INTERVISTA AL SINDACO – «È eccentrico ma efficace. È un segnale per il Sud che collabora troppo poco. Forse a Napoli lo criticano perché hanno avuto un solo fallimento»
Metodo scientifico, non politico
Un’analisi costi-benefici. Così ha scelto Aurelio De Laurentiis. Un metodo scientifico, non politico. Lui è Antonio Decaro, 47 anni, ingegnere dei trasporti e soprattutto sindaco di Bari. Di centrosinistra, eletto col Pd, Sel, Italia dei Valori e altre liste. Renziano, è l’uomo che ha scelto Aurelio De Laurentiis per rilanciare il Bari Calcio. E lo ha fatto stravolgendo il paradigma che è alla base della contestazione che una parte rumorosa di Napoli muove nei confronti del presidente: «A noi interessa il suo aspetto imprenditoriale, lo abbiamo scelto per quello. Del tifoso non ci interessa. La passione la mettiamo noi tifosi del Bari, anzi della Bari». Così ha detto a De Laurentiis il giorno della presentazione a Bari. Lontano anni luce dalla reazione della tifoseria presunta colta di Napoli, portabandiera del papponismo, ieri stigmatizzata anche da Antonio Polito che sul Corriere del Mezzogiorno ha scritto di “concezione primitiva della passione calcistica”.
«Mi chiama ogni giorno»
È da qui che parte la conversazione del Napolista con lui. Decaro è presidente nazionale dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) di cui de Magistris è vicepresidente. «Ci siamo parlati. Dopo, non prima. Mi ha confermato quel che penso di De Laurentiis, dell’idea che mi sono fatto di lui in quindici giorni e cioè che è eccentrico, per non dire altro, ma i risultati li ottiene». Qui balziamo dalla sedia. Quindi de Magistris le ha detto che è bravo? Glielo chiediamo perché qui tra Amministrazione e Calcio Napoli non corre buon sangue, per usare un eufemismo. «Non mi ha detto testuale che è bravo, però ha confermato le mie impressioni e cioè che è sopra le righe ma che è efficace perché il Napoli funziona».
Decaro ricorda, come ha fatto in conferenza stampa, che De Laurentiis gli ha dato dell’inadeguato perché non gli rispondeva al telefono. «Ero impegnato in una riunione con i rottamatori – spiega – che non sono una corrente renziana ma una categoria di lavoratori. Ho riportato a De Laurentiis le parole del presidente Mattarella che ha definito i sindaci il terminale più esposto e sensibile della Repubblica. Ho capito che il vostro e ora anche nostro presidente è fatto così. Mi chiama una o più volte al giorno e quando non mi chiama, mi preoccupo».
«A Napoli ha svolto un lavoro straordinario»
Il sindaco è al corrente della contestazione più o meno serpeggiante a Napoli. Ovviamente preferisce non entrare in una vicenda che non conosce. «Però dall’esterno posso dire che il Napoli è straordinario e che il lavoro di De Laurentiis è stato eccellente. Basta guardare i risultati raggiunti, gli allenatori che ha avuto, i calciatori che ha portato a giocare con il Napoli. Per me, c’è poco da discutere. Ho visto gli striscioni, li avevo visti mentre stavo studiando i dossier. Non mi sono fatto condizionare. Che cosa posso dirle? Probabilmente voi a Napoli avete un solo fallimento e tanti anni fa.
«A Bari abbiamo avuto tre crisi societarie in pochissimo tempo»
«Noi a Bari, nel giro di pochissimo tempo, abbiamo subito tre crisi societarie fortissime, con un vero e proprio fallimento. Senza dimenticare il calcio scommesse con il capitano del Bari (Masiello, ndr) che ha provocato volontariamente un’autorete nel derby con il Lecce. Credo che nel calcio non possa esserci cosa peggiore. A Bari abbiamo visto di tutto, anche l’arrivo del texano Tim Barton che promise mari e monti per il club e poi è svanito nel nulla. Noi abbiamo bisogno di un progetto concreto. Guardi, le rivelo una cosa. Tra gli undici pretendenti c’era anche una multinazionale indonesiana – Jarum – che vanta 175mila dipendenti, gestisce banche, industrie di tabacco, è proprietaria di televisioni. Potevo tranquillamente farmi suggestionare. Poi, però, ho fatto prevalere la mia anima razionale. Sono andato a guardare il progetto e non c’era praticamente nulla, non si capiva quale fosse il progetto sportivo, non c’era un vero e proprio piano economico-finanziario».
«Ho studiato e ho scoperto che esistono due tipologie di presidenti»
Decaro racconta che si è immerso per quindici giorni nel pianeta calcio. «Non conoscevo nulla, sono tifoso sì ma nulla di più. Durante la settimana gioco a calcetto, peraltro male. Ho avuto un approccio assolutamente scientifico a questa vicenda che mi è piovuta in testa. Mi è venuto naturale essendo un ingegnere. Ho fatto questa tutta la vita. Ho studiato e ho visto che esistono due tipologie di presidenti. Ci sono quelli che spendono tanti soldi, chiudendo i bilanci in rosso, probabilmente per restituire qualcosa al territorio. Penso all’Entella, al Sassuolo società per cui Squinzi non ha ritorno economico. E poi c’è un’altra tipologia di imprenditori del calcio, e sono coloro i quali ne fanno una vera e propria attività, un’azienda che produce utili. Ho studiato il Napoli, la Lazio, l’Udinese. Questi tre club hanno un fatturato molto alto, e tra loro ho scelto De Laurentiis che mi è parso l’imprenditore che ha messo su la società più robusta».
«Tra noi due c’è un patto tacito»
Il sindaco non teme che anche a Bari possa nascere il fenomeno del papponismo. «Io ho cercato di essere il più chiaro possibile. Ho provato a spiegare ai tifosi, che sono una parte importante della nostra città, che a noi serve un profilo imprenditoriale. Quello che ho siglato con De Laurentiis, pur senza esplicitarlo, è un patto tacito. Mi aspetto che nel giro di pochi il suo Bari produca utili e che allo stesso tempo il successo aziendale vada di pari passo con una crescita dal punto di vista sportivo».
Ricorda i tre requisiti per lui non negoziabili: la competenza, la trasparenza e il rispetto. «Per la competenza, garantisce De Laurentiis e quel che ha fatto in questi anni con il Napoli. Lui ha detto che gioca sempre per vincere; in realtà gli ho risposto che io ho giocato sempre per partecipare ma poi ho vinto sempre.
«Non volevo scatole cinesi né prestanome»
«Per la trasparenza, non volevo scatole cinesi, prestanome, strane forme societarie. Gli ho chiesto di impegnarsi in prima persona, a prescindere dalla figura del presidente, e lo ha fatto. Ha firmato di suo pugno su carta intestata Filmauro. E mi piace sottolineare che in questo percorso sono stato accompagnato da professionisti che non sono espressione della mia parte politica. Tutti hanno rispettato la procedura. Certo mi ha creato qualche problema aver bocciato la cordata di otto imprenditori baresi, cordata peraltro robusta, ma ho ritenuto che non avessero la necessaria esperienza in questo settore.
Mi sono dovuto assumere una responsabilità, ho scoperto che è la legge ad attribuirmela. Non mi sono tirato indietro. Un sindaco deve assumersi la responsabilità del territorio che amministra. Alla Figc ci hanno tenuto a specificare che non potevo cavarmela con una rosa di nomi, dovevo decidere io. Non so se ho fatto la scelta giusta, ma sono convinto di aver preso la decisione migliore per la città di Bari. E sarò io il garante del terzo requisito, ossia del rispetto nei confronti di Bari e dei tifosi».
«Non credo al Polo del Sud, però è certamente un segnale»
Non possiamo non chiedergli se quest’asse Napoli-Bari possa avere anche una valenza politica, o comunque che vada al di là del calcio. «De Laurentiis ha parlato di Polo del Sud. In sincerità, io non ci credo granché. Però è certamente un segnale, il Sud collabora troppo poco. Poiché in passato le colpe per i ritardi del Sud le abbiamo attribuite alla classe dirigente, stavolta sarà responsabilità nostra – e parlo anche mia e di de Magistris – se non dovessimo dare nuove opportunità a questa terra. Abbiamo ottenuto che il 34% delle risorse vadano al Sud, tocca a noi pubblici amministratori impegnarci affinché le opere vengano completate. Una di queste è senza dubbio il collegamento ferroviario tra Napoli e Bari. Non ancora l’alta velocità, bensì l’alta capacità che consentirà nel 2022 di collegare le due città in treno in meno di tre ore. Del resto credo che ormai sia chiaro a tutti che se recupera il Sud, recupera l’intero Paese».
Tornando al calcio, l’ultima domanda è sul timore che De Laurentiis possa vendere dopo essere eventualmente riuscito a riportare il Bari in Serie A. «Ho studiato anche questo aspetto – spiega -. Lui sta pensando a una multiproprietà e spera che cambino le regole. Tanto se il Bari dovesse tornare in Serie A, potrebbe contare almeno su cinquanta milioni di euro tra diritti tv e pubblicità, più l’eventuale paracadute di venti milioni in caso di retrocessione. È una buona base in caso di vendita del club. Vendita, non cessione come ha detto De Laurentiis».