Quando fu accusato di evasione fiscale, il Real Madrid lo lasciò solo. La Juventus invece prova a difendere il proprio investimento
L’evasione fiscale
La Repubblica titola: “I tormenti di Ronaldo, il cordone della Juventus in difesa di un brand”. Articolo interessante a firma Emanuele Gamba che ricorda il nervosismo di CR7 a Madrid quando venne accusato di evasione fiscale che gli costò una condanna a due anni di prigione e sedici milioni di multa.
“In quel periodo, Cristiano era intrattabile”, scrive Repubblica.
Convocò il suo nutrito staff di avvocati e commercialisti per chiedere conto delle accuse, fu durissimo con loro ( « Mi fanno passare per delinquente, chi di voi ha sbagliato?») e dopo molte resistenze si convinse a patteggiare, evitando il rischio di conseguenze più pesanti. Non usciva più di casa, ordinava cibo a domicilio, si allenava nella sua palestra domestica così compulsivamente che i medici temettero che andasse in sovrallenamento. Nello spogliatoio non parlava d’altro, tormentava i compagni raccontando loro quanto lo indignassero le infamanti accuse dell’Hacienda, l’erario spagnolo. A un certo punto, Zidane andò in sede implorando la società di far qualcosa: «Intervenite voi, perché non lo sopporta più nessuno». Ma Florentino Perez non mosse un dito, lasciò che Ronaldo, il quale voleva che il Real si facesse almeno carico della multa, se la vedesse da sé lasciandolo rosolare nella sua stessa rabbia. A dicembre, la decisione diventò irreversibile.
Il Real non lo difese, la Juve sì
Ora bisogna vedere quale strada prenderà, anche se nella sua testa continua a circolare la convinzione che tutto quello che sta accadendo (i premi negati, la storia dello stupro, l’espulsione di Valencia, gli sponsor in fuga) stia prendendo i contorni del complotto (e a tirar le fila sarebbe Perez, manco a dirlo) e insomma di serenità addosso ne ha poca, come si è visto nelle prime partite della stagione, anche se non nelle ultime.