Juventus-Napoli, l’analisi tattica: l’inizio perfetto della squadra di Ancelotti, la risposta dei bianconeri; il gap sta nella qualità e nell’esperienza.
L’importanza del tempo
Più che ad una analisi tattica, Juventus-Napoli si presta perfettamente ad un’analisi del tempo. O meglio: ad un’analisi del concetto del tempo nel calcio, all’importanza dei momenti e della loro gestione all’interno di una partita. È una considerazione che, come al solito, parte dai dati, e da una loro interpretazione che possa andare oltre la freddezza della cifra in sé.
In pratica, la Juventus di ieri ha battuto il Napoli perché ha attivato il meglio del suo repertorio (nel calcio di Allegri si tratta di isolare le giocate dei singoli) nei momenti decisivi del match. Ha compreso come e quando attaccare il Napoli, l’ha fatto con i suoi migliori uomini nel momento in cui la squadra di Ancelotti ha pagato dazio – fisico e mentale – ad un inizio perfetto, per interpretazione tattica e qualità del gioco scelto. Come detto, partiamo dai dati: nei primi 20 minuti, il Napoli ha giocato 94 passaggi diretti verso la metà campo bianconera, di questi ben 30 verso l’ultimo terzo di campo. Per la Juventus, invece, 52 passaggi nella propria metà campo e 85 verso quella avversaria.
A cosa porta una lettura non grezza di questa statistica: l’idea del Napoli era quella di contenere i bianconeri nella loro parte di campo, Ancelotti voleva costringere Allegri a un possesso basso, inoffensivo, non pericoloso se non addirittura rischioso. Questione di tempi e spazi ridotti, di pressing funzionante. Il gol di Mertens nasce proprio da questo tipo di dinamica, da questa fase difensiva aggressiva e da un’immediata transizione verticale.
Nel momento in cui Bonucci sbaglia il tocco in verticale per Dybala, ci sono sei giocatori del Napoli nella metà campo della Juventus, contro cinque bianconeri. Lo stesso Bonucci è costretto a tentare un difficile appoggio da posizione molto laterale, frutto del perfetto meccanismo di pressing della squadra di Ancelotti.
Ovviamente, questo tipo di atteggiamento non è, non può essere continuo nei 90′. Soprattutto, non può esserlo contro una squadra con enorme qualità nei singoli, soprattutto quando questi singoli decidono di alzare ritmo e frequenza dei passaggi, oltre al baricentro. E allora torniamo al dato precedente, quello della direzione dei passaggi: nella seconda parte dei primi 45′, dal 20esimo fino all’intervallo, la Juventus ha messo insieme 139 passaggi diretti nella metà campo del Napoli; per la squadra di Ancelotti, questo dato si ferma a quota 78.
Insomma, qualcosa è cambiato nell’atteggiamento della squadra di Allegri, ancora più che in quello del Napoli. Molto spesso si tende a pensare che ogni squadra giochi senza l’avversario, o meglio possa condurre una partita indipendente rispetto a quella degli altri. Non è quasi mai così, e questa situazione si percepisce in maniera più forte quando ti trovi di fronte una squadra con enormi qualità e hai deciso (come Ancelotti) per un approccio fluido che in qualche modo riduce i meccanismi fissi, di rifugio, nei momenti di massima spinta avversaria.
Questo, ovviamente, non vuol dire che il Napoli di Sarri e/o Giampaolo e/o Guardiola (tecnici di sistema, più ideologici di Ancelotti) avrebbe vinto la partita. Magari una squadra del genere avrebbe opposto una resistenza più chiaramente identitaria dal punto di vista tattico. In ogni caso, si sarebbe scontrata con l’atteggiamento veemente della Juventus. E poi con un dato non tracciabile, ma chiaramente percettibile: la qualità dei giocatori in campo.
Le scelte di Allegri
Da qui si passa ad un’analisi che coinvolge anche gli allenatori, le loro scelte. Allegri, non a caso, ha optato per una formazione ricca di calciatori in grado di rendere preciso, pulito, il possesso palla. Anche a grande velocità. Non a caso, al 90esimo minuto il dato dell’accuratezza dei passaggi sorride ai bianconeri (85%-82%). E poi ci sono i posizionamenti degli uomini: Ronaldo schierato da punta esterna a sinistra, per sfidare Hysaj nell’uno contro uno, è un modo per evidenziare il gap tecnico. Il terzino albanese ha concluso la partita con zero tackle tentati, zero intercetti e zero tiri bloccati.
L’immagine emblematica di una partita
Più che i dati difensivi, però, vanno letti quelli offensivi: su 76 palloni giocati (seconda quota della squadra dopo Allan), Hysaj ha tentato una sola volta il cross; in più, solo 7 palloni lunghi di cui appena 2 giunti a destinazione. Dall’altra parte, il suo omologo Cancelo ha messo a referto 4 cross tentati su 77 palloni giocati. La sua percentuale di passaggi riusciti è dell’87%. È la differenza di qualità di cui abbiamo parlato appena sopra, espressa in immagini e numeri.
Il Napoli, dal canto suo, ha cercato di interpretare più partite nella partita. Detto dell’inizio giocato con intelligenza, la squadra di Ancelotti si è poi ritirata nella sua metà campo per cercare di resistere alla forza d’urto della Juventus. Sotto, i dati del baricentro (tratti dal sito della Lega) mostrano l’andamento paradossale della partita, anzi delle varie partite nella partita. I bianconeri altissimi nel primo tempo contro un Napoli arretrato; poi il cambio nella ripresa – subito dopo il secondo gol di Mandzukic – e il dato che si conferma lungo tutto il secondo tempo nonostante l’espulsione di Mario Rui.
Dal punto di vista dei giocatori in campo, Ancelotti non avrebbe potuto fare molto di più. La scelta di schierare Hamsik è stata quella più contestata, ma Marek è risultato essere il calciatore più creativo in campo ieri a Torino, con 2 occasioni costruite per i compagni. Lo stesso numero di Insigne e Callejon, solo che per lo spagnolo conta anche l’assist in occasione del gol di Mertens. Lo sviluppo del gioco è passato molto per gli esterni difensivi e per Insigne, sempre presente tra le linee in fase di costruzione; ma la squadra di Allegri è stata brava a imporre al Napoli di allargarsi sugli esterni, posizione scomoda quando i tuoi attaccanti sono Insigne e Mertens. Sotto, il campetto posizionale che sottolinea questo aspetto. L’ingresso di Milik è avvenuto quando Mario Rui era stato già espulso, quindi il suo impatto sulla gara è comunque condizionato.
Conclusioni
Abbiamo analizzato tutti i tempi della partita, il Napoli esce con un risultato negativo e con la certezza di essere competitivo. Solo che il suo livello, almeno al momento, non corrisponde a quello della Juventus. Per dirla con più precisione: a quello della miglior Juventus, quella vista dal 20esimo minuto fino alla seconda rete di Mandzukic. Prima e dopo, il Napoli ha giocato con buona personalità e ha messo in mostra dei meccanismi vicini alle caratteristiche dei suoi calciatori, seppure diversi da quelli dello scorso anno.
Dal punto di vista puramente tattico, la sensazione è che le certezze granitiche della Juventus abbiano fatto la differenza rispetto ai lavori in corso del Napoli di Ancelotti. Allo stesso modo, però, le quattro reti segnate ieri allo Stadium nascono da situazioni di errori tecnici, non tattici. Quindi i modelli di gioco delle due squadre sono potenzialmente alla pari, e in questo caso parliamo di funzionalità. Qualità ed esperienza, mai come ieri, hanno tracciato un gap (ancora ampio) tra le due squadre in campo.