Napoli-Milan, la partita non guardata: per sognare bisogna lasciarsi andare, come quando recuperi una palla a centrocampo, in pressing, e poi vai a segnare.
A quel tempo avevo vent’anni
ed ero pazzo.
Avevo perso un paese
ma guadagnato un sogno
Sono i versi d’apertura dello splendido libro di poesie I cani romantici di Roberto Bolaño (Ed. Sur, 2018, traduzione di Ilide Carmignani), sono anche tra i più significativi e belli del libro, una vera e propria dichiarazione dello scrittore cileno. C’è tutto: la gioventù, la rinuncia, la fuga, la ricerca della libertà, ma soprattutto l’idea che il sogno sia un guadagno. È qualcosa che si ottiene facendo a meno di una cosa oppure di tutto, il sogno è una conquista più che una speranza. Questa ipotesi di fare a meno di molto per avere in cambio qualcosa di indefinito ma visibile corrisponde anche al mio archetipo di sogno. Per questo capisco Ancelotti quando fa distinzione tra illusione e sogno, e quando aggiunge che il sogno è abbastanza vicino. Il sogno è a un passo dalla realtà, e la realtà viene sempre da lontano. La bravura di Ancelotti sta nell’aver capito subito che non avrebbe trovato una banda di cialtroni improvvisati ma una squadra coesa, un Napoli fatto di giocatori bravi, capaci di adattarsi ed imparare, e con un anno di esperienza in più. Per vincere dobbiamo essere pronti a perdere un paese, e nella parola paese ognuno di voi ci metta dentro quello che gli pare e provi a godersi la squadra, che di certo è forte come quella dell’anno scorso, ma forse è ancora più forte.
Credere alle possibilità (e al pressing)
In un’altra poesia Bolaño scrive:
La poesia entra nel sogno
come un palombaro morto
nell’occhio di Dio.
La poesia che nei versi precedenti è caduta a piombo in un lago infinito. Per sognare bisogna lasciarsi andare, lasciarsi cadere e abbandonarsi alla possibilità. E la possibilità è una palla recuperata a centrocampo, è Hamsik che la dà a Calle, è Milik che porta a spasso mezza difesa del Milan solo muovendosi, è Calle che la dà a Zielinski, è Zielinski che la lascia scivolare sul sinistro per piazzarla nell’angolino. Credere nella possibilità. E la possibilità è Ancelotti che mette Diawara e Mertens, è Diawara che dà una palla stupenda ad Allan, è Allan che sa in quale spazio buttarsi, è Mertens che si allarga e poi stringe verso la porta, è Allan che lo vede e passa, è Mertens, di nuovo, che la piazza in rete. La poesia e il sogno ci dicono che le possibilità sono infinite, diventato realtà se partono da basi solide. Un poeta geniale o un bravissimo allenatore e giocatori che sanno ciò che va fatto.
L’incubo
Più avanti Bolaño chiude un’altra poesia così:
Non tremare, risposi, non succederà nulla, l’incubo benché vicino,
è passato senza quasi toccarci.
L’incubo qual è? Andare sotto due a zero, avendo subito solo due tiri in porta? Aver paura di non rimontare? Scopro stamattina che il Napoli è considerato uno specialista delle rimonte, anche l’anno scorso ha recuperato nove volte da situazioni di svantaggio, dettaglio interessante che non ricordavo; quest’anno due rimonte su due partite e non contro il Chievo (senza offesa). Nemmeno questo è l’incubo. L’incubo vero è trascorrere le ore, i giorni e le settimane ad appassionarsi a questioni che non riguardano quello che accade sul terreno di gioco. E poi per fortuna, l’incubo passa senza quasi toccarci, perché a noi piace occuparci del sogno. A noi ci piace il gioco del pallone e tifiamo Napoli, e questa è una fortuna e anche un privilegio.
Mertens ha segnato il 3 a 2 mentre sul Canale della Giudecca si alzava un gran vento, un vento che sapeva di fine estate, era un vento serio che ci ricordava che a un certo punto bisogna occuparsi delle cose importanti e le cose importanti sono accadute ieri sera in novanta e passa minuti di gioco.
Il Napoli deve osare e andare «Sulla strada dei cani, là dove non vuole andare nessuno. / Una strada che prendono solo i poeti / quando non gli resta altro da fare». La strada che prendono i poeti e che prende il Napoli è quella dove si gioca a pallone, dove non si ha paura, dove si passa attraverso la bellezza, la si prende e la si trasforma in gol, poi si prende quel gol e lo si trasforma in vittoria. Stiamo con il Napoli, la squadra dei nostri cani romantici.