Un tiro al volo splendido, al termine di un inseguimento riuscito al palcoscenico della Champions. Icardi ha festeggiato l’esordio tra i grandi a modo suo.
Milano, 18 Settembre 2018
Stadio Giuseppe Meazza, mancano pochi minuti al novantesimo, e l’Inter, al ritorno in champions dopo sei anni, è sotto con il Tottenham di Kane e compagni, nella gara inaugurale del torneo. Rabbia, frustrazione, delusione, tormentano ancora una volta l’animo del tifoso nerazzurro, arrivato in San Siro spinto dalle migliori aspettative. L’ambizione post astinenza da massima competizione continentale, un girone di ferro in cui mostrarsi più agguerriti che mai, e poi il tanto atteso esordio del capitano, quel Maurito Icardi ancora a secco di presenze in Champions League, e con ancora tanto, tanto, da dimostrare.
Le aspettative, insomma, c’erano tutte. Ma il risultato, un copione ultimamente troppe volte digerito, dice che l’Inter sotto di un gol (segnato da Eriksen al 53esimo). Siamo all’85esimo minuto, la gara sembra giungere inesorabile alla conclusione, l’Inter guidata dagli ultimi sprazzi di agonismo e speranza prova l’assalto finale alla porta di Vorm, il Tottenham sembra subire l’assalto degli uomini di Spalletti, Asamoah cerca la palla sul lato sinistro del campo, sa di aver davanti una delle ultime opportunità per crossare verso il centro dell’area, servito non ci pensa due volte, direziona il cross in corsa. Dall’altro lato Mauro Icardi attende la palla, e con un movimento stilisticamente alla soglia dell’usuale calcia in porta al volo. Gol. Uno a uno. L’assalto continua.
La storia di Icardi
Prima presenza e primo gol in Champions, per Maurito. Prima presenza e primo gol, per l’argentino venuto dalle Canarie, dove papà Juan trova lavoro in un ristorante dopo aver lasciato l’Argentina in preda, in quegli anni (siamo all’inizio dei duemila) ad una crisi economica senza precedenti. A Rosario, città d’origine degli Icardi, Maurito fa già parlare di sé, segna gol a grappoli nei campionati giovanili, il Club Sarratea è la sua casa, è timido ed introverso, e sa bene che è quello il luogo dove può esprimersi al meglio. A Rosario, il mondo si divide in due, Newell’s o Central. Una divisione netta, marcata, e da subito conviene prendere una decisione, schierarti, perché li il calcio, se non è tutto, è quasi tutto. Mauro sceglie il Newell’s. Al contrario di papà Juan, tifosissimo del Central.
Il ragazzo cresce e con lui le speranze di giocare al calcio seriamente. Sbarcato alle Canarie, la sua nuova casa si chiama Union Deportiva Vecindario, parliamo di circa cinquecento gol in cinque anni. Con questi numeri, difficile non farsi notare, ed ecco pronta la chiamata del Barcellona. È apprezzato da quelle parti, Maurito, ha solo quindici anni, ma talento da vendere. È una gran punta, ma gli propongono di provare a giocare anche in altre zone del campo. Tenta la via dell’esterno, i risultati non sono ottimi, ed il club decide che forse non è il caso di puntare su quel ragazzo venuto da Rosario.
L’approdo in Italia
Nulla è perduto nei piani di Maurito, arriva alla Sampdoria e lì si impone tanto da convincere il ct argentino Sabella a puntare su di lui per le qualificazioni a Brasile 2014. Il feeling con la nazionale non è dei migliori, e Maurito esce presto dal giro. Non lega con l’albiceleste, qualcosa in comune con il suo più celebre compaesano, un certo Leo Messi, di professione eroe argentino incompiuto. Il ragazzo passa all’Inter, e continua a fare ciò che gli riesce meglio: gol su gol su gol.
Fa parlare di sé per le continue stravaganze e per la storia d’amore con Wanda Nara, ma questa è un’altra cosa. Rincorre la Champions League e perde a più riprese la possibilità di tornare in nazionale, questo sembra essere il ritornello, frenetico e stancante degli ultimi anni della sua pur giovane carriera. Qualche settimana fa però, Scaloni, nuovo Ct argentino, sceglie di puntare finalmente su Icardi, proprio a ridosso della prima gara di Champions. Due traguardi in un colpo solo, si direbbe. Ed eccoci nuovamente al Meazza quindi, ottantacinquesimo minuto, affondo nerazzurro sulla sinistra, Asamoah scodella al centro, e Maurito semplice, fa gol. La cosa che sa fare meglio, Maurito che non sa fare nient’altro.