Un approccio diverso in un contesto normativo diverso ha portato al sorpasso del campionato francese: 1153 milioni annui, grazie a Mediapro.
L’articolo della Gazzetta
Mediapro, meno di una settimana dopo la rescissione del contratto con la Lega Serie A, ha acquistato i diritti di trasmissione della Ligue 1 francese. E l’ha fatto investendo 780 milioni all’anno. In questo modo, la Ligue 1 ha ufficialmente superato la Serie A per introiti televisivi: l’offerta definitiva per il triennio 2019-2022 tocca quota 1153 milioni per stagione. Oltre all’offerta di Mediapro, i club transalpini incasseranno 320 milioni da beIN Sports e 50 da Free.
La Gazzetta dello Sport ha spiegato la situazione in un pezzo firmato da Marco Iaria, in cui vengono chiarite le differenze con l’approccio delle nostre società: «I club italiani dovrebbero accettare il rischio d’impresa, anziché i minimi garantiti». Il punto è tutto qui, in questa sottile ma sostanziale differenza. Semplicemente, Mediapro ha potuto investire in Francia perché ha avuto campo libero nel proporre una propria soluzione. Quella del canale tematico, ovviamente, che la nostra Lega ha rigettato con forza e che ha trovato terreno fertile dai cugini d’Oltralpe.
Leggiamo ancora la Gazzetta: «In Francia non ci sono i lacci della Legge Melandri. La Ligue 1 ha potuto muoversi con agilità e si è rivolta ai player globali, da Infront a Img fino a Mediapro. Che ha fatto saltare il banco abbattendo il moloch Canal+, in coppia con beIN Sports, perché gli è stata concessa la possibilità di perseguire il business a cui teneva di più, e cioè aggredire direttamente il giro d’affari degli abbonati e della pubblicità del calcio nelle tv a pagamento. Ecco allora un canale sul calcio, attivo 7 giorni su 7 e arricchito dai tornei esteri. Che sarà venduto per 25 euro al mese, così da raggiungere 5 milioni di abbonati in 4 anni».
Lo scenario
In Italia non abbiamo voluto sposare questo tipo di business. Certo, c’è stata anche qualche differenza di approccio, come spiegato sempre sulla rosea: «C’è da dire che, anche per la maggiore flessibilità normativa e per le scelte compiute dalla Ligue 1, in Francia Mediapro ha compiuto un percorso più lineare. Non si è proposta come un intermediario ma ha svelato le sue reali intenzioni, quelle di confezionare prodotti editoriali e pubblicitari chiavi in mano ai distributori». Va anche ricordato che la Gazzetta è edita da Urbano Cairo, sostenitore della prima ora della soluzione-Mediapro.
Ora la palla passa di nuovo all’Italia, sorpassata virtualmente da un campionato decisamente meno competitivo dal punto di vista puramente calcistico. Una situazione che, al netto delle differenze e della partigianerie, deve far riflettere la Lega. Che ora attende i risultati dei colloqui con i broadcaster per pubblicare i pacchetti, ma intanto deve ancora staccarsi definitivamente da Mediapro. Gli spagnoli, ricordiamo, hanno tempo fino al 7 giugno per provare a ribaltare di nuovo il tavolo delle trattative, presentando le garanzie e riaccendendo i propri motori.
Un’eventualità che sembra remota, ma che non viene scartata dal boss Jaume Roures. Le sue parole raccolte dalla Gazzetta: «Non abbiamo perso i diritti in Italia, abbiamo un problema giudiziario che speriamo di risolvere il 7 giugno e ci hanno chiesto garanzie su cui stiamo lavorando per presentarle la prossima settimana. È solo che il campionato italiano ha chiesto delle garanzie esagerate. Noi lavoriamo con l’Uefa da molti anni. Il nostro contratto con la Liga spagnola è di 3 miliardi, il nostro contratto con la Formula 1 è importante. Eppure nessuno ci ha mai chiesto tali garanzie».
Sky
L’ultimo soggetto interessato è ovviamente Sky, che ha sempre sottolineato la propria volontà di esporsi con un’offerta «in linea con le aspettative». Tradotto in euro, 950-970 milioni a stagione, in sinergia con Perform Group. Senza escludere un inserimento di Tim. Una cifra lontana da quella della Ligue 1, in un ciclo commerciale sfalsato. La Serie A ha tempo per recuperare, ma intanto sta rimanendo indietro.