Feste d’addio e parole in libertà. De Laurentis e Sarri, lo sappiamo, non si sono mai amati. Del resto nel loro contratto non era contemplato il matrimonio.
La tempesta sui social
Non è giusto. Per i ragazzi, quei magnifici undici, tredici, quindici giocatori che hanno creduto, si sono impegnati per vincere ogni domenica. Non è giusto per il maestro d’orchestra, lo splendido comandante Sarri. E neppure per il presidente De Laurentis, che ama questa squadra e la sua città, anche se non lo lascia intendere. Anche se fa di tutto per essere antipatico.
E che dire poi di quel popolo stupendo che ha sofferto, sperato, sognato, pregato perché il miracolo si avverasse?
Non è giusto che questo incantesimo si sia rotto a tre, quattro, cinque giornate dalla fine del campionato. Non lo meritano i ragazzi e non lo merita la città.
Ore indimenticabili. Feste d’addio. Parole in libertà. E che brutta tempesta si è scatenata sui social, su Facebook, sui siti paragiornalistici o meno. È come se il Colosseo dei fasti che furono si fosse trasferito a Napoli, al San Paolo. E che si aspetta solo che il nuovo Nerone decide di incendiare la città.
Non è un matrimonio
De Laurentis e Sarri, lo sappiamo, non si sono mai amati. Del resto nel loro contratto non era contemplato il matrimonio. Si sono sopportati in questi tre anni, consapevoli, l’uno e l’altro, dell’essere reciprocamente insostituibili.
Napoli non è la città della tragedia, semmai della sceneggiata. E di tutto ha bisogno fuorché dello scontro tra guappi. Nessun Guelfo o ghibellino si nasconde tra i vicoli della Sanità.
Voglio pensare che l’intervista di De Laurentis e il silenzio di Sarri abbiano generato un grande equivoco. Sia chiaro l’allenatore e il presidente farebbero bene a rinnovare la comune scommessa di portare il Napoli a vincere lo scudetto, o qualsiasi altro torneo.
Di Maradona ce n’è uno
Come pure i ragazzi non possiamo pretendere che siano fedeli al Napoli fino alla morte. Di Maradona ne nasce uno ogni cent’anni. Stiamo parlando di un mito, di un grande che aveva una visione anche politica della competizione agonistica. Uno che non avrebbe mai firmato un contratto per la Juventus perché era ben consapevole che avrebbe tradito la sua filosofia di vita.
E, dunque, questi ragazzi stupendi che credono nel dio denaro, nel Napoli di Maurizio Sarri hanno conosciuto la gioia di vivere una esperienza comune. Il Napoli è stata una grande famiglia? E vorremmo che continuasse a esserlo. Vorremmo che ci fosse sempre un Jorginho che prima del fischio d’inizio della partita abbracciasse uno ad uno tutti i propri compagni.
Questi ragazzi del Napoli meritano rispetto e fiducia. come lo meritano l’allenatore e il presidente. Su un punto siamo tutti d’accordo. Giocatori o allenatori hanno diritto a cambiare squadra. Ma la clausola della rescissione del contratto che stabilisce la possibilità di lasciare il Napoli solo per una squadra che gioca all’estero è una sacrosanta misura di autodifesa del Napoli.
Non voglio credere alle fesserie sulle antipatie e le ragioni delle critiche di Sarri con De Laurentis (o viceversa). Sono due straordinari napoletani. Che non tornino ad essere un toscanaccio e uno sbruffone romano.