L’antropologo, quello vero, definisce banalità e superficialità le frasi dell’Arrigo sulla difficoltà di fare pressing a Napoli
Il Sacchi pensiero
Viviamo tempi difficili ed è bene calibrare le parole. Mario Niola, di professione antropologo (diciamo anche un’autorità in materia), non usa la parola razzismo ma ci va maledettamente vicino su Repubblica nel rispondere alle “originali” dichiarazioni di ieri rilasciate da Arrigo Sacchi:
Sarri è riuscito nell’impresa più difficile: allenare il pressing. Perché, vedete, il pressing i torinesi e i milanesi ce l’hanno nel Dna, la gente in città va di fretta, ma a Napoli non è così: dunque, certe imprese anche culturali valgono il doppio. Ma temo che senza Sarri tutto questo finirà, non me ne voglia il caro amico Ancelotti.
Evidentemente anche a Repubblica quelle parole devono aver fatto effetto e oggi da quelle pagine parte quel che a Napoli viene definito un liscio e busso per l’Arrigo. Marino Niola si affida giustamente a un sapiente mix tra ironia e sarcasmo, sarebbe davvero triste dover aggiungere il nome di Sacchi all’elenco già folto dei razzisti d’Italia.
Luoghi comuni vecchi come il cucco
Lo prende per mano e lo accompagna per Napoli. Non prima di aver definito le sue pensiero “il Sacchi pensiero che diventa antropologia dell’Italia. E sbaglia clamorosamente il tiro”.
Definisce le sue parole “un’idea lombrosiana dei caratteri nazionali, che confonde la realtà con luoghi comuni vecchi come il cucco”.
“Peccato che l’immagine stereotipa dei napoletani fantasiosi ma pigri, intelligenti ma svogliati, faccia acqua da tutte le parti”.
Niola ricorda a Sacchi che nel Napoli giocano due napoletani (uno è Insigne, l’altro è Sepe e sta pure in panchina come portiere).
Niola ricorda a Sacchi che un classico modo di dire napoletano è vaco ‘e pressa (che è anche una delle rosticcerie più famose della città, aggiungiamo) che vuol dire vado di fretta. Verso utilizzato da Pino Daniele in “Je so’ pazzo”.
Niola cita Goethe: “In realtà Napoli è tutto il contrario della lentezza indolente che le viene attribuita. E non da ora. Il primo a dirlo, a fine Settecento fu Wolfango Goethe, conquistato dal moto perpetuo della città che non dormiva mai, dalla sua «industriosità duttile e intraprendente»”.
Non c’era bisogno di banalità per elogiare Sarri
“La superficialità di questi stereotipi – incalza l’antropologo, quello vero – fa torto ai tanti straordinari personaggi, noti e meno noti, che da Napoli sono andati a portare intelligenza, competenza ed eccellenza nel resto d’Italia. Calcio compreso”.
Niola dà ragione a Sacchi su un solo punto: i complimenti a Sarri. “Ma per riconoscere i meriti del mister non c’era bisogno di sparare banalità sulla città del vaco ’e pressa. O meglio del vaco ’e pressing”.