L’interrogatorio dell’ingegnere che avviò il progetto di retrofitting al Morandi: “Non diedi l’allarme. Notai un problema importante”
Proseguono gli interrogatori in Procura. Ieri è stato ascoltato per quasi tre ore Mario Bergamo, indagato, tra i massimi dirigenti di Autostrade dal gennaio 2015 alla primavera 2016, come responsabile sicurezza e manutenzioni, oggi è amministratore delegato di Sat, Società Autostrade Tirrenica, controllata da Aspi, che gestisce il tratto Livorno-Rosignano.
Fu proprio Bergamo ad avviare il progetto di retrofitting per la messa in sicurezza dei tiranti della pila 9 e 10, un intervento rinviato per oltre tre anni.
I dettagli più cospicui sull’interrogatorio vengono, neanche a dirlo, da Il Secolo XIX, ma anche Il Fatto Quotidiano fa cenno, oggi, ad alcune sue dichiarazioni.
Bergamo: “Non so spiegare il rinvio dei lavori ai tiranti guasti”
“Avviai il progetto per la ristrutturazione dei tiranti nel 2015, ad aprile 2016 lasciai il mio incarico di responsabile sicurezza e manutenzioni. Non so spiegare per quale ragione quel lavoro non si sia concretizzato nel triennio successivo, non ne ho mai discusso con i colleghi”.
Agli inquirenti Bergamo ha spiegato che la sua iniziativa non scaturiva da una vera e propria emergenza: “Io non diedi l’allarme. Notai un problema importante e diedi subito il via alla procedura per intervenire. In particolare, avviai un incarico di progettazione e controllo: occorreva aggiungere un sostegno a quella pila strallata ed eseguire altre migliorie sul ponte”.
Il punto cruciale, per gli investigatori, è capire se l’input ai lavori venne da una reale percezione del pericolo che correvano gli automobilisti che ogni giorno transitavano sul ponte.
“Lessi le relazioni trimestrali di Spea Engineering – ha dichiarato Bergamo – Era tutto evidenziato in quei documenti. Io poi sono un ingegnere strutturista e mi ero interessato ad alcune opere di Morandi. Ebbi l’intuizione che quello strallo poteva essere un problema serio, il mio fu un approccio pragmatico e ordinario”.
Fu proprio Bergamo a commissionare alla Ismes-Cesi uno studio per testare l’efficienza dei tiranti, ma quando lo studio (che conteneva la segnalazione di anomalie sugli stralli) fu consegnato, nel 2016, lui già aveva lasciato Aspi.
Atlantia conquista il controllo di Abertis
L’unica altra notizia che riguarda Autostrade è riportata oggi da Repubblica e riguarda la realizzazione del sogno di Gilberto Benetton: Atlantia che diventa padrona di Albertis un gigante europeo dei pedaggi che opera dal Portogallo all’Italia, con un presidio forte in Germania attraverso Hocthief.
“Era dal 2006 che Gilberto Benetton insieme a Florentino Perez provava a dare vita al gigante europeo delle infrastrutture. È toccato a Giovanni Castellucci firmare il closing, che vede gli italiani al 50,1%, con un quota rotonda in Hochtief (24%) e Perez al fianco in Abertis (con il 49,9%) e in maggioranza sul gruppo di costruzioni tedesco”.
Per una strana ironia della sorte, scrive il quotidiano, “l’espansione di Atlantia all’estero avviene proprio quando la società e Castellucci è sotto assedio in Italia per la tragedia del ponte Morandi. C’è tempo fino ad aprile per decidere chi tirerà le fila del nuovo colosso delle infrastrutture”.