Torino-Napoli, la partita non guardata: venti minuti di grande calcio, una proposta diversa della squadra di Ancelotti. E il concetto di spettacolo.
Che cos’è lo spettacolo
Ci sono vari tipi di spettacolo, ma è un solo significato, merito, valore che attribuiamo alla parola spettacolo. Vista spettacolare; film spettacolare; baciava in modo spettacolare; il mare stamattina era uno spettacolo; gli spaghetti alle vongole di mia madre sono uno spettacolo; certe poesie di Mark Strand sono uno spettacolo; la partita è stata spettacolare; il diritto di Federer è uno spettacolo. Quando siamo particolarmente ammirati, o quando vogliamo enfatizzare un ricordo, ecco che usiamo la parola spettacolo. Lo facciamo perché è semplice, è d’uso comune, è una delle prime parole a cui pensiamo davanti a un gesto o a una serie di gesti di particolare bellezza.
Lo spettacolo non è mai uno solo, del resto di film bellissimi ne abbiamo visti parecchi. Abbiamo usato la parola spettacolare davanti a un film di Malick, o ancora, a bocca aperta, uscendo dopo la prima proiezione di Pulp Fiction, lo diciamo ancora se riguardiamo per la ventesima volta un qualsiasi film di Fellini. E quante partite belle abbiamo visto nella nostra vita? Tante, immagino. E chissà quante volte uscendo dallo stadio, o alzandoci dal divano, abbiamo usato l’esclamazione “Che spettacolo”. Spesso lo abbiamo fatto anche per un gol soltanto. Quei dieci, quindici secondi che ci hanno cambiato la giornata, se non la settimana.
Napoli, lo spettacolo non è uno solo
Lo spettacolo, allora, non è uno solo, spettacolare non è una cosa sola. Senza andare troppo indietro, abbiamo detto spettacolare, molte volte, per il Napoli di Benitez, abbiamo detto spettacolare, quasi sempre, per il Napoli di Sarri, lo abbiamo già detto, stiamo cominciando a dirlo, e lo diremo ancora, per il Napoli di Ancelotti. Eppure i tre allenatori praticano sistemi di gioco completamente diversi, anche se tutti e tre amano il gioco propositivo. Il Napoli da parecchi anni a questa parte cerca le partite di vincere giocando a pallone, e a noi, che non siamo tattici, questo deve interessare.
Tornando al significato della parola spettacolo, la partita di calcio (l’evento sportivo, se preferite) oggi è assimilata (almeno in teoria, la pratica cambia a seconda dei luoghi in cui l’evento si svolge) a uno spettacolo teatrale. Si assiste a uno spettacolo, per cui si paga, e allora per prima cosa vogliamo divertirci. E divertirci non sarà solo ridere, ma sarà anche piangere, sarà provare emozioni, elevarci per qualche istante, distrarci, e applaudire quando va giù il sipario, quando l’arbitro fischia la fine.
I primi venti minuti del Napoli di ieri sono stati spettacolari, è inutile girarci intorno. L’azione che ha portato al gol di Verdi credo di averla guardata venti volte, perché il pallone è una cosa molto semplice e molto bella, i gol più belli vengono sempre perché qualcuno in campo sa cosa fare e – tolti Maradona e altri due o tre – perché a quel qualcuno l’allenatore gli ha detto dove mettersi e come muoversi. Lo spettacolo avviene sul campo, la parola spettacolo la usiamo di conseguenza. Ieri, per il gol di Simone Verdi e commentando la partita del Napoli l’ho usata.
Marco, tifoso del Torino
Durante la partita di ieri ero in treno, ho guardato la partita sul pc di un tifoso del Torino seduto accanto a me; si chiama Marco e lo saluto. Un minuto prima del gol di Verdi gli ho detto che stava per arrivare il secondo, mi pareva troppo evidente. Marco non ha fatto una piega. Quando Verdi ha segnato ha imprecato e poi ha detto: “Che spettacolo”.
Le strade della meraviglia sono infinite, e sono tutte percorribili. Fidiamoci del Napoli di Carlo Ancelotti, come ci siamo fidati del sole che tramonta tra Alicudi e Filicudi. Chi avrebbe il coraggio di dire che sia meno, più o ugualmente spettacolare di un tramonto sulla laguna Veneziana? E davvero una poesia di Amelia Rosselli è più spettacolare di una di Elio Pagliarani? O sono ugualmente spettacolari? La risposta non esiste, per fortuna.