L’allarme di Cantone: troppe deroghe per il Commissario. Si rischiano infiltrazioni mafiose. L’assenza del cardinale Bagnasco
Evitare qualsiasi contestazione da parte degli indagati e valutare ogni possibile dinamica dei fatti nell’incidente probatorio. Risponde a questa esigenza il sequestro, da parte della Procura di Genova, di due tir che il 14 agosto transitarono sul ponte Morandi e sono precipitati. Lo raccontano Il Corriere della Sera ed Il Secolo XIX.
Il sequestro dei due tir
Si tratta del Fiat Stralis della Mcm di Novi Ligure guidato da Giancarlo Lorenzetto, uscito illeso dalla caduta e dell’autoarticolato della ditta Alba guidato da Marian Rosca e Anatoli Marai, deceduti. Il primo portava un carico d’acciaio di 440 quintali, di poco inferiore al limite di legge, che è 462. Il secondo, invece, era pieno di derrate alimentari.
Si torna dunque a parlare della possibilità che un tir pesante possa aver dato il colpo di grazia al ponte (ipotesi che Marco Travaglio, intervistato dal Napolista, definì “La più grande cazzata che ho sentito”), più che altro, però, scrive Il Corriere della Sera, “per prevenire eventuali contestazioni da parte degli indagati” e per “escludere nel corso dell’incidente probatorio una certa dinamica dei fatti”.
Ci si riferisce, in particolare, all’ipotesi che il carico d’acciaio del tir guidato da Lorenzetto possa essersi sganciato dal camion cadendo sull’impalcato del ponte, un’ipotesi “molto dubbia”, afferma un investigatore, poiché “il carico è stato trovato ancora legato”.
Questi accertamenti non implicano nulla a livello di responsabilità, che, come scrive Il Corriere, “per i pm vanno ricercate nelle mancate manutenzioni di Autostrade per l’Italia e nei mancati controlli del ministero delle Infrastrutture”.
Gli interrogatori ai tecnici di Spea Engineering
La Finanza ha interrogato in queste ore, come testimoni, due tecnici di Spea Engineering, la controllata di Autostrade incaricata di manutenzioni e monitoraggi. I due esperti, scrive Il Secolo XIX, avevano il compito di effettuare i controlli riflettometrici sugli stralli. Agli inquirenti hanno spiegato come avvenivano i controlli e che i report conclusivi venivano presentati ogni due anni.
Il decreto per Genova potrebbe diventare un’arma giudiziaria per Autostrade
Con le modifiche del decreto e l’esclusione della sola Autostrade dalla ricostruzione si rischia di fornire alla concessionaria un’arma molto potente in sede giudiziaria. Lo scrive Il Secolo XIX.
Inoltre la società è tenuta a consegnare al commissario parti della A7 e A10 “funzionalmente connessi al viadotto Polcevera”. Si tratta, di fatto, di una revoca a norma di legge, anche se parziale, della convenzione.
Il decreto rafforza gli argomenti portati avanti dal pool di legali amministrativisti e civilisti che assistono Autostrade: “Il testo, infatti, è ancor più chirurgico nell’anticipare il giudizio processuale e ancor più aggressivo nell’incidere su interessi – come la tutela della convenzione tuttora vigente – che la società può legittimamente difendere”.
L’intervista a Cantone
Lunga intervista a Raffaele Cantone su Il Fatto Quotidiano. Il presidente dell’Anac torna sulla questione della deroga alle norme ordinarie prevista dal decreto per Genova paventando io rischio di infiltrazioni mafiose: “Non penso che in materia di assegnazione degli appalti, di smaltimento dei rifiuti e di sicurezza del lavoro il commissario possa fare come vuole. Riterrei più utile deroghe precise e limitate”.
Cantone non esclude possibili infiltrazioni della mafia nella ricostruzione. “Tutto il sistema delle informative e delle interdittive antimafia – dichiara – cioè i controlli che vengono fatti sempre dalle prefetture sulle società che vincono le gare, non sono previsti per i lavori del ponte Morandi”. Le norme penali restano in vigore, è vero, “ma i controlli antimafia sulle ditte sono amministrativi – continua Cantone – E io segnalo che la Liguria non è nuova a infiltrazioni delle organizzazioni criminali. Una società ci mette un attimo a spostarsi dalla Calabria a Genova per fare il movimento terra”.
Il Fatto: sul ponte tutti tranne il cardinale Bagnasco
Su Il Fatto un’ampia pagina su qualcosa che il quotidiano definisce una particolare stranezza: tutti sono andati tutti a far visita agli sfollati e al Morandi, da mezzo mondo, dal principe di Monaco alle cariche dello Stato agli esponenti dei partiti, tranne uno, il cardinale Bagnasco.
Eppure, fa notare il quotidiano, il ponte e il presidio degli sfollati distano sei chilometri dalla Curia. Eppure, piazza De Ferrari, dove a distanza di un mese dalla tragedia furono commemorate le vittime del crollo, si trovava ad un minuto a piedi dalla cattedrale di San Lorenzo. Dalla Curia fanno sapere che il Cardinale è stato molto impegnato, ricordano che ha officiato lui i funerali delle vittime e che il 2 novembre celebrerà una messa nella chiesa vicino al ponte in onore dei defunti.
L’Autorità Portuale di Genova torna sui suoi conti
Ad inizio settimana Il Fatto Quotidiano poneva dei dubbi sull’effettiva conta dei danno da parte dell’Autorità Portuale di Genova. Il Fatto in sostanza contestava le cifre.
Ebbene, scrive oggi il quotidiano diretto da Travaglio , Emilio Signorini, presidente dell’Autorità Portuale di Genova, al termine di una conferenza stampa, dichiara “potremmo chiudere anche con una leggera crescita”. Poco prima, Gianluigi Aponte, patron di Msc, aveva dichiarato che “grazie al tempestivo intervento istituzionale Genova non ha subito alcun contraccolpo”. Gli aveva fatto eco il socio Aldo Spinelli, altro big del porto: “Il calo estivo è dovuto al rallentamento cinese e ai dazi di Trump, a ottobre recuperiamo”.
Allarme rientrato, dunque.
Le conseguenze psicologiche del crollo
Il Secolo XIX riporta che alcuni sopravvissuti hanno chiesto di essere sottoposti a perizia medico legale per valutare le conseguenze dei danni psicologici subiti a causa del crollo.
Sulle conseguenze psicologiche si sofferma anche Genova24.it, riportando le dichiarazioni di Marco Vaggi, direttore della struttura complessa di Salute Mentale dell’Asl 3. Vaggi parla di meno di 20 casi di psicopatologie gravi tuttora in carico dell’Asl, “una minoranza rispetto ai casi seguiti e aiutati dal 14 agosto, oltre 200, tra parenti delle vittime, feriti, sfollati, testimoni, adulti e bambini, per non parlare di tutte le persone che potenzialmente avrebbero avuto bisogno di una consulenza psicologica”.