L’assessore Borriello rilascia dichiarazioni buone per qualche striscione, il commissario Universiadi non sa nulla dei sediolini. Napoli crede che tutto le sia dovuto
Come Italia 90
Ricapitoliamo.
Allo stadio San Paolo sono i corso in lavori previsti per le Universiadi del 2019 in programma a Napoli e in Campania. È in atto lo smantellamento della pista di atletica leggera. I lavori dovrebbero durare cinque mesi. Non è ancora chiaro quale sarà lo stato dello stadio il 25 agosto giorno di Napoli-Milan.
Facciamo un paio di premesse. Lo stadio è del Comune. Le Universiadi sono un’occasione importante. Non è la prima volta che alcuni stadi sono interessati da lavori. Successe per Italia 90, e anche in altre occasioni (quando il Napoli, ad esempio, giocò a Benevento).
Quel che ci porta in una dimensione grottesca è l’assoluta incertezza che regna sovrana sulla ristrutturazione del San Paolo. Non si è stabilita con precisione una data d’inizio lavori, e figuriamoci se si conosce la data fine lavori. Oggi Il Mattino riporta una dichiarazione del commissario alle Universiadi Gianluca Basile il quale candidamente ammette che al momento non c’è alcun progetto per l’installazione dei nuovi sediolini, che ci sono da riassegnare i 15 milioni di euro inizialmente destinati al Collana, ma che per il momento non c’è la disponibilità di questi soldi né del relativo progetto per i sediolini. Sembra il teatro dell’assurdo.
L’assessore rilascia dichiarazione buone per gli striscioni
Nel frattempo due giorni fa De Laurentiis ha lasciato furente il San Paolo gridando “vergognoso” e non ha firmato alcuna convenzione quinquennale per l’usufrutto dell’impianto. Ieri l’assessore allo Sport Borriello ha rilasciato alcune affermazioni da bar anti-Aurelio: «Se ha i soldi per comprare il Bari, li ha anche per lo stadio». Uno slogan buono per qualche striscione da affiggere in città, peccato che manchi la rima ma ci si può lavorare. Aggiungendo, giustamente: «Il Napoli non può avere lo stadio gratis». Ma, aggiungiamo, non potrebbe averlo gratis nemmeno se non producesse «utili incredibili» come sostiene Borriello. Il canone di locazione non è un riscatto sociale, non è un’azione di Robin Hood.
Rapporti ormai logori
Poi Borriello entra nel dettaglio e pone delle condizioni: «Se De Laurentiis non firma la convenzione quinquennale da 750mila euro l’anno, potrà fittare l’impianto di partita in partita a condizioni meno vantaggiose per lui: una quota fissa più il 10% dell’incasso della partita». E aggiunge: «Se andiamo a un contenzioso aspro difficilmente potranno essere riconosciute le vecchie partite visto che siamo un ente in predissesto, se la cosa va avanti non potrà più essere retta dagli uffici che sono già sotto pressione economica per i debiti ereditati dalle passate amministrazioni».
Il 25 agosto è dietro l’angolo. Ci sono tredici giorni lavorativi, secondo Il Mattino. Non è chiaro se il Napoli lanci o meno la campagna abbonamenti: non può farlo senza certezze sul proseguimento dei lavori.
È evidente che i rapporti tra Napoli e Comune di Napoli sono logori. Non sappiamo come finirà questa vicenda. Ci auguriamo che si arrivi a un’intesa. L’eventualità che il Napoli possa giocare lontano, resta sul tavolo. E potrebbe aprire scenari che al momento è meglio non prendere in considerazione. Così come rimane un quesito: in queste condizioni lo stadio potrà ospitare gare di Champions?
In città una fetta di tifosi non ha preso bene l’acquisto del Bari da parte di De Laurentiis. Incredibilmente si continua a fare molta, troppa fatica a comprendere che il calcio è imprenditoria. E che l’imprenditoria ha bisogno di certezze. Motivo per cui la città di Napoli (in generale l’Italia) non riesce ad attirare investimenti. Basta citare Bagnoli che sta lì da ormai quasi trent’anni. Si sta consumando una battaglia che rischia di creare una frattura non più colmabile. È una situazione che non può essere più letta con gli strumenti attuali: l’antipatia o meno verso De Laurentiis e/o de Magistris. Prima lo si capisce, meglio è. Napoli è convinta di essere il centro del mondo e che tutto le sia dovuto. Le cose non stanno esattamente così.