La solita storia: José parte da precario, poi fa suae la scena e la maglia da titolare. Anche Ancelotti si è fatto sedurre dal suo gioco composito.
Da precario a insostituibile
In estate, abbiamo scritto di come José Callejon viva da anni il consueto paradosso: ad ogni cambio di allenatore, lui sembra destinato ad andare via. Ad essere sacrificato. Una specie di “precario per forza” ad ogni rivoluzione tattica, che lui va bene a giocare solo in un certo modo e in una certa posizione. Il pezzo è questo, e raccontava della presunta incompatibilità tra il calcio di José e quello di Ancelotti. Eppure, nella parte finale, c’era una parte che in qualche modo ha anticipato la realtà, siamo stati (facili) profeti:
Le prime impressioni ci suggeriscono che Callejon non sembra aderente al calcio di Ancelotti. Poi, magari, succede come tre anni fa: doveva andare via, è rimasto, e Sarri ha cambiato anche (se non soprattutto) per lui. Questione d’amore, dunque. Vedremo se si farà sedurre anche lui.
È andata proprio così, anzi la matematica e la storia ci dicono che il Napoli ha perso l’unica partita in cui José non era in campo. Forse l’avrebbe persa anche con lo spagnolo regolarmente al suo posto, ma parliamo di un dato di fatto, incontrovertibile. Quindi, al momento, Callejon è tornato nella sua dimensione di insostituibile. Quando (anche per noi) si poteva pensare di cederlo. Il solito caso-Callejon, viene da dire.
Perché è insostituibile
Ieri abbiamo cercato di individuare e spiegare le ragioni che hanno spinto Ancelotti a cambiare sistema di riferimento. Non abbiamo parlato di Callejon, ma Callejon rappresenta l’estensione dello stesso discorso. Se alla base del 4-4-2 c’è la ricerca di equilibrio, quale calciatore offensivo garantisce la maggior quantità di lavoro in fase di non possesso? Esatto, proprio Callejon.
Esattamente come fatto da Sarri con il passaggio al 4-3-3 – che restituiva José e Insigne alla loro posizione naturale -, Ancelotti ha costruito il suo Napoli basandosi sulle caratteristiche dei calciatori. Stessi nomi, nuove idee, quindi nuovo schieramento. Callejon, proprio come tre anni fa, rappresenta una sorta di riferimento primario e assoluto, anche con il nuovo abito tattico. Basti pensare all’asimmetria voluta dal Ancelotti, che tiene Zielinski largo a sinistra e con licenza di accentrarsi, mentre Callejon ha arretrato un po’ la sua posizione pur mantenendo inalterato il suo gioco “finale”, con poche conduzioni palla al piede ma con una certa dose di creatività. Ne ha scritto Alfonso Fasano nella sua analisi tattica di Stella Rossa-Napoli: «L’esterno spagnolo ha giocato una partita di enorme creatività, con addirittura 7 occasioni create per i compagni. Un record,per la storia del Napoli. José non avrà il profilo da esterno che fa gioco tipico di Ancelotti, ma sta interpretando la nuova posizione intermedia con intelligenza».
È questo il punto: le doti e l’intelligenza adattiva di Callejon vanno oltre la sua aderenza con le idee del tecnico. È successo con Sarri, innamorato della verticalità offensiva del 4-3-1-2; sta succedendo con Ancelotti, che storicamente preferisce un laterale d’attacco a piede invertito e invece ora non può prescindere dallo spagnolo con la maglia numero 7. Ha provato con Verdi, e anche con Ounas (un idealtipo più vicino al suo pensiero calcistico), ma alla fine sta scegliendo Callejon.
Domani
Callejon resta e resterà sempre quel che è, un perfetto professionista che gioca a calcio rispecchiando e rispettando questa definizione. Al servizio della squadra, a modo suo e con i suoi movimenti, ma con una grande tendenza ad aiutare i compagni, a garantire equilibrio al sistema. Alla fine, ha avuto ragione lui. Il Napoli può concedersi il 4-4-2 perché ha Callejon che sa interpretare in un certo modo il ruolo da esterno. Zielinski può giocare a ridosso delle due punte, può muoversi senza riferimenti perché dall’altra parte José assicura un contributo irrinunciabile in fase di non possesso.
Manca ancora un tassello a questo mosaico: il gol. È arrivato l’assist a Milik in casa della Lazio, ma quello era un Napoli diverso da quello di oggi. José ci è andato vicino a modo suo con la Fiorentina, perfetto inserimento alle spalle della linea su sontuoso pallone di Zielinski. Quando arriverà la prima rete, il cerchio si chiuderà in maniera definitiva: le previsioni di accantonamento, la risalita, la nuova imprescindibilità e il gol alla Callejon. Il solito copione, manca solo l’ultima parte.