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Ponte Morandi. Si indaga sulle riunioni di Spea, controllata di Autostrade, per “ammorbidire” i report

Interrogato ieri per più di sette ore Maurizio Ceneri, ingegnere Spea. Il Mit non risponde ai familiari delle vittime ma difende un indagato

Ponte Morandi. Si indaga sulle riunioni di Spea, controllata di Autostrade, per “ammorbidire” i report

Agghiacciante già dal titolo l’articolo più ricco della rassegna stampa di oggi. Naturalmente proveniente dal quotidiano genovese Il Secolo XIX: “Riunioni per cambiare le relazioni sul ponte. Nuove ombre su Spea”.

E, sotto: “Ammorbidite le bozze dei report, un tecnico sentito per 7 ore”.

La notizia, relegata in un trafiletto a pagina 21 de La Repubblica, è del tutto assente altrove.

L’interrogatorio

Il tecnico in questione è Maurizio Ceneri, ingegnere e coordinatore dei tecnici della Spea Engineering, la controllata di Autostrade delegata a manutenzioni e monitoraggi.

Trattenuto in caserma per oltre sette ore, a lui i finanzieri hanno chiesto spiegazioni “su uno degli aspetti più inquietanti emersi finora” scrive Il Secolo XIX, ovvero “una serie di riunioni che i tecnici di Spea avrebbero organizzato dopo le ispezioni periodiche sul Ponte Morandi, per correggere in maniera meno allarmante i report sull’esito delle ricognizioni stesse”.

L’elemento era emerso nel corso di altri interrogatori che avevano avuto come protagonisti addetti della Spea che, come anticipato ieri en passant dal quotidiano, sembravano rivelare report pressoché invariati tra quelli condotti ogni tre mesi.

Non solo. Il Secolo aggiunge che la versione finale dei dossier, spesso diverge significativamente dalle bozze: “Talvolta sono stati ammorbiditi sotto la supervisione di Ceneri – si conferma in ambienti giudiziari – in altre circostanze il medesimo Ceneri potrebbe aver agito d’iniziativa”.

Le manutenzioni carenti o al risparmio

Il punto su cui insistono maggiormente gli inquirenti è quello delle manutenzioni carenti o condotte al risparmio, tanto da aver spinto a includere a carico dei 21 indagati, l’aggravante della “colpa cosciente”.

La replica di Spea

Il Secolo XIX racconta che la società controllata da Autostrade ha replicato ieri alle ombre che si allungano sul suo operato: “Riteniamo fondamentale precisare che la società si avvale di 145 risorse, tra ingegneri e tecnici specializzati, dedicate all’attività di vigilanza, suddivise tra uffici centrali e uffici locali, che operano nelle aree di competenza delle direzioni di tronco di Autostrade per l’Italia. Le attività di controllo si svolgono sul campo, mediante l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia”.

Nelle attività di report, dichiara Spea, “viene utilizzato un sistema codificato di classificazione dello stato delle infrastrutture, che permette di segnalare con chiarezza la conservazione delle opere ispezionate e che ha dato prova di affidabilità in oltre 30 anni di applicazione su circa 4.000 opere della rete Aspi monitorate”.

Il Mit non risponde alle vittime e difende un indagato

Il quotidiano genovese rivela anche di aver saputo che, “almeno fino a ieri”, il Mit non ha risposto “ai parenti delle vittime che chiedevano di aprire uno spiraglio sui risarcimenti, mentre difende uno dei suoi indagati attraverso l’Avvocatura dello Stato”. L’indagato in questione è Roberto Ferrazza, il provveditore alle opere pubbliche di Liguria e Piemonte cui l’assistenza “in base a quanto ribadito dallo stesso Toninelli a fine settembre, potrebbe essere revocata in caso di rinvio a giudizio”.

Il decreto per Genova

Il cammino del decreto Genova rallenta perché incrocia quello della Manovra. La discussione alla Camera è cominciata ieri, scrive Il Secolo, ma le votazioni sui 350 emendamenti presentati dovranno attendere poiché manca il parere fondamentale della commissione Bilancio. Al governo sono stati chiesti chiarimenti sulle coperture dopo la presentazione degli emendamenti che hanno spostato considerevolmente i milioni destinati alla città colpita dal crollo del Ponte Morandi.

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