Una lettura tattica su Simone Verdi, uno degli ingranaggi del nuovo Napoli che verrà: cosa significa il suo arrivo nella transizione dal Napoli di Sarri a quello di Ancelotti.
Il terzo aspetto
Negli ultimi giorni, abbiamo scritto diversi pezzi su Simone Verdi e sul suo approdo al Napoli. Da una parte c’è qualche perplessità per la scarsa riconoscibilità internazionale del calciatore in relazione al prezzo, dall’altro c’è l’aspetto tecnico-progettuale che rende Verdi un calciatore aderente alla dimensione del suo nuovo club.
La verità potrebbe stare nel mezzo: Simone Verdi non è un freak, ovvero uno di quei giocatori in grado di cambiare da solo il destino e la percezione di una squadra; il suo acquisto non è un’operazione di rottura, come quella fatta dal Napoli con Higuain nel 2013. Allo stesso modo, però, c’è una lettura tattica che in qualche modo alimenta l’hype del trasferimento. È il terzo aspetto di questo affare, di cui abbiamo scritto dieci giorni fa:
L’ingresso di Verdi cambia sensibilmente il Napoli. Intanto, perché se Insigne e Milik sembrano certi della permanenza, la stessa cosa non vale per José Callejon. Quindi, idealmente, non esiste più l’idea delle catene asimmetriche, quelle per cui a sinistra si costruisce gioco e a destra Callejon chiude le azioni con una giocata finale. No, ora l’idea è quella di equilibrare le attribuzioni creative, che non vuol dire cancellare il primato tecnico di Insigne e Ghoulam, ma di integrare le cose buone del Napoli con situazioni nuove, diversificate.
Ecco, Verdi entrerebbe appieno in questo nuovo progetto tattico: da esterno destro atipico, potrebbe giocare sia entrando in campo col piede sinistro, sia garantire ampiezza utilizzando l’altro piede. Inoltre, la possibile fluidità del sistema di gioco tra 4-3-3 puro e 4-2-3-1 sarebbe assecondata dalle caratteristiche di grande mobilità mostrate a Bologna.
Il terzino e l’interno di centrocampo
Ecco, il mercato del Napoli sembra andare in questa direzione di gioco ibrido, apprezzata da Ancelotti. Pochi minuti fa, abbiamo tracciato un profilo di Stefan Lainer, laterale basso austriaco accostato agli azzurri. E abbiamo sottolineato una parte importante del suo gioco:
Piuttosto che rimanere sempre larghi sulla corsia, Lainer e il suo dirimpettaio Ulmer utilizzavano molto lo strumento del passaggio a spezzare le linee, sul taglio degli attaccanti o degli interni di centrocampo. Una lettura più avanzata rispetto al gioco a due con l’esterno alto. Una situazione di gioco che si legherebbe benissimo con i movimenti verso il centro di Verdi o ad allargarsi di Mertens.
Il sito Ultimo Uomo ha spiegato così questa dinamica in un pezzo sul Salisburgo: «I due esterni bassi, Andreas Ulmer e Stefan Lainer, costruiscono il gioco con tanti passaggi diagonali verso il centro; ricevono diversi passaggi sulla fascia, ma usano la posizione esterna solo per aprire spazio al centro e negli half-space». Insomma, una riproduzione più verticale e velocizzata del gioco di posizione di Sarri. Quindi, una delle possibili evoluzioni dell’era-Ancelotti.
Tutto sembra seguire queste indicazioni, questa linearità strategico-concettuale. Anche un altro aspetto ci intriga: pochi giorni fa, Roberto Mancini ha spiegato che Verdi «può diventare un buon interno di centrocampo». Insomma, tutto va in una direzione precisa: il “Napoli sistemico” di Sarri è destinato a diventare il “Napoli fluido” di Ancelotti. Anche dal mercato in uscita arrivano indizi precisi: Jorginho è destinato al Manchester City, Hamsik potrebbe “lasciare” a Zielinski il suo posto a centrocampo. Due dei calciatori più a loro agio – al netto delle difficoltà fisiche di Marek – nel gioco di Sarri sono i maggiori indiziati a salutare Napoli. Lasciando spazio, peraltro, ad eventuali acquisti con un profilo più liquido – Fabian Ruiz e Paredes su tutti, poi Lobotka. Magari anche lo stesso Verdi, “convertito” nella posizione suggerita da Mancini.
Un Napoli diverso
Prepariamoci a un cambiamento, dunque. La sensazione è che Ancelotti abbia accettato Napoli con l’idea di costruire qualcosa di leggermente diverso intorno alla base forte ereditata dal ciclo-Sarri. Una rosa che va integrata in un certo modo, con calciatori idonei dal punto di vista tecnico e progettuale rispetto alla dimensione del club. Certo, potrebbe esserci lo spazio per un colpo ad effetto. Pensiamo a una grande mezzala, ad un centrale difensivo o ad un portiere di livello top (Courtois o David Luiz, ad esempio). Verdi è un gradino sotto, come Lainer. Sono calciatori funzionali ad una trasformazione in atto. Che andrà giudicata alla fine, con la controprova inoppugnabile dei risultati.