Sarri, tralasciamo la felicità dei napoletani così come i contratti e i loro rinnovi. Lo scontro diretto, fuggito in Europa, ci ha rincorso fino in Italia
Provare a vincere lo scudetto
Se usciamo dall’incantesimo nel quale siamo progressivamente precipitati e lasciamo entrare un raggio di realtà, dobbiamo ricordare che se il Napoli vince le prossime due è a tre punti dalla vetta a quattro partite dal termine della stagione. In piena e totale corsa per il successo contro una squadra, quella bianconera, che solo qualche giorno fa, a valle di una clamorosa sconfitta a Madrid, ha firmato qualche chilo di cambiali di sfottò che neanche il più inveterato antijuventinismo avrebbe mai immaginato di ottenere con tanta gratuità.
Gioverebbe quindi persuadere in primis l’allenatore, che si preoccupa in queste ore addirittura della felicità dei napoletani, a tralasciare temi così annosi, complessi e velleitari per focalizzarsi solo sui punti. Sei. Tanti e tali sono quelli che la realtà richiede per saltare l’ostacolo – il primo chiaro e definito dell’anno – e provare qualcosa di assai meno ambizioso di un assalto al palazzo. Provare semplicemente a vincere lo scudetto.
A lui lo scettro del comando – visto che l’incantesimo ci ha restituito un comandante ancor prima di un allenatore. Cerchi lui e trovi gli interpreti, i moduli, i tempi e le strategie. L’esame è pronto e definito. Si è fuggito per una stagione intera la vertigine dello scontro diretto rinunciando alle coppe, ma il calcio – si sa – è una brutta bestia. E alla fine ciò che si è gettato via dalla finestra rientra di gran carriera e col coltello tra i denti dal portone.
La stagione è la vita. Tu pianifichi e lei gioca. Ora dei contratti e dei loro rinnovi interessa solo alle comari chiacchieranti. Che stanno a zero. Noi invece stiamo a settantotto. Quindi poco sofismo spicciolo e pedaliamo, grazie.