Un documento “prendeva atto di una perdita di potenziale degli stralli del ponte fra il 10 e il 20%”. L’altro è del prof Gentile intervistato dal Corriere
Facciamo il punto sulle indagini relative al crollo del Ponte Morandi del 14 agosto scorso a Genova, secondo quanto emerge dalla lettura dei principali quotidiani di oggi.
Sarebbero due i documenti in via di sequestro da parte della Guardia di Finanza. Entrambi riguardano i tiranti laterali del ponte, che, scrive Repubblica, “sembrano ormai essere la causa quasi certa del crollo”.
Lo studio del Politecnico di Milano
Il primo documento è uno studio commissionato nel 2017 da Autostrade al Politecnico di Milano proprio sui piloni 9 e 10 del viadotto Polcevera in previsione di un progetto di ristrutturazione – scrive il Corriere della Sera –, tecnicamente retrofitting (retrofit vuol dire aggiungere nuove tecnologie o funzionalità ad un vecchio sistema), avviato da Autostrade e confluito nel bando di gara d’appalto da venti milioni dell’aprile 2018.
Il professor Gentile chiede approfondimenti sul pilone 9
Datato novembre 2017, lo studio è firmato dal professor Carmelo Gentile, docente di Tecnica delle costruzioni e lanciava un allarme sugli stralli (i tiranti di calcestruzzo con l’anima di cavi di acciaio), segnalando che due di quelli della pila 9 (crollata il 14 agosto) “si presentano con deformata modale non del tutto conforme alle attese e certamente meritevole di approfondimenti teorico-sperimentali”. Risultava invece regolare e conforme, dichiara lo stesso Gentile, oggi, al Corriere della Sera, il comportamento del pilone 10. Suona macabro pensare che è proprio il pilone 9 che ha ceduto, mentre il 10 è rimasto in piedi, come fa notare Andrea Pasqualetto sul Corriere.
Nell’intervista al Corriere, Gentile continua dicendo che non c’erano le informazioni necessarie per valutare il rischio perché sarebbe occorso “un modello matematico con tutte le informazioni disponibili sull’opera, comprese le anomalie da noi segnalate” mentre il Politecnico, in quell’occasione, si limitò ad una sperimentazione dinamica, fatta di notte, tra il 9 e il 13 ottobre con sensori installati in ogni strallo.
Il giudizio del professore su Morandi
Incalzato da Pasqualetto sulla bontà della costruzione del ponte, Gentile dichiara che “Morandi è universalmente considerato uno dei maggiori progettisti del ‘900” e che la sua idea “è stata certamente innovativa ed estremamente interessante. Purtroppo la tecnologia esecutiva dell’epoca non era sufficientemente avanzata per evitare che i cavi principali fossero adeguatamente protetti da corrosione, con l’aggravante di essere non visibili in quanto coperti dal calcestruzzo”. Anche il professor Gentile, nonostante “non siano disponibili ancora dati oggettivi che consentano di stabilire la causa del crollo”, concorda “sul fatto che la rottura di uno strallo sia una seria ipotesi di lavoro”.
Il verbale del Provveditorato alle opere pubbliche di Genova
Il secondo documento sequestrato dalla Finanza è in possesso del Provveditorato alle opere pubbliche di Genova, ed è il verbale del febbraio 2018, in cui il Comitato tecnico amministrativo del Ministero, forniva un parere in merito al progetto (in 546 pagine) di retrofitting strutturale del Viadotto Polcevera fornito da Autostrade al Ministero delle Infrastrutture il 5 dicembre per l’approvazione.
Il progetto era finalizzato a “riportare in efficienza – scrive il Corriere – i piloni e gli stralli 9 e 10”, lavori “necessari – dichiarava il Provveditorato – per sopperire alla progressiva perdita di funzionalità dei cavi di precompressione e fondamentali per la statica del ponte”.
Il progetto di Autostrade non faceva cenno all’urgenza dei lavori e indicava, spiega il Corriere, sette diverse indagini (diagnostiche, dinamiche, visive, estensiometriche e riflettometriche) commissionate da Autostrade per capire lo stato del ponte, compresa, proprio, quella del Politecnico di Milano che, a novembre, aveva indicato la necessità di ulteriori approfondimenti per le anomalie riscontrate nei tiranti.
Una perdita di potenziale degli stralli del ponte fra il 10 e il 20%
Il Comitato esprimeva un parere positivo, definendolo “ben redatto e completo… studiato in modo ineccepibile anche alla luce degli effetti di degrado constatati… ma anche alla luce della grande mole dei dati di monitoraggio e controllo”. Il verbale, firmato dal provveditore ligure Roberto Ferrazza, è datato 1 febbraio e si compone di 30 pagine, però, “prendeva atto di una perdita di potenziale degli stralli del ponte fra il 10 e il 20%”.
Il dato, scrive Marco Preve, inviato a Genova per Repubblica, non fu ritenuto inquietante dai tecnici “poiché Autostrade garantiva di ‘poter coprire ammaloramenti fino al 40% e che ammaloramenti maggiori possono essere gestiti dal sistema progettato’”.
I componenti del Comitato avevano giudicato “comunque indispensabili quelle opere – scrive il Corriere – cercando per quanto possibile di sveltire l’iter dell’appalto”.
Le prescrizioni sulle metodologie utilizzate da Autostrade
Ora, la procura vuole approfondire proprio queste certezze di Autostrade anche perché, in coda al verbale del Provveditorato genovese, “erano inserite delle prescrizioni sulle metodologie utilizzate per saggiare la consistenza del calcestruzzo”, definite, dai relatori, “discutibili”.
In particolare, il metodo Sonreb Win utilizzato per valutare la reazione del cemento a una percussione, era “ritenuto scientificamente fallace” con un margine di errore di circa l’80%. Ancora, la sonda Windsor, sempre utilizzata per testare la resa del calcestruzzo, era definita “una tecnica abbandonata dalla scienza”. E ancora, la metodologia del ‘tassello pull out’: “un tassello inserito nel cemento, dove la misurazione è rappresentata dalla forza necessaria ad estrarlo, dalla sua deformazione e dal cemento che si tira dietro”. In particolare, la commissione indicava che non era specificato quale tassello fosse stato impiegato e che la cosa non era da ritenersi marginale poiché “è documentato che determinati tasselli potrebbero portare a sovrastime anche del 100%”.
Repubblica conclude dicendo che “l’ipotesi degli inquirenti è che Autostrade abbia fornito dati errati sul deterioramento degli stralli poiché avrebbe utilizzato tecniche sorpassate di valutazione”. Aggiunge Repubblica che il verbale della commissione non fu consegnato ad Autostrade ma alla Direzione della Vigilanza sulle concessioni autostradali del ministero.
L’interrogazione parlamentare del Pd del 2017
Ricordiamo, come scrive Repubblica, che nel marzo 2017 la consigliera regionale del Pd Raffaella Paita presentò un’interrogazione parlamentare sullo stato del Ponte Morandi e che Autostrade rispose che il ponte non presentava alcun problema di carattere strutturale.
Al vaglio della Finanza anche quattro video
La Finanza ha sequestrato anche quattro video girati nell’area di Cornigliano da aziende private che documenterebbero, da diverse angolature e “in tre secondi le fasi del collasso del viadotto”.
La commissione ministeriale di indagine
Dai giornali di oggi (ma anche di ieri) emerge anche un delicato conflitto di interessi che riguarda alcuni membri della commissione istituita dal Ministero per indagare sui fatti di Genova. L’ingegner Antonio Brencich, scrive il Corriere, all’epoca membro del Comitato del Provveditorato genovese incaricato di dare un parere al progetto di Autostrade, fa appunto parte della commissione di indagine.
Stessa situazione per l’architetto Roberto Ferrazza, presidente della commissione e che firmò il verbale del Provveditorato genovese giudicando positivo il progetto di sostituzione degli stralli.
Infine, l’ingegner Bruno Santoro, uno degli ispettori della commissione, che, secondo quanto scrive Fabrizio Gatti su L’Espresso, “venne pagato fino al 2013 per prestazioni professionali da Autostrade”. Santoro avrebbe incassato 70mila euro in quattro anni.
Scrive Marco Preve su Repubblica: “Dal ministero è stato spiegato che gli ispettori della vigilanza sono stati scelti fra quelli che non si sarebbero occupati mai del nodo di Genova visto che dovranno anche valutare l’operato dei loro stessi colleghi. Ma, pare che nessuno nello staff di Toninelli sapesse di queste passate consulenze proprio con la società oggetto dell’indagine e nei confronti della quale è stata annunciata la revoca della concessione”.
Il primo passo per il divorzio da Autostrade è stato compiuto ieri
Ieri – scrive Tommaso Ciriaco su Repubblica – Autostrade ha ricevuto dal Ministero delle Infrastrutture la lettera di contestazione che rappresenta il primo passo verso il divorzio unilaterale deciso dal governo. Adesso la società ha quindici giorni per fornire le controdeduzioni.
La class action dagli Usa
Intanto, mentre in Borsa le azioni di Atlantia continuano ad arrancare, un altro colpo arriva dagli Usa. Come scrive il Corriere, infatti, lo studio legale Bronstein, Gewirtz&Grossman “sta esaminando potenziali rivendicazioni” da parte degli acquirenti di Atlantia per portare avanti per loro conto una class action dopo le perdite dei certificati Adr, i titoli negoziati sul mercato Usa da una società estera”.
Gli appuntamenti ufficiali di Autostrade e del Ministero
Stamattina si è riunito, a Roma, il consiglio di amministrazione di Autostrade per l’Italia, per la prima volta dopo il 14 agosto. Domani, invece, ci sarà quello di Atlantia, holding quotata e controllata, al 30% dalla famiglia Benetton.
Lunedì 27, alle 15, si terrà, a Montecitorio, l’audizione del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Toninelli sul crollo del ponte davanti alle commissioni riunite VIII della Camera e 8° del Senato.