Mio padre mi ha trasmesso indirettamente la passione, io me ne sono reso conto quando il Napoli di Simoni e Boghossian eliminò l’Inter ai calci di rigore.
Un napoletano d’esportazione
Sono nato e cresciuto Trieste. Non so quando sia cresciuta in me questa passione (probabilmente ci sono nato o me l’ha trasmessa mio padre, indirettamente), fatto sta che essere un triestino che tifa napoli era qualcosa di anomalo (e lo è tuttora). Ma io me ne sono sempre fottuto (si puo’ dire?) del giudizio degli altri. E sono stato fiero e sono fiero della napoletanità che portavo e porto nel cuore e nello spirito da sempre.
Come gia’ detto, non so quando questa passione sia nata, ma so per certo quando si e’ trasformata in amore: era il 26 febbraio 1997 e al San Paolo di Napoli andava in scena il ritorno della semifinale di coppa italia (1-1 all’andata) contro l’Inter di Pagliuca, Djorkaeff e Zamorano.
Il racconto della serata
I tempi regolamentari finivano 1-1. Gol di un giovanissimo Javier Zanetti all’11esimo minuto, ed il pareggio di Beto (che aveva la maglia numero 10 e che l’indimenticabile Pizzul continuava a chiamare Caio per tutta la partita) al 73esimo. Il boato del San Paolo a quel gol fu pazzesco, ma niente a che vedere con quello che sarebbe successo quasi un’ora dopo: ai calci di rigore Pino Taglialatela para il rigore a Paganin, e poco dopo Boghossian segna il quinto rigore mandandoci in finale (contro il Vicenza). È’ il tripudio. Il San paolo trema e fa tremare la telecamera della Rai che riprendeva la partita. Io e mio padre, seduti sul divano, cominciammo a saltare per casa come dei pazzi svegliando il vicinato. Fu una gioia incredibile.
Quella sera la mia passione si trasformò in amore, nonostante quell’anno perdemmo la finale contro il Vicenza e la stagione successiva ci fu la retrocessione in Serie B e l’inizio degli anni bui culminati con il fallimento. Ma è da quella sera che io non ho mai tradito la mia fede, neanche in Serie C. E ne vado fiero. Sempre Forza Napoli.