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Perché Ancelotti è passato al 4-4-2

Il cambio di modulo del Napoli nasce dall’esigenza di accorciare gli spazi, e di cercare dicostruire una squadra completa. Come chiesto dalla società.

Perché Ancelotti è passato al 4-4-2
Photo Carlo Hermann

Restringere gli spazi

Nella sua autobiografia, spiegando il modello calcistico del Calcio Totale applicato prima all’Ajax degli anni Settanta e poi al Barcellona del Dream Team, Johan Cruijff parlava così della fase di non possesso: «L’obiettivo della difesa collettiva è il restringimento degli spazi». In queste parole, c’è il motivo per cui Carlo Ancelotti è passato dal 4-3-3 al 4-4-2 nel suo primo momento di difficoltà al Napoli.

Nell’analisi tattica di Stella Rossa-Napoli, Alfonso Fasano ha spiegato con gli stessi termini la trasformazione strutturale del tecnico emiliano: «Ancelotti ha lavorato per tutta l’estate ad una evoluzione del 4-3-3 di Sarri, ad un modello che partisse dagli stessi principi ma potesse essere ancora più ambizioso in fase offensiva. Un’idea non ancora realizzabile, almeno per quanto visto nelle prime partite: la condizione fisica non ancora ottimale di molti elementi sbilanciava la squadra in transizione negativa, gli spazi da coprire in caso di palla persa diventavano troppo ampi e ne risentiva la solidità. Dal punto di vista pratico, questa teoria si traduce nel doppio centrocampista centrale». Una riedizione del famoso doble pivote di Rafa Benitez. Sotto, il primo screen di fase difensiva:

Allan e Fabian Ruiz bloccati davanti alla difesa

Tornando alle parole di Cruijff, questa immagine è davvero chiarissima. Il Napoli continua ad essere una squadra che difende restringendo il campo (leggere sopra), e aumentando la densità in zona palla. In questo momento, le idee offensive di Ancelotti (verticalità e sovrapposizioni esterne dei terzini) possono essere applicate solo diminuendo gli spazi da coprire per i giocatori che devono rientrare all’interno di un sistema di restringimento degli spazi. E allora, l’unico modo è aumentare di un’unità la cerniera davanti alla difesa e diminuire, letteralmente, la lunghezza della fascia da coprire per i due esterni di centrocampo. A Napoli contro la Fiorentina, esattamente come a Belgrado, Callejon e Zielinski sono partiti da una posizione più arretrata rispetto a due laterali del 4-3-3. Inevitabile, se la scelta di equilibratura tra attacco e difesa vuole privilegiare certi meccanismi e ridimensionarne altri.

Con il nuovo sistema, il Napoli ha diminuito i giochi a tre tra gli interni, i terzini e gli esterni d’attacco. Semplicemente perché gli interni sono più bloccati, come si vede dall’immagine precedente. Salgono insieme alla squadra, più o meno sulla stessa linea dei terzini (sotto, uno screen di fase offensiva). Una soluzione che in qualche modo limita un giocatore come Allan nella ricerca degli inserimenti, ma permette al Napoli di mantenere un baricentro alto (oltre i 50 metri contro la Fiorentina) e di diminuire i rischi in fase di transizione. Non a caso, zero gol subiti contro i viola e in Serbia, dopo i sei incassati tra Lazio, Milan e Sampdoria in campionato.

Come allena Ancelotti

Ancelotti sta adattando il modello tattico alla condizione del momento, e alle strategie della società. Il Napoli, per definizione e dimensione economica, è una squadra che cresce e può crescere ancora solo se sviluppa i propri calciatori. Ad oggi, nel mondo del calcio, ci sono due modi per sviluppare un giocatore: inserirlo all’interno di un sistema definito, oppure responsabilizzare il suo talento. Con il primo approccio, il lavoro sugli automatismi finisce per coinvolgere pochi elementi, è inevitabile, Sarri non combaciava con la politica del Napoli perché limitava il suo lavoro di upgrade sul campo a una cerchia ristretta di uomini, esattamente come avvenuto al Barcellona di Guardiola e post-Guardiola (quanti calciatori nati negli anni Novanta si sono imposti partendo dalla Masia? Qui un articolo di Rivista Undici sul blocco della filiera azulgrana).

Ancelotti, invece, ragiona partendo dalla seconda idea: creo un sistema per principi ma resto più fluido nelle attribuzioni, in modo tale da poter ruotare e ricercare il risultato attraverso le turnazioni degli uomini in campo. Una politica da squadra top che si sposa perfettamente al Napoli, non tanto (ma non possiamo ancora dirlo) nei risultati, quanto nell’esigenza di aumentare il valore di tutta la rosa. Non a caso, Zielinski e Insigne (i due giocatori più talentuosi) stanno mettendo insieme dei buoni risultati con questo tipo di gestione, stanno scoprendo nuove possibilità per mostrare e far fruttare il loro talento.

Adattabilità

Da qui, il discorso sull’adattabilità diventa chiaro. È una scelta politica precisa di De Laurentiis e Ancelotti. Il Napoli che cambia modo di difendere per cambiare modo di attaccare è alla ricerca di nuovi equilibri. Anzi, per dirla meglio: di un nuovo equilibrio che possa concretizzare sul campo le strategie della società. Il fatto che Ancelotti abbia creduto in questo progetto, avallato tra l’altro da un mercato conservativo, deve essere una garanzia per il futuro.

In questo senso, il cambiamento puramente tattico è un altro segnale importante. Il tecnico emiliano crede nella sua squadra, nelle sue potenzialità, e non lo fa solo a parole. La scelta di modificare un modello esistente e redditizio è in qualche modo continua alla convinzione che questa squadra abbia le possibilità per fare di più. Per andare oltre. Cambiare la disposizione difensiva (non i principi, ma le spaziature e le attribuzioni in campo) per trovare un nuovo assetto offensivo è una strada rischiosa. Eppure definisce il lavoro migliorativo di Ancelotti, il suo tentativo di upgrade. È una sorta di anteprima di quello che potrà essere. Nel calcio sistemico di oggi, un semplice movimento di uomo resetta tutti i meccanismi della squadra. E allora sembra che il Napoli sia una squadra improvvisata, quando in realtà la situazione è ben diversa.

Il Napoli continua a tenere le linee alte, il centrocampo segue l’orientamento del pallone e stringe il campo dal lato forte.

Chi parla di confusione con tutti questi cambi di modulo, coglie solo un lato della medaglia: Ancelotti cerca e cercherà di proporre un gioco sofisticato, aggressivo, in questo momento il fiato e gli automatismi non al top non offrono le giuste garanzie e allora si cerca una strada alternativa. Il doble pivote sembra aver sistemato la difesa, con Hamsik e/o Fabian Ruiz c’è l’attribuzione del compito della regia con posizionamenti diversi, nel tempo e col tempo le combinazioni in avanti saranno più immediate e più rapide, e allora questa soluzione tattica si affiancherà a quelle che il Napoli già conosce, che Ancelotti ha solo riscritto, non certo accantonato.

È un progetto ambizioso, è il Napoli completo annunciato da Davide Ancelotti in un’intervista al Napolista. Sta prendendo forma, in un modo diverso rispetto alle attese. Vedremo se sarà la strada giusta, di certo lo scenario è suggstivo, per quanto diverso rispetto al passato.

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