Il trend topic di questo ritiro di Dimaro riguarda il ruolo di centrocampista centrale, l’esperimento-Hamsik e la formazione di Diawara.
Prologo
Cinque giorni prima dell’inizio del ritiro a Dimaro, spiegammo come i primi giorni di preparazione sarebbero stati determinanti per capire se e come l’idea di Hamsik regista avrebbe potuto funzionare. Ieri abbiamo avuto un primissimo saggio della nuova vita di Marek, 45′ da centrocampista centrale contro il Gozzano. Oggi, abbiamo parlato della lezione individuale Ancelotti-Diawara dopo l’allenamento mattutino. Insomma, il vero trend topic del ritiro del Napoli riguarda il ruolo di regista, di centromediano, di volante davanti alla difesa. Ci sono due uomini per mille definizioni: Marek Hamsik e Amadou Diawara.
Al momento, non è facile pensare a una gerarchia. Anzi, sarebbe sbagliato, addirittura ingeneroso. Parliamo di un calciatore che ha interpretato un ruolo diverso (o meglio: tanti ruoli diversi) nel corso di una lunga carriera, e di un giovane reduce da un biennio a singhiozzo in un sistema che privilegiava nettamente il suo competitor per il posto da titolare. Entrambi si stanno adattando a un contesto nuovo, dal punto di vista tattico e psicologico. Però ci sono alcuni segnali, anche contrastanti, che spiegano come il processo sia ancora in itinere
Le prime sensazioni
Hamsik ha iniziato da titolare contro il Gozzano, in quella che sembra essere una formazione-tipo, o quasi: Karnezis, Hysaj, Albiol, Insigne, Fabian Ruiz. Insomma, il meglio dell’organico azzurro presente a Dimaro. La prestazione dello slovacco non è stata negativa, ma con la stessa franchezza si può dire che non sia stata pienamente convincente.
Certo, la nostra percezione è influenzata dalla fresca esperienza con Jorginho. Ovvero: il centromediano brasiliano giocava bene quando riusciva a mantenere alto il ritmo di gioco senza sbagliare appoggi semplici ed elementari. Il Napoli di Ancelotti è (già) diverso, ieri abbiamo spiegato perché in relazione al ruolo del regista: «Il Napoli risale il campo in maniera diversa, gioca velocemente nei mezzi spazi (vedi qui), apre in maniera diretta sugli esterni per poi rientrare verso il centro e attaccare in fase posizionale. Il possesso è meno sincopato, questo è il termine giusto, e magari è una decisione che spiega la decisione di rinunciare a Jorginho. Per passare a una regia differente».
Ecco, Hamsik era alla prima partita in questo nuovo ruolo. Che, a sua volta, era nuovo agli occhi degli osservatori, abituati al sistema di Sarri. È una questione di abitudine, la nostra e quella dello stesso Hamsik. Noi dovremo imparare a capire come giudicare la prova di questo “regista diverso”, lui dovrà interiorizzare meccanismi che non gli sono mai appartenuti. A quel punto avremo gli strumenti per giudicare compiutamente questo nuovo esperimento. Ora è presto, ma il processo è in corso. Servirà pazienza.
Diawara
Con il guineano, il discorso è diverso. Ce ne siamo resi conto nel secondo tempo di ieri, ché la partita è stata letteralmente governata da Diawara. L’ex Bologna parte più avanti rispetto ad Hamsik, possiede il background del ruolo e anche la personalità giusta per interpretarlo con un mix tra spensieratezza ed incoscienza tecnica. Le sensazioni rispetto al gioco, alla sua prestazione, sono migliori rispetto ad Hamsik. Forse anche per questo Ancelotti sta investendo molto su di lui, per quanto riguarda il tempo in allenamento e le dichiarazioni alla stampa.
Ancelotti, evidentemente, vuole di più da Amadou. Sa che il suo (enorme) talento ancora tutto da plasmare potrà essere razionalizzato secondo il suo calcio, che alterna il breve e il lungo e asseconda di più la forza del talento “libero” piuttosto che quello sintetizzato negli schemi. La lezione individuale di oggi, con esercizi ripetitivi come quelli del tennis, ha un significato di totale e assoluta fiducia, e voglia di far crescere. Diawara ha le possibilità per prendere in mano questo Napoli, sarà importante gestire con intelligenza il suo rapporto con Hamsik e la politica dei co-titolari che Ancelotti sembra voler perseguire.
Per dirla facile: il Napoli ha due registi che sono due incognite. Ma sono incognite bellissime, perché potenzialmente permetterebbero di avere qualità in abbondanza, un ampio menu di soluzioni tecniche, carisma e personalità. A rotazione.