Alla Gazzetta: «Il suo Napoli giocava a memoria. Messi e Maradona? Diego era un trascinatore; Leo è chiuso, è molto timido»
“Il Napoli giocava a memoria”
La Gazzetta dello Sport intervista Juan Sebastian Veron. Argomento, ovviamente, la crisi dell’Argentina e la condizione psicologica di Lionel Messi. Ma c’è anche una parentesi italiana, con la domanda: “C’è una squadra in Italia che l’ha impressionata ultimamente?”. Lui non ha dubbi:
Il Napoli. Sarri è fantastico. Giocavano a memoria, mi sarebbe piaciuto stare in quella squadra. Meglio: mi sarebbe piaciuto che lui avesse allenato il mio grande Parma, con Chiesa e Crespo davanti, io, Dinone Baggio e Boghossian in mezzo, Cannavaro, Sensini e Thuram in difesa, Buffon in porta. Quanto ci saremmo divertiti!
A proposito di Messi e Maradona (con cui pure ha avuto dissidi in passato), dice:
Diego era un trascinatore, un punto di riferimento, uno su cui sapevi di poterti appoggiare in qualsiasi momento. Messi no, è molto timido, chiuso. Forse è un leader in un gruppo ristretto, ma non in un ambiente come la Nazionale. Non sono in discussione le qualità tecniche, ma caratteriali.
Parla dell’esclusione di Icardi: “Come si fa a non convocare uno che la butta dentro sempre, o quasi sempre?».