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La “prima” di Ancelotti. Oltre un’ora sotto la pioggia: intensità e cambi di gioco

Settanta minuti di ottimo ritmo, uno o due tocchi, si intuiscono alcune novità che integreranno un quadro di gioco già perfettamente delineato. Il tecnico è l’ultimo a lasciare il campo.

La “prima” di Ancelotti. Oltre un’ora sotto la pioggia: intensità e cambi di gioco

Carlo Ancelotti a Carciato

Il primo allenamento del Napoli di Ancelotti comincia nella palestra allestita sulla pista d’atletica del campo di Carciato. In tribuna stampa ci sono tanti giornalisti, sulle gradinate un buon numero di tifosi. Il cielo è annuvolato, alla fine della seduta pioverà, è l’estate talvolta faticosa del Nord, del Trentino, della Val di Sole. L’accoglienza ai calciatori è “normale”, Hamsik viene salutato con calore, così come Allan. Il campo è “addobbato” in maniera diversa rispetto agli anni scorsi: ostacoli a centrocampo, sagome rosse, palloni, conetti bianchi.

Il momento più atteso si consuma alle 17.27, quando Carlo Ancelotti inizia ufficialmente a lavorare come allenatore del Napoli. Ne uscirà novanta minuti dopo, alle 18.57: ultimo a lasciare il campo. 

La prima parte del lavoro in palestra è affidata a un componente del suo staff, il tecnico di Reggiolo si materializza in campo con cappellino e tuta azzurra. La prima parte del lavoro è puramente fisica, i calciatori del Napoli si riscaldano a centrocampo sotto gli occhi di tutto lo staff tecnico. Carlo Ancelotti ha iniziato la seduta confabulando con suo figlio Davide il suo allenatore in seconda: tra i due c’è un rapporto – professionale prima che parentale – di grande fiducia, come vi abbiamo raccontato qualche tempo fa, pubblicando un’intervista combinata andata in onda su Sky.

L’approccio con la palla

Pochi minuti dopo, il Napoli ricomincia ufficialmente a giocare a calcio. Il pallone compare per un circuito di passaggi, si gioca di prima, i calciatori scambiano la sfera con velocità e invertono le posizioni partendo da una fila. Per tutto lo svolgimento dell’esercizio, Ancelotti è rimasto a scambiarsi opinioni con Davide. Senza, però, staccare gli occhi dai suoi nuovi calciatori.

Subito dopo, il primo scampolo di gioco del nuovo Napoli: i calciatori di movimento vengono divisi in due gruppi che si affrontano a metà campo con l’obiettivo di tenere il possesso palla nonostante la pressione altrui. È un gioco di intensità, di ritmi alti in spazi stretti, sia nella fase attiva che nella fase passiva. Si gioca a un tocco, massimo due, e ci si sposta subito dopo essere entrati a contatto con il pallone.

I cambi di gioco e il possesso palla

L’esercizio non si evolve per un po’, almeno apparentemente: Ancelotti grida, lo fa per chiamare il ritmo dei passaggi ai suoi calciatori, urla i numeri dei passaggi che le squadre riescono a totalizzare prima di perdere palla. C’è una novità tattica visibile fin da subito: il Napoli proverà a cambiare il gioco velocemente, a ribaltare all’improvviso il suo fronte offensivo.

Osservando con attenzione l’esercitazione, si nota come l’obiettivo puramente tecnico è far girare il pallone da una parte all’altra del campo. Un concetto che il Napoli di Sarri esplorava solo sulla direttrice Insigne-to-Caallejon, e che ora potrebbe diventare un po’ più frequente.

Sarebbe superficiale, però, pensare ad un Napoli già completamente diverso rispetto al recente passato. Il torello successivo – che chiude l’allenamento tecnico – e lo stile dei passaggi resta legato alle caratteristiche dei calciatori, quindi la costruzione del gioco reterà essenzialmente rasoterra, continuerà ad essere rapida, solo più varia in alcune situazioni, ugualmente organizzata ma meno schematica. Ancelotti è un allenatore elastico, non un rivoluzionario. Introdurrà i suoi concetti piano piano, su un telaio di idee e concetti già rodato. Non serviva il primo allenamento per poterlo dire/scrivere, basta il primo allenamento di un’ora e dieci per capirlo ancora meglio.

 

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