Il possibile impatto di Simone Verdi nel nuovo progetto-Napoli: la possibilità di creare situazioni nuove, la ricerca dell’affermazione definitiva.
Sei mesi dopo
Simone Verdi di nuovo nel mirino del Napoli. Anzi, più fonti raccontano di una trattativa praticamente fatta e finita, solo da ufficializzare. Si tratterebbe di un colpo diverso rispetto a quello di sei mesi fa, perché nel frattempo sono cambiati gli scenari. Non tanto quelli di Verdi, quanto quelli del Napoli. Forse, proprio per questo Verdi pare essersi convinto a dire sì, ad accettare la nuova avventura senza aspettare segnali da altre squadre.
Insomma, Simone Verdi è rimasto lo stesso calciatore che avevamo descritto a gennaio: «Ha le caratteristiche per essere considerato come il “jolly” assoluto, è utilizzabile anche al centro dell’attacco e gioca indifferentemente con entrambi i piedi. Non è un’ala classicamente detta, ama muoversi dall’esterno lungo tutto il fronte offensivo per poter azionare la sua qualità migliore, ovvero la capacità di calcio. Verdi ha un piede illuminato, anzi due (calcia indifferentemente di destro e di sinistro) per la conclusione, l’assist vincente o il passaggio che avvia l’ultima parte dell’azione».
Scrivevamo così, e la sua dimensione tecnico-tattica non è cambiata. Si è consolidata in un Bologna costruito intorno alla sua fluidità. Nel frattempo, però, è cambiato il Napoli. È passato da Sarri ad Ancelotti, una transizione che cambia la genetica dell’approdo in azzurro dell’ex Carpi ed Empoli. Vediamo perché.
Giocare dappertutto
Andando oltre la (verosimile, ma ancora virtuale) predisposizione di Ancelotti alla rotazione sistematica, l’ingresso di Verdi nel Napoli di oggi ha una prospettiva tattica diversa. Intanto, perché se Insigne e Milik sembrano certi della permanenza, la stessa cosa non vale per José Callejon. Quindi, idealmente, non esiste più l’idea delle catene asimmetriche, quelle per cui a sinistra si costruisce gioco e a destra Callejon chiude le azioni con una giocata finale. No, ora l’idea è quella di equilibrare le attribuzioni creative, che non vuol dire cancellare il primato tecnico di Insigne e Ghoulam, ma di integrare le cose buone del Napoli con situazioni nuove, diversificate.
Ecco, Verdi entrerebbe appieno in questo nuovo progetto tattico: da esterno destro atipico, potrebbe giocare sia entrando in campo col piede sinistro, sia garantire ampiezza utilizzando l’altro piede. Inoltre, la possibile fluidità del sistema di gioco tra 4-3-3 puro e 4-2-3-1 sarebbe assecondata dalle caratteristiche di grande mobilità mostrate a Bologna. È il discorso di gioco elastico che caratterizza ormai da anni Ancelotti, abilissimo a plasmare senza specializzare degli elementi con definizioni posizionali ancora sfumate.
Verdi nel progetto
Simone Verdi ha 25 anni, è reduce dalla seconda stagione come uomo-franchigia di una squadra di medio livello in Serie A, punta all’ingaggio in una big ma non ha ancora una dimensione tecnica ed economica tale da imporsi come titolare fisso in qualsiasi contesto. Il Napoli rappresenterebbe l’upgrade migliore, anche perché parliamo di un calciatore che ha ancora buoni margini di miglioramento. E che quindi è spendibile all’interno del progetto di valorizzazione che caratterizza il modello-De Laurentiis, all’interno del club e poi per il mercato esterno.
Più che altro, come detto sopra, l’arrivo contestuale ad Ancelotti aprirebbe interessanti prospettive tattiche, che potrebbero portarlo a giocare con buona continuità. Quello che gli servirebbe per consolidare il posto in Nazionale e per crearsi uno spazio importante in una squadra che giocherà la Champions League. L’unica perplessità riguarderebbe l’ambiente, forse un po’ scottato dal rifiuto di gennaio scorso. A quel punto, però, basterà il primo gol a creare l’armonia necessaria.