Stefano Marigliani. Nessuno collabora, nemmeno il Ministero. Si apre oggi l’incidente probatorio: centinaia i partecipanti tra indagati, avvocati e parti offese
Ancora silenzi e scaricabarile da parte degli indagati sul crollo del Ponte Morandi. Dopo un giorno di silenzio, ieri (a parte il dibattito sul decreto per Genova che ancora non c’è), i quotidiani tornano a parlare, oggi, del lavoro svolto dagli inquirenti. Lo fanno La Stampa e il Secolo XIX, che raccontano di una sequenza di scene mute durante gli interrogatori.
Stefano Marigliani si avvale della facoltà di non rispondere
Ieri sono stati sentiti il direttore del tronco ligure di Autostrade, Stefano Marigliani, e il suo predecessore, Riccardo Rigacci. Entrambi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Due figure “nodali”, le definisce La Stampa, perché erano i primi dirigenti o ex dirigenti dell’azienda “a doversi confrontare con i pubblici ministeri dopo essere finiti sotto inchiesta” e perché su di loro il management di Autostrade aveva gettato una serie di ombre con una nota del 2 settembre in cui Aspi scriveva “che non è compito né facoltà del consiglio di amministrazione fare una valutazione tecnica dei progetti né stabilire l’urgenza o la somma urgenza” dei lavori per la ristrutturazione dei piloni.
Avrebbe potuto bloccare la circolazione
Autostrade chiariva che tale valutazione era obbligo dei responsabili tecnici qualificati come committenti, “che in tali casi non necessitano di autorizzazione da parte del cda e per le urgenze non hanno limite di spesa”. In particolare, scriveva la società, “il Direttore di Tronco ha facoltà e obbligo di assumere in piena autonomia i provvedimenti sulla circolazione conseguenti a eventuali situazioni di urgenza”.
In pratica: Marigliani poteva decidere su tutto, anche sul blocco della circolazione.
A queste dichiarazioni Marigliani aveva replicato che, da chi si occupava della manutenzione del Ponte, ovvero da Spea Engineering, non erano mai arrivati allarmi.
Anche il Ministero non collabora
Nessuna collaborazione neppure da parte dei dirigenti o funzionari ministeriali.
Prima di ricevere l’avviso di garanzia, scrive La Stampa, si era presentato spontaneamente ai pm Roberto Ferrazza, il provveditore alle opere pubbliche della Liguria, mentre nei mesi precedenti il crollo, il suo sottoposto, Salvatore Bonaccorso, aveva denunciato carenze nei controlli.
Dopo il disastro, “aveva assunto posizioni critiche” anche Antonio Brencich, docente universitario ex membro della commissione di inchiesta ministeriale e del comitato tecnico del Provveditorato che aveva approvato il progetto di retrofitting. Tutti e tre gli indagati hanno preferito non rispondere ai magistrati. Addirittura Ferrazza, scrive La Stampa, “non ha più chiesto di esser sentito”.
Eppure, a poche ore dal crollo tutti i soggetti coinvolti, da Autostrade a Spea al Ministero, avevano assicurato massima collaborazione con la magistratura.
Oggi l’incidente probatorio
È previsto per oggi alle 9,30, a Genova, l’incidente probatorio.
Il giudice per le indagini preliminari Angela Nutini, dopo avere verificato la correttezza delle notifiche alle persone interessate, conferirà l’incarico ai tre periti nominati lo scorso 13 settembre e darà un termine per le conclusioni (da 30 giorni a 3 mesi).
All’incidente parteciperanno i 20 indagati più le due società di riferimento, ciascuno con legali e consulenti, oltre a 137 parti offese con i loro avvocati. Ammessa a partecipare anche l’associazione di consumatori Codacons.
Il Ministero non figurerebbe tra le parti offese
Non si dichiarerà parte offesa all’incidente probatorio, invece, il ministro Toninelli. Lo scrive Il Fatto Quotidiano che però, non essendo riuscito a raccogliere le dichiarazioni ufficiali del ministero, fa una sua ipotesi su questa presa di posizione.
Il ministro avrebbe chiesto all’avvocatoria generale dello stato di assumere la difesa dei tre alti dirigenti indagati per il crollo: il direttore della struttura di vigilanza sulle concessionarie autostradali, Vincenzo Cinelli, il suo predecessore Mauro Coletta e il provveditore Roberto Ferrazza.
Se così fosse, il ministero, nonostante “le severe dichiarazioni dei primi giorni, potrebbe portare lo Stato dentro il processo per la strage del ponte di Genova non come parte offesa ma schierato al fianco degli avvocati difensori della società Autostrade”.