Avviso di garanzia per un altro dirigente della Direzione vigilanza sulle concessioni autostradali. Ad inguaiarlo è Bruno Santoro
C’è un nuovo inquisito per il crollo del ponte. Si tratta di un dirigente ministeriale della Divisione numero 4 alla Direzione generale della vigilanza sulle concessioni autostradali. Stamattina gli sarà notificata l’iscrizione nel registro degli indagati.
Il nuovo iscritto nel registro degli indagati
Il suo nome è stato fatto da Bruno Santoro, funzionario della Divisione 1 e a sua volta indagato, interrogato sabato dal pubblico ministero Massimo Terrile.
Santoro è stato il primo tra gli indagati a non fare scena muta davanti ai magistrati. Nel corso del suo interrogatorio ha spiegato di non aver mai nemmeno visto il progetto di retrofitting del ponte Morandi che invece sarebbe stato inviato ai colleghi della quarta Divisione, “Analisi investimenti”.
L’indagine sulle chat cancellate dopo il crollo
Sembra che durante le perquisizioni successive al crollo, un funzionario del ministero si sia avvicinato candidamente ai finanzieri e abbia chiesto: “Ma siete in grado di recuperare pure le chat cancellate?”. Lo scrivono i quotidiani, annunciando che le indagini si starebbero concentrando proprio su questo fronte.
Gli investigatori stanno lavorando a recuperare i messaggi cancellati da WhatsApp e le email partite e arrivate negli uffici del ministero e in quelli di Autostrade.
Per ripescare tutto, scrive il Corriere, gli analisti stanno lavorando con Ufed, un software israeliano capace di estrarre e decodificare file eliminati, compresi i contenuti cifrati dei sistemi di messaggistica come WhatsApp.
L’incidente probatorio
I tre periti – Rosati, Massimo Losa e Bernhard Elsener – compiranno oggi il primo sopralluogo, poi avranno due mesi di tempo per ulteriori accertamenti e per presentare le loro conclusioni.
Sono una ventina i consulenti nominati dalla Procura e dal Tribunale di Genova, dalle parti offese e dagli indagati. “A Palazzo di giustizia dicono che un passaggio giudiziario di questa portata non si è visto prima d’ora – scrive La Repubblica – sia per la difficoltà, sia per l’impiego di mezzi e tecnologie; anche per l’utilizzo del drone che inquadrerà dall’alto le parti del viadotto ancora in piedi”.