Il presidente del Napoli rompe il silenzio: «Deve decidere il Var, con i tecnici, non l’arbitro. Sarri per me resta, å meno che qualcuno non paghi la clausola. Ci guardiamo attorno da ottobre»
Ha parlato di tutto
Come annunciato ieri, Aurelio De Laurentiis ha rotto il silenzio. Lo ha fatto nel corso di un incontro con i giornalisti della carta stampata – sia locale sia nazionale – in cui ha espresso il proprio pensiero. Che è riassumibile in pochi punti: il campionato non è stato falsato, Inter-Juventus non ha condizionato Fiorentina-Napoli, viva il Var ma con alcune modifiche (senza arbitri e con i tecnici), la sudditanza psicologica nei confronti della Juve esiste, i signori del calcio stiano attenti a non rovinare il giocattolo, il Napoli è arrivato spompato a fine campionato un po’ perché ha cominciato presto un po’ perché Sarri non ha ruotato la rosa, è stato un errore uscire dalle coppe, Sarri dovrebbe restare ma se pure qualcuno pagasse la clausola non sarebbe la fine del mondo.
Dichiarazioni che sintetizziamo col titolo del commento del Mattino: “Uscita intempestiva ma nel merito giusta”. Condividiamo. Il campionato è ancora aperto, quindi alcune frasi sono eccessive, ma fondamentalmente ci voleva qualcuno – e De Laurentiis è il numero uno del Napoli, quindi chi più titolato di lui? – invertisse questo trend che vuole il Napoli alla stregua di una squadretta che lotta per il campionato grazie a un miracolo. Sarri è un allenatore molto bravo, ma anche lui commette i suoi errori. Il Napoli ovviamente esisterà anche dopo di lui.
Proviamo in una serie di capitoletti a sintetizzare il pensiero del presidente del Napoli.
Scudetto perso
No, non parlerei in questi termini. Ci sono state delle scelte di Spalletti non condivisibili, come la sostituzione di Icardi, anche se giocare in dieci è sempre difficile. Per il resto, lascerei perdere, non ci hanno rubato nulla, la Var a volte non è stata utilizzata o utilizzata male in precedenza, quando avremmo potuto prendere più distacco sulle avversarie».
«Io sono uno sportivo, so stare al gioco, a me non piace tirare fuori le pistole e metterle sul tavolo. Cerco, però, di cambiare le regole del gioco. Dico: attenzione, non dando credibilità e sottraendo spettacolarità non facciamo altro che togliere pubblico a questo gioco»
Calo fisico
A inizio stagione abbiamo dovuto anticipare il ritiro perché avevamo il playoff di Champions League. Quindi l’avvio anticipato ha fatto sì che il carburante si esaurisse ad aprile. Avremmo potuto evitare questo calo se fossero stati utilizzati tutti i giocatori della rosa. Abbiamo avuto anche 17 punti di vantaggio sulla terza e siamo stati in testa 24 giornate. Avremmo potuto far riposare qualche giocatore per tenerlo fresco per il finale. Non è stato così. Se non si fosse fatto male Ghoulam non avremmo mai scoperto che Mario Rui è un buon giocatore».
Verdi non è venuto perché aveva paura di non giocare
«Se non avessimo avuto gli infortuni di Ghoulam e Milik, avremmo avuto più possibilità di vincere. Mi si rimprovera di non aver fatto molto sul mercato. Il tifoso non vive la quotidianità, non sa come vengono allenati e utilizzati i giocatori. Giaccherini l’abbiamo dovuto dare via perché non è mai stato preso in considerazione, così come Maksimovic. Inglese sarebbe potuto venire, ma avrebbe giocato? E lui è uno che è arrivato in doppia cifra col Chievo. Per vincere lo scudetto e per avere un posto in Paradiso, in Europa, devi far girare la rosa e non devi avere incidenti. Verdi non è voluto venire, eppure avevamo fatto un’offerta incredibile. Temeva che non avrebbe giocato».
Non avrei mollato le coppe
«Io non avrei mollato le coppe europee. Contro il Lipsia abbiamo perso l’andata perché alla vigilia lui aveva lasciato intendere che dell’Europa gli importava poco o niente. Dichiarazioni che potrebbero aver smontato i giocatori. Poi, a Lipsia, abbiamo dimostrato di poter vincere ma non è bastato. Le Coppe ti fanno crescere nel ranking Uefa ed è bello che negli ultimi anni abbiamo scavalcato club come il Milan, la Roma, l’Inter. Questo ci ha consentito di crescere anche come seguito, siamo cresciuti come tifo del 27 per cento. In questi anni col lavoro che abbiamo fatto siamo arrivati a decine di milioni di tifosi nel mondo e 120 milioni di simpatizzanti, un fenomeno in crescita da due stagioni. Non posso rimproverarmi nulla, non ho paura di andare avanti».
Con Sarri o senza
«Con e senza, dipende da lui. Non mi sembra adesso il caso di insistere con lui, va lasciato lavorare tranquillo. Da gennaio gli ho parlato diverse volte, se alla fine vorrà rimanere per me sarà un grande piacere. Se qualcuno, poi, dovesse pagare la clausola rescissoria, a quel punto non potrei fare niente. Ma se lui volesse andare via a prescindere, significherebbe che non ha più motivazioni e dovrò prendere atto di questo. Attenzione, però, io non rinuncio ai miei diritti e quindi alla clausola».
Anno zero?
«Non credo, però, che sarà un anno zero. Non c’è questa possibilità. Noi abbiamo una rosa di giocatori importanti dove c’è qualcuno che ha delle clausole rescissorie e potrebbe andare via, ma stiamo già lavorando con Giuntoli per prenderne altri e persino più importanti. Vi svelo: ho preso già un giocatore che ha fatto 20 gol e gioca all’estero. Ma ho promesso che non lo dico».
I nomi per il post Sarri
«Sappiamo che c’è una clausola che può liberare Sarri e quindi da ottobre stiamo valutando una serie di allenatori in giro per l’Europa. Abbiamo visto tecnici in Spagna, in Germania, in Francia, in Russia, in Inghilterra. In Italia con quel tipo di modulo gioca Giampaolo anche se spesso ha schierato il trequartista. Poi se uno volesse spingere per un rinnovatore, ci potrebbe essere Inzaghi della Lazio. A Spalletti ho pensato tre anni fa. Conte? È un bel colonnello che non fa fiatare più nessuno. Non ha mai digerito che non gli abbia dato Koulibaly per 58 milioni due anni fa».
Sarri e Benitez
Quando c’era Rafa molto spesso nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo di una partita me ne andavo nella stanza per sentirlo parlare alla squadra, per vederlo dare consigli ai giocatori. Era una saetta, divertente, affascinante. Un peccato che non lo abbia mai registrato… Con Sarri l’ho fatto la prima volta e poi basta. Troppo diversi i due. Rafa è una persona che non può stare lontano dalla moglie. Che a sua volta ha deciso di vivere vicino alle due figlie in Inghilterra. Quindi è giusto che non soffra questa lontananza».
Var
«Non discuto il Var ma il suo utilizzo. In cabina di regia non dovrebbero andare gli arbitri, che sono persone sospettabili, ma dei tecnici da formare. L’arbitro deve essere tale durante la partita e il giudizio della Var deve essere incontrastato, non si può demandare a lui la decisone. Piuttosto, darei agli allenatori la possibilità, due volte ciascuno, di richiedere l’intervento della Var sui loro dubbi».
Sudditanza nei confronti della Juve
«Certo che sì, perché la Juventus appartiene alla famiglia più potente d’Italia, con Calciopoli sarebbero dovuti andare giù pesanti, invece non è successo niente. Volete che si mettano contro gli Agnelli, contro la Fiat, contro il potere? Prima di farlo ci pensano su 20 mila volte. Ma il problema degli arbitraggi sbagliati riguarda tutta l’Europa. Com’è possibile che una mano in area non venga visto? Non so se il Bayern Monaco doveva essere escluso. E la Roma? I due rigori c’erano, meritava almeno i supplementari».
Collina
«Ma non è solo una questione di arbitri. L’Eca deve prendere in mano tutto. Deve supervisionare tutto, è l’Eca che deve pagare la Uefa non è la Uefa che deve dirci quando ci danno per la partecipazione alla Champions o all’Europa League e per tenerci buoni ci danno degli spiccioli. Ma noi non siamo dei morti di fame. La Uefa e la Fifa, per esempio, dovrebbero dipendere dall’ECA, noi mettiamo a disposizione 6.000 calciatori, dovremmo avere maggiore voce in capitolo, c’è in gioco la credibilità. In Europa noi italiane abbiamo contro Collina».