Lo sport italiano ha sempre rifiutato il nazionalismo di cui oggi si parla nel calcio. gli oriundi del calcio, ma anche Fiona May, Zaytsev, Juantorena.

Un paese senza memoria
Siamo un Paese senza memoria”, disse Pasolini. Ma con il permesso del maestro oserei aggiungere: di grandissimi paraculi. Lo sport, da sempre, è lo specchio della realtà e nella nostra ultimamente stiamo andando pericolosamente indietro a cavalcare onde basse e pericolose. Questo affannosa e pericolosa rincorsa al nazionalismo appare senza dubbio bizzarra e insensata poiché si mettono in discussione valori e principi etici, fondamenta di ogni civile Nazione. Del resto, la divisione evidente tra Nord e Sud testimonia l’intolleranza reciproca e bieca quanto la devastante povertà culturale. Insomma, siamo dentro una puntata riuscita male di Don Camillo e Peppone.
Ebbene lo sport italiano, non me ne vogliano i nazionalisti, è zeppo di protagonisti che hanno reso celebre e portato in auge il tricolore in diversi e tanti sport pur essendo nati e/o originari di altri paesi. Restando nel calcio basti pensare a Sallustro (anche bandiera del Napoli) paraguaiano e naturalizzato italiano; a Raimundo Bibiani Orsi, argentino e campione del mondo con Vittorio Pozzo; oppure a José Altafini, addirittura campione nel mondo accanto a Pelé, brasiliano fino al midollo, che scelse di giocare con la nostra squadra. Fino a Camoranesi, che nemmeno cantava l’inno perché per citare il Cruciani-pensiero su Allan: “Cos’ha Camoranesi di italiano?”.
L’esempio degli altri sport
Il calcio è solo una paginetta e forse l’unico gioco italico in cui gli oriundi hanno inciso in maniera laterale. Nella pallacanestro abbiamo avuto invece il nerissimo e italianissimo Carlton Myers campione d’Europa nel 1999. Leader ed esempio dentro e fuori dal campo. Nell’atletica come dimenticare la mitica Fiona May, nerissima e italianissima, due argenti olimpici e due ori mondiali. Ed è di questi giorni l’esempio della nazionale di pallavolo con il russo Ivan Zaytsev, idolo assoluto degli appassionati o dello stesso Juantorena, cubano.
Negli altri sport nessuno ha mai osato mettere in dubbio determinate scelte consapevoli di atleti e nessuno ha mai osato etichettarli come fuori posto o fuori luogo. L’Italia delle nuove generazioni sarà sempre più mista perché si tratta di un naturale flusso storico ed è una delle ultime nonché delle pochissime nazioni al mondo a non accettarlo. La Francia, l’Inghilterra, la Germania sono zeppe di cittadini con origini differenti e nessuno si è mai domandato o posto il problema poiché l’appartenenza non è di certo un fattore genetico o una condizione asettica: è un sentimento spontaneo. Mentre il mondo va avanti e migliora in ogni settore, noi siamo ancora con le freccette pronti a bersagliare Balotelli. “Siamo un Paese senza memoria”, vero, e proprio per questo chi la conserva è un uomo migliore.