Calcio in soffitta / Napoli-Roma, 1979: Erasmo Lucido, un giovane calciatore siciliano, batte una punizione; Carlo Ancelotti si abbassa in barriera e il pallone entra in porta.
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La campagna matta di Corrado Ferlaino
Si dice che il mancato ingaggio di Paolo Rossi, nell’estate del 1979, portò in dotazione nella rosa del Napoli ben nove acquisti. I soldi che Ferlaino voleva investire sul giovane cannoniere toscano, reduce da un super Mondiale in Argentina nel 1978, dopo l’accordo raggiunto col presidente del Vicenza ‘Giussy’ Farina ma incassando il rifiuto del calciatore, li impiegò in una campagna acquisti selvaggia e matta, disperata e poco assennata, fatta di ritorni all’ovile (Improta, Speggiorin e Damiani), scommesse e qualche giocatore di rendimento.
L’idea dell’ingegnere era ripetere l’operazione Savoldi col Bologna di quattro anni prima. Il grande acquisto, il nome che faceva vendere gli abbonamenti, il centravanti da venti gol. Sul piatto della trattativa Ferlaino mise due miliardi e mezzo che, per un giovane che aveva fatto sfracelli in B, erano comunque tanti. La città e la politica, col sindaco Valenzi in primis, si ribellarono. Era immorale, costava troppo, Napoli era piena di problemi, perché spendere tanto per un calciatore? Presto, molto presto, ci si dimenticò che il calcio è uno sport, che il presidente di una squadra non è il sindaco della città e che la società civile è un’altra cosa.
E non bastò nemmeno ricordare le parole del giornalista Enzo Biagi che, con l’operazione Savoldi, aveva difeso a spada tratta Ferlaino polemizzando con il governo della città e il ministro Gava in particolare, per placare la polemica. Il fatto concreto fu che Paolo Rossi non arrivò. Punto. ‘Quei soldi’ si materializzarono e diventarono Improta, Bellugi, Guidetti, Damiani, Speggiorin, Agostinelli, Badiani, Bomben e un giovanotto preso dalla Nocerina in Serie B, Lucido.
Erasmo, dall’Isola delle Femmine
Lucido si chiama Erasmo, come il teologo/filosofo che veniva da Rotterdam. “L’elogio della follia” del Napoli fu probabilmente scommettere su questo atleta misconosciuto, minuto (1,73 di altezza per 66 kg), un giovanotto biondino che di siciliano, nell’aspetto, aveva ben poco. Nato ad Isola delle Femmine (Palermo) nel 1957, aveva fatto una buona gavetta e sembrava pronto per il gran salto di categoria. Il Napoli lo aveva fatto seguire già nell’esordio col Bologna nel 77-78, poi mandò gli osservatori nella vicina Nocera l’anno successivo dove Lucido fu uno dei perni del centrocampo dei rossoneri mettendo a segno anche due reti.
Positive relazioni, si fa l’operazione. Il calciatore era così brillante, ordinato e limpido nelle sue giocate che sembrava rispecchiare in tutto e per tutto il suo cognome. Pochi milioni e il mingherlino mediano/regista fu del Napoli. Crediamo che, talmente costò poco, sarebbe diventato un nuovo azzurro anche senza i soldi destinati a Rossi.
La punizione di Lucido in Napoli-Roma. In barriera si riconosce un giovane Ancelotti
Con un po’ di ‘lucidità’ possiamo ricordarlo ancora oggi. Col suo gol spaccò la partita con la Roma in casa nel torneo 1979-80 e diede, insieme al “doppiettista” Damiani, una bella gioia ai tifosi accorsi al San Paolo in una domenica pomeriggio di un soleggiato inizio ottobre. Il 3 a 0 rifilato alla Roma, quarta giornata di campionato col confermato Vinicio alla guida della squadra, arrivò dopo tre pareggi per 0 a 0. In fila Ascoli, Cagliari e Fiorentina. Ci voleva una vittoria, il Napoli sembrava avere l’anemia mediterranea del gol, Damiani e Speggiorin non segnavano nemmeno a tu per tu col portiere. Braglia e Capone, al cospetto, apparivano dei fuoriclasse.
Poi arrivò la momentanea svolta coi giallorossi in casa. Eh, sì, quella gara fu veramente un episodio, anche se piacevole, nell’arco della stagione. Pensate che il Napoli ‘sballò’, per numero di reti, solo in occasione della vittoria per 2 a 1 col Milan a San Siro, la sconfitta per 4 a 3 in casa con l’Inter, la vittoria ad Avellino per 3 a 2 e la vittoria in casa col Pescara per 2 a 0, oltre naturalmente alla gara con la Roma. Questo significa che la squadra in 25 partite su 30 non riuscì mai a segnare più di una rete (con dieci 0 a 0 finali!).
Era la Roma di Anceloti
Ovviamente l’anemia non la poteva risolvere nemmeno il buon Erasmo che di mestiere non faceva il goleador. Quando però Vinicio disse che «i napoletani devono sapere che questa squadra ha cuore», dopo aver battuto i giallorossi, Lucido fu tra i più elogiati. Era stato proprio lui, dopo 4 minuti, a sbloccare la partita con una bomba su punizione che Paolo Conti, inarcandosi in volo, non riuscì a deviare. Nel fermo immagine di quel gol si vede ancora il 10 della Roma, un certo Ancelotti, che si abbassa dopo aver visto partire il tiro del centrocampista azzurro. Quantità ed una discreta qualità, dei buoni disimpegni, qualche onesta verticalizzazione, un compito svolto con diligenza ed impegno.
Uno dei due gol di Damiani
Fu questa la partita dell’esordio con gol di Erasmo Lucido. La Roma, designata da molti come una delle probabili candidate allo scudetto, si sgonfiò al San Paolo sotto i colpi mortiferi di un Damiani strepitoso ma anche di una partita quasi perfetta di tutta la squadra, Lucido compreso. Un Napoli Napoli, avvantaggiato dall’espulsione di Amenta dopo 8 minuti di gioco, vinse anche la battaglia del fuorigioco (Vinicio contro Liedholm!) mettendo i pericolosi attaccanti giallorossi più volte in off side.
L’esordio in Coppa Uefa
Ma perché Luis “O’ lione” lo buttò nella mischia in una gara così importante contro la Roma di Benetti, Turone, Santarini, Bruno Conti, Di Bartolomei, Pruzzo e Ancelotti? Perché quattro giorni prima, nella partita di ritorno di Coppa U.E.F.A. giocata contro l’Olympiakos (1 a 0 per i greci ma passaggio del turno del Napoli), Lucido aveva fatto il suo esordio ufficiale giocando 40 minuti al posto di Capone e fornendo un’ottima prova in fase di contenimento. Con Filippi e Guidetti espulsi, con la squadra in nove uomini, l’ingresso di Erasmo da Isola delle Femmine servì proprio ad arginare le vibranti offensive dei greci.
Vinicio lo aveva messo in campo per difendere l’unica rete di svantaggio e per portare a casa la qualificazione. La piena fiducia del tecnico arrivò poi, puntuale, anche nelle due successive gare di Coppa quando Lucido fu schierato titolare contro lo Standard Liegi sia all’andata che al ritorno. L’uomo di Coppe durò quanto un sogno di una notte di mezzo autunno, fino a quando le speranze di andare avanti svanirono sotto gli attacchi dei belgi, squadra meglio organizzata degli azzurri.
Il secondo gol di Lucido
In quella stagione Lucido fece un gol anche in Coppa Italia nel 2 a 2 contro il Cagliari a Fuorigrotta, un risultato che diede il lasciapassare per i Quarti della competizione tricolore. A fine campionato il biondo centrocampista totalizzò solo cinque presenze ( condite dalla rete contro la Roma ) giocando per l’ultima volta in maglia azzurra nello 0 a 0 casalingo con la Juventus. L’anno dopo, quando si dovettero tirare le somme sul rendimento dei nuovi acquisti, il Napoli lo bocciò dandolo alla Ternana in B.
Da qui la solita parabola discendente, con stagioni a Siracusa e a Massa Carrara, prima di terminare la carriera non ancora trentenne. Uscito completamente dal mondo del calcio, a 30 anni dovette reinventarsi una nuova vita, lì in Sicilia, in un paesino di circa 7000 anime. Magari un giorno lo chiameremo e gli chiederemo se ricorda di quando Ancelotti si scansò dopo aver visto partire il suo tiro di punizione.