Contromano nella notte. Due vittime innocenti, il responsabile sopravvissuto. Il giornalista Luca Maurelli ricostruisce la vicenda e lo fa non solo dal punto di vista giudiziario
Quella maledetta inversione a U
Il titolo è enfatico, persino presuntuoso col suo richiamo a Céline. “Viaggio al centro della notte”. Eppure è in punta di piedi che Luca Maurelli entra in questa tragica storia dell’estate del 2015 e prende per mano il lettore e lo accompagna alle radici della folle decisione di fare un’inversione a U in tangenziale a Napoli e cominciare a percorrerla contromano. Finché un inevitabile frontale non mette fine a due vite. Entrambe senza colpa. Una giovane donna che voleva diventare fotografa, e Aniello Miranda un padre di famiglia che alle quattro del mattino era già sulla strada del lavoro. A provocare la morte fu l’unico sopravvissuto.
Il libro (Guida Editore) è il racconto di questa tragica storia e del rapporto che legava Aniello Mormile e Livia Barbato. Lo fa partendo dal terribile incidente, per poi lasciare al lettore la possibilità scegliere la chiave di lettura che ritiene più affine alla propria. C’è ovviamente il profilo giuridico, come gli estratti del processo, le due sentenze: quella di appello che ha mutato la pena da vent’anni per omicidio volontario a dieci per omicidio colposo. Che poi è il cuore della vicenda. Aniello – pur avendo bevuto tanto – era intenzionato ad uccidere mentre andava contromano in Tangenziale? Lui ha sempre negato. Ha sempre ripetuto di non ricordare nulla, di aver un vuoto. Era ubriaco.
Il rapporto tra i due si stava incrinando
Attorno alla sentenza, Maurelli imbastisce un racconto di straordinaria normalità. Descrive l’esistenza di due giovani adulti che vivono due anni di idillio basato anche sulla condivisione di una visione alternativa della vita che comprendeva anche l’arte. Entrambi studenti all’Accademia di Belle arti: lui laureato, lei quasi. Un rapporto intenso, che sembrava totalizzante. Ma che poi, gratta gratta, evidenziava anche fisiologiche crepe che stavano cominciando ad allargarsi.
Con Livia che si rendeva conto che la trasgressiva della coppia era soprattutto lei, determinata a far diventare la fotografia una componente fondamentale della sua vita. E che proprio nel giorno della tragedia si sentiva al settimo cielo per aver finalmente pubblicato su Vogue Italia.
Mentre lui, apparentemente contro corrente, con ambizioni da dj, si era recentemente convertito al posto fisso, aveva comprato a rate la macchina nuova, e aperto se non il suo cuore almeno il suo cervello a un’altra giovane con cui passava notti a chattare e anche qualche serata a flirtare. L’imborghesimento in purezza. Quella relazione non era più l’unione di due vite in un’altra dimensione. Lei sognava Berlino, anche senza di lui che invece almeno per sette anni avrebbe dovuto pagare la sua Renault Clio.
Le domande senza risposta
C’entra qualcosa questo sfilacciamento del rapporto con la tragedia? I due stavano litigando? Lei si era addormentata dietro, oppure si era rifugiata sui sedili posteriori per paura di un frontale? Lui era cosciente, o era preda dei fumi dell’alcol? Difficile, se non impossibile, rispondere a queste domande. Così come a quella che chiede cosa possa scattare nella testa di un adulto, sia pure con alto livello di alcol nel sangue, ad andare coscientemente incontro alla morte.
Un ampio lavoro di documentazione
Maurelli ricostruisce tutto di quella maledetta notte. L’esibizione di Nello come dj in un locale di Pozzuoli. Loro due che lasciano la discoteca mano nella mano. Si fermano in una pizzetteria. Entrano in macchina, nella Clio nuova di pochi giorni. Lui che fa il giro largo per accompagnarla a casa, come se fosse in atto una discussione, qualche frenata strana, poi quella inversione a U quasi alle quattro e mezzo del mattino. E infine la tragedia.
È ampio il lavoro di documentazione di Maurelli (oltre seimila le pagine degli atti giudiziari). Riesce a risalire alla dottoressa del Pronto soccorso che provò inutilmente a salvare Livia. E che si sentì dire da Nello incastrato al volante: «Ho fatto una cazzata». Frase che lascia intendere la consapevolezza del guidatore. Maurelli intervista il primo soccorritore. Parla con gli amici di Nello. Racconta dell’uomo che schivò all’ultimo momento quel pazzo che andava contromano per poi vedere nello specchietto retrovisore l’inevitabile tragedia. Poi si fermò alla pompa di benzina e quindi sparì nel nulla. Maurelli parla anche col cappellano del carcere di Poggioreale, dove Mormile è detenuto da tre anni, fermamente contrario all’istituto della carcerazione.
Un’esistenza non è mai ordinaria
Il giornalista non giudica. È certamente un libro dalla parte di Livia. Del resto la vittima è lei tutt’altro che una svampita. Sensibile e con le idee chiare. Perché si può avere la testa sulle spalle anche se si è appassionati di tatuaggi e della tecnica della scarificazione. Ma basterebbe riflettere sulla scelta di non pubblicare alcuna foto di Mormile per comprendere l’intenzione del giornalista napoletano. Non c’è immagine pubblica in cui Mormile non abbia atteggiamenti aggressivi. «Pubblicarne una – scrive Maurelli nel libro – sarebbe equivalso a condannarlo, sarebbe stato un modo per condizionare il lettore». Ovviamente non tace della relazione di Nello con quest’altra giovane donna, relazione nascosta a Livia. Né della “passione” di Mormile per l’alcol. Ma sottolinea più volte l’amore di Nello per Livia, così come evidenzia che mai Nello aveva avuto comportamenti violenti.
“Viaggio al centro della notte” mostra cosa possa nascondersi dietro quel che troppo spesso liquidiamo come esistenze normali. Una vita non è mai normale, ordinaria. Men che mai quando chiami tua figlia alle cinque del mattino e ti risponde una agente di polizia che tu scambi per Livia. Solo che ti suggerisce di raggiungere al più presto l’ospedale. Oggi, i genitori di Livia ripetono i viaggi della figlia con la sua macchina fotografica e scattano istantanee negli stessi posti dove lei immortalò sé stessa.