La Procura: potevano e dovevano fare di più. La commemorazione di ieri, a distanza di un mese dal crollo e quei sorrisi inopportuni in tv
È la commemorazione di ieri, a un mese dal crollo di Genova, la protagonista delle pagine dei quotidiani sul ponte Morandi. Marco Imarisio, sul Corriere della Sera, parla di una piazza piena nella quale, però, l’atmosfera è intima, di quelle che favoriscono il racconto, la confidenza tra persone che in modi diversi hanno vissuto lo stesso trauma. “Serve anche a questo, la commemorazione in piazza De Ferrari. A prendere atto infine di quel che è successo, a muoversi dal lutto”, scrive Imarisio.
Imarisio riporta anche la testimonianza di Lara Spezie, moglie di Luigi Matti Altadonna, morto schiacciato dal ponte, rimasta sola con 4 figli: “Mi aiutano tutti. Solo Autostrade non mi ha mai contattato”.
L’inchiesta: il Provveditorato fa scena muta
Potevano e dovevano fare di più: era loro diritto e dovere sollecitare approfondimenti da parte di Autostrade.
È l’accusa mossa dalla procura di Genova nei confronti dei componenti del Provveditorato per le opere pubbliche della Liguria che il primo febbraio diede il suo benestare al progetto di rinforzo del ponte. Si tratta di Salvatore Bonaccorso, Antonio Brencich, Mario Servetto e Giuseppe Sisca.
Secondo gli inquirenti, ognuno di loro aveva in mano dati e analisi allarmanti sufficienti a spingerli a porsi dei ragionevoli dubbi.
Il comitato non aveva a disposizione la relazione del 1981 in cui lo stesso Morandi denunciava il degrado del cemento armato dei piloni, e ancora non è chiaro se avesse a disposizione lo studio del Cesi del 2016, che chiedeva di installare un sistema di monitoraggio dinamico e permanente. Ma sicuramente il Provveditorato poteva contare sulla relazione allarmante del Politecnico di Milano del 2017 e sulle analisi di Spea, che più volte aveva esaminato il ponte tra il 2015 ed il 2017, poiché inseriti nel progetto presentato da Autostrade. “Abbastanza materiale, secondo l’accusa – scrive La Repubblica – per poter fare molto più di semplici osservazioni a margine del parere positivo al progetto di consolidamento”.
Tutti e quattro i membri del comitato, tuttavia, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. In primo luogo, dichiara l’avvocato Giovanni Ricco, che assiste Bonaccorso, per una ragione tecnica: “Nella notifica di convocazione in procura non c’è indicazione precisa delle contestazioni”. Ricco ha aggiunto che, adesso che è chiara l’accusa, nei prossimi giorni il suo assistito si farà ascoltare di nuovo.
Quei sorrisi inopportuni in tv
Ieri, sui social, si trovava in tutte le salse, oggi quella foto arriva anche sui quotidiani. Ritrae il ministro Toninelli in posa sorridente accanto a Vespa davanti al plastico del ponte Morandi, con il pilone 9 (quello crollato) tra le mani.
Alla stessa puntata di Porta a Porta era presente anche l’ad di Autostrade, Giovanni Castellucci. certo, non si è messo in posa davanti al plastico, ma ha parlato a lungo del ponte davanti ad esso, dando risposte anche irritanti, dimenticando che tra i telespettatori c’è qualcuno che le carte le ha seguite abbastanza bene almeno sui giornali e che non fa confusione tra date e mail. Incalzato – e salvato – dai rapidi tempi televisivi e dello spettacolo, tra non risposte e risposte come “la magistratura deve fare il suo corso”, “riporto quello che mi hanno detto perché non c’ero”, anche Castellucci ha sfoderato sorrisi e risatine.
Sui sorrisi inopportuni – a voler usare un eufemismo – si sofferma Massimo Giannini in un video di Repubblica: “A peggiorare le cose si aggiungono i sorrisi – dice – Il ministro Toninelli va nel solito salotto televisivo di Porta a Porta e si fa immortalare con un bel sorriso mentre mostra il modellino del nuovo ponte. Il manager di Autostrade Castellucci va a sua volta da Bruno Vespa e sorride anche lui mentre dice: ‘Ci sono forse le foto mentre distruggo il modellino?’. Il premier Conte fa anche di peggio, a una cronista che gli chiede se il governo ha scelto il commissario straordinario risponde: ‘Un attimo controllo, no non c’è scritto’. E intanto sfoggia anche lui un sorrisone ironico e incomprensibile. A tutti questi signori vorremmo ricordare che Genova aspetta risposte e che su quella tragedia non c’è proprio niente da ridere”.
Naturalmente abbiamo ancora negli occhi la foto di Bono e Zampini che, sotto il Ponte Morandi, il 23 agosto, se la ridono di gusto.