire cosa voglio dire. Cosa volesse dire il mister. Basta rivedere il gol di oggi, quello che Arek era più bello di Sheringham: Mertens non può fare quello che ha fatto Milik. Insigne non può dargliela così. Anche se gliela dà, Mertens non la colpisce di testa. Non ci arriva. Arek sì, invece. Sa giocare a calcio, con la testa fisica e con la testa mentale. E così può chiudere il cerchio del gol.
Chi è Solskjær?
#HovistoMilik esultare, felice e contento di un gol che non valeva un cazzo. Se non per lui. Un gol che ha preso valore solo con quello segnato pochi secondi dopo, pochi centesimi di secondo dopo che #HovistoMIlik sfiorare un altro gol. Sempre di testa. Ah, le alternative possibili. Ah, quel demonio di Sorrentino.
Manchester United-Bayern Monaco era una finale di Champions, il pareggio era già tanto dopo che la partita era già finita, per Ferguson e i suoi. Oggi, contro il Chievo, il gol di Milik rendeva solo meno disonorevole un pomeriggio da incubo. Non ci ho pensato più, alla partita del 1999. Non ho avuto tempo, in realtà. Perché c’è stato un calcio d’angolo, e non #HovistoMilik. Ho visto il pallone arrivare sui piedi di Diawara. Non ho avuto tempo di pensare a Solskjær – che sarebbe l’altro attaccante di scorta del Manchester, che pochi secondi dopo Sheringham ribaltò la finale di Champions League.
Non ho avuto neanche modo di pensare a Solskjær, a dirla tutta. Diawara ha segnato, ma non somiglia per niente al buon Ole Gunnar, attaccante norvegese. Anche lui mi è parso decisamente più bello del suo illustre predecessore, però.