Rassegna Stampa – Già nell’81 Riccardo Morandi evidenziò il deterioramento della pila 9 del Ponte di Genova e dei suoi tiranti
La Procura, come anticipato nei giorni scorsi nella nostra rassegna, sta procedendo a ritroso nel tempo nell’analisi dei documenti sul Ponte Morandi. Almeno di cinque anni, scrive Il Fatto Quotidiano, secondo cui si sta procedendo “per i reati di disastro colposo, omicidio colposo plurimo e attentato colposo alla sicurezza dei trasporti”.
Nel 1981 lo stesso Morandi parlava di deterioramento
Oggi i giornali raccontano di un nuovo dossier individuato dagli inquirenti. Risale al 1981 ed è firmato proprio da Riccardo Morandi, il progettista del viadotto crollato. Autostrade gli aveva chiesto una valutazione sulla stabilità dei piloni e dell’infrastruttura e lui aveva sottolineato – scrive La Stampa – che il deterioramento della pila 9 e dei suoi tiranti “stavano avanzando oltre il previsto a causa di fattori esterni come l’aerosol marino e altri agenti, al punto che già allora erano visibili infrazioni trasversali nei medesimi tiranti”.
Repubblica si sofferma a lungo sulle dichiarazioni di Morandi in quel dossier: “La struttura esposta ad agenti atmosferici presenta corrosioni di più sul lato mare rispetto al lato monti”, scrive l’ingegnere e Repubblica fa notare come “in uno dei video acquisiti in questi giorni dalla Procura della Repubblica è visibile il lato sud che crolla prima di quello nord”.
E ancora, Morandi parla di: “una degradazione della struttura in cemento armato molto rapida in alcune parti”. In particolare: “Gli scarichi dell’acqua e le infiltrazioni agiscono sui giunti con lesioni trasversali più vistose verso il mare creando problema sulla staticità dell’opera”.
Un disastro prevedibile, secondo i magistrati
Agli occhi dei magistrati, scrive La Stampa, “il carteggio assume particolare rilievo poiché certifica come già 37 anni fa il progettista in persona mettesse in guardia sul rischio di un cedimento complessivo del ponte legato al pilone numero 9, annullando qualsiasi richiamo successivo all’imprevedibilità del disastro”.
L’elenco dei dieci nomi nel mirino della Procura
Il Fatto Quotidiano stila un elenco di dieci nomi “che allo stato non risultano indagati” ma che, secondo fonti del giornale, “erano a conoscenza di alcuni problemi del ponte”.
Il fulcro del ragionamento del quotidiano è il progetto per il rinforzo del ponte Morandi (su cui il Provveditorato di Genova si espresse nel febbraio scorso), partito dall’Ufficio manutenzione e interventi di Autostrade diretto da Michele Donferri, che già nei primi anni Novanta partecipò all’intervento sugli stralli della pila 11. Il progetto, scrive il giornale, fu sicuramente condiviso da Donferri con il capo del tronco di Genova, Stefano Marigliani.
Il progetto prevede costi importanti, che devono essere autorizzati dal Cda di Autostrade. Ecco che entrano in scena, secondo Il Fatto, i vertici societari: l’ad Giovanni Castellucci, il presidente Fabio Cerchiai e Paolo Berti, direttore centrale delle operazioni. Per valutare i costi viene coinvolto il direttore legale, Amedeo Gagliardi. A questo punto la stesura del progetto viene affidata alla Spea Engineering, controllata di Autostrade, in particolare al responsabile del progetto per Spea, Massimiliano Giacobbi.
Nel frattempo Autostrade pubblica il bando di gara il cui responsabile unico, per la società, è Paolo Strazzullo, deputato a ricevere e studiare le offerte. A febbraio, il fascicolo che riguarda i miglioramenti da apportare al ponte viene analizzato dal Provveditorato di Genova e Roberto Ferrazza lo approva in marzo con qualche critica.
Il progetto arriva infine al ministero e a Vincenzo Cinelli, direttore generale della vigilanza ministeriale sulle autostrade, firmatario dell’atto finale l’11 giugno scorso. “Sotto la sua direzione – continua il quotidiano – vi sono altri dirigenti deputati alla vigilanza sulle concessioni. Tra loro Bruno Santoro, nominato membro della Commissione ispettiva del ministero proprio per far luce sul crollo”.
A questo punto è lecito immaginare che l’indagine si allarghi in modo consistente anche ai funzionari di Stato, conclude Il Fatto.
La concessione online e le formule per nascondere le tariffe dei pedaggi
La Repubblica si sofferma lungamente, a pagina 2, sul modo in cui, nei documenti ufficiali, veniva chiamata la formula sulle tariffe dei pedaggi e le remunerazioni degli investimenti di Autostrade, secretate fino a ieri: “fattore K e fattore X”. Un “omissis di Stato”, come lo definisce il quotidiano, “che i vertici operativi del Ministero delle Infrastrutture hanno difeso ad ogni costo”.
L’Anac di Raffaele Cantone aveva già chiesto tempo fa che quelle carte fossero rese pubbliche, ma a gennaio il concessionario si era opposto e, a marzo, il Ministero si era schierato al suo fianco. Il mese successivo Anac era tornata all’attacco, puntando il dito sulla questione degli investimenti per la sicurezza dei cittadini. Gli aveva risposto proprio Vincenzo Cinelli, appellandosi alla Funzione Pubblica, e ravvisando “elementi di grave perplessità in ordine alla divulgazione di dati finanziari sull’attività di programmazione delle concessionarie, soprattutto per quanto attiene ai fattori K e X”.
Il verdetto della Funzione Pubblica, racconta Repubblica, è arrivato lo scorso 21 agosto, una settimana dopo la strage del ponte: “Inutile rivolgersi a noi, è materia solo dell’Anac”.
Un ennesimo scaricabarile che come al solito produce perdita di tempo e diventa ancora più agghiacciante alla luce della perdita di 43 vite.
Proprio Cinelli, ricorda il quotidiano, ha firmato l’avvio della procedura di revoca della concessione ad Autostrade:”Proprio il dirigente che ne ha protetto ad oltranza il segreto”. Una questione singolare.
Parla Autostrade
Su Repubblica una lunga intervista di Roberto Mania a Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Atlantia e Autostrade. Il giornalista gli chiede, tra le altre cose, perché Autostrade non ha inserito online tutti i documenti secretati, in particolare la proroga collegata ai lavori della Gronda. Questa la risposta di Castellucci: “Intanto il corpus complessivo del contratto, degli atti aggiuntivi e degli allegati tecnici e finanziari era già stato consegnato alla commissione competente del Senato oltre un anno fa, affinché fosse consultabile da parte dei parlamentari della commissione. Dunque non era da tempo un ‘segreto di Stato’”.
Castellucci si esprime in questo modo in merito alla decisione di pubblicare gli atti sul sito di Autostrade: “Lo abbiamo fatto per rispondere a dubbi e sospetti. Sulla cosiddetta proroga della concessione era arrivato il via libera della Commissione di Bruxelles, ma ora è il ministero che può decidere di completare l’iter. Per questo non c’è ancora nulla da pubblicare”.
L’amministratore delegato di Autostrade si sofferma a lungo anche sulle accuse alla società di aver gestito un bene pubblico guardando solo ai propri interessi sciorinando una serie di dati relativi a prima della privatizzazione e a dopo, ma per una lettura più puntuale ed approfondita vi rimandiamo al cartaceo.
La costruzione del nuovo ponte
Per ricostruire il viadotto si fa avanti Renzo Piano, che ieri ha presentato alla Regione la sua idea. Il disegno donato alla città per la nuova infrastruttura prevede 43 pali per l’illuminazione, uno per ogni vittima. Al progetto dell’architetto è dedicato spazio su tutti i giornali. La ricostruzione del ponte, tuttavia, così come la sua progettazione, non può prescindere completamente da Autostrade per l’Italia per i vincoli contrattuali che prevedono che debba essere proprio la società e a sue spese a ripristinare la rete.
Intanto, è prevista per domani la presentazione, al commissario per l’emergenza Toti, del progetto di Autostrade (secondo La Stampa, potrebbe arrivare già nella giornata odierna).
Repubblica riporta anche, a pagina 4, un’intervista a Pierangelo Pistoletti, che conferma al giornale “di essere stato contattato dalla società Autostrade per preparare un ventaglio di proposte sulla ricostruzione del viadotto Morandi”.
La procedura per la revoca
Va avanti la procedura per la caducazione della concessione ad Autostrade. “Alla lettera del 27 agosto, che contesta gravissime inadempienze nella manutenzione, che avrebbero causato il crollo del ponte – scrive il Corriere della Sera – la società Autostrade risponderà con una relazione che verrà esaminata nel consiglio di amministrazione che si riunirà venerdì”.