Non facciamo funerali, non recitiamo addii, non invochiamo questo o quell’altro; supportiamo la squadra così come è stato ieri sera, facciamolo e basta.
Godiamoci il campionato, senza funerali
Se lasciamo che le cose accadano le cose accadranno, alcune accadranno esattamente nel modo in cui volevamo accadessero. L’invito che faccio oggi e che ho già fatto anche in altri momenti è quello di goderci il campionato, di viverlo soffrendo ed esultando se necessario, brontolando o criticando naturalmente, ma pensando a quello che la squadra sta fin qui facendo, a quello che ancora potrà fare, e che forse basterà e che forse non basterà, lo scopriremo poi. Non facciamo funerali, non recitiamo addii, non invochiamo questo o quell’altro, “non compriamo viole in prossimità della casa” (verso di Attilio Bertolucci); supportiamo la squadra così come è stato ieri sera, facciamolo e basta. C’è stato un momento, dopo il gol di Milik, in cui la regia di Eurosport ha inquadrato una parte dei distinti in cui la gente cantava e saltava, due o tre persone non sapevano saltare, si notava, erano bellissimi in quei loro salti fuori tempo, perfino le mani le battevano a caso ed era stupendo, perché facevano ciò che non sanno fare, che non è altro che la traduzione per immagini della gioia.
Il gol di Insigne
Il momento in cui Insigne stoppa a seguire mandando fuori sincrono il difensore dell’Udinese, che si vede aggirato senza capire né come né perché, è uno di quei momenti che giustificano le pazzie che facciamo per questo sport; quel gesto è talmente bello che quello successivo del tiro diventa meno importante, perché tutto è già compiuto, dopo un controllo del genere il gol non può permettersi di non arrivare. Infatti arriva.
Il momento in cui dopo il primo gol dell’Udinese viene inquadrato Insigne; la sua espressione e l’invito alla calma che rivolge ai compagni mi ha fatto capire che avremmo pareggiato subito e che poi l’avremmo vinta.
Il momento in cui l’Udinese segna il secondo gol non mi sono preoccupato, non saprei dirvi il perché ma ero certo che l’avremmo ribaltata.
La palla di Mertens a Callejon
Il momento in cui Mertens dà palla a Callejón, quello successivo in cui lo spagnolo tira, quello dopo in cui Milik si fa trovare al posto giusto e la spinge dentro, quello in cui Milik guarda il guardalinee e poi esulta sorridendo, ridendo; quello ultimo in cui indica col dito il compagno, come a dire “è tuo”.
I momenti dei due colpi di testa di Albiol e Tonelli, bellissimi entrambi, e decisivi, perché se il primo pareggia l’altro rassicura.
Il momento in cui Milik viene sostituito e si commuove per l’applauso del San Paolo.
Il momento in cui Hamsik viene sostituito e si accomoda in panchina con lo sguardo sul campo perché vuole che i compagni la vincano.
I momenti in cui Zielinski accelera, se solo lo facesse più spesso.
Il momento in cui dopo il primo gol dell’Udinese lo streaming in spagnolo si blocca e mi ritrovo con quello in inglese che è il mio preferito.
Il futuro è domenica
Il momento che verrà da qui in avanti, come sempre vi ricordo che a noi interessa il futuro e il futuro è domenica, ma non sarà l’ultimo futuro. Noi viviamo così, un futuro dopo l’altro, un modo per fregarsene dell’attesa.
Il momento durato tre giorni in cui in molti avevano licenziato Sarri, fattogli il funerale, rinnovato la società, comprato questo e quello, sostituito quello con quell’altro.
Il momento in cui questa settimana ho conosciuto Walter Sabatini, gli ho fatto i complimenti per la persona che è, per come ragiona, lui me li ha fatti per il Napoli.
Lasciamo accadere le cose, la vita è un fatto di rovesciamenti continui e di rovesciate.
#IoStoConSarri e non è poi così male.