Autostrade si dice disponibile a costruire un nuovo ponte entro settembre 2019. Dopo Avellino e Genova, il Gruppo non convince gli investitori
Autostrade rilancia e si dice pronta a ricostruire il ponte in nove mesi, entro settembre 2019 e ad iniziare i lavori già a dicembre, nonostante Toninelli ribadisca il suo veto alla partecipazione della società sia alla fase di demolizione che a quella di ricostruzione e Bucci ricordi che, almeno alla ricostruzione, secondo il decreto, Autostrade non può partecipare, ma dovrà solo pagare le spese per effettuarla.
Non solo: la concessionaria si dichiara disposta a pagare una penale di 20 milioni per ogni mese di ritardo rispetto al programma, cifra pari al 10% dell’importo complessivo dei lavori.
Una proposta ad ogni modo allettante, che potrà condizionare le altre offerte che arriveranno entro il 26 novembre alle ore 12, termine fissato da Bucci con i decreti emessi ieri.
Bucci firma il decreto numero 6
Ieri il commissario ha firmato il decreto numero 6, che consente a qualunque azienda qualificata, anche quelle non invitate, di andare sul sito del Comune, consultare le specifiche tecniche e mandare la richiesta di partecipazione all’analisi di mercato.
Bucci non ha posto vincoli alle modalità di ricostruzione. Le imprese potranno proporre ponti in acciaio o calcestruzzo, strallati, classici o ad arco. L’unica richiesta è di restare nelle norme tecniche, molto dettagliate per infrastrutture di questo tipo: ad esempio, il dimensionamento delle corsie, 3,75 metri ciascuna più una, più stretta, di servizio, oppure le caratteristiche delle barriere di protezione.
Tutto ciò che non è stabilito da una direttiva sono affidate alla fantasia dei progettisti.
Più imprese faranno le loro offerte e maggiore sarà la possibilità di trovare un buon compromesso tra qualità, costo e tempi di realizzazione – scrive Il Secolo XIX – che, secondo alcune indicazioni preliminari arrivate nelle scorse settimane, si aggirano intorno ai 13 mesi.
“Avvieremo un’altra indagine di mercato – aggiunge Bucci – per selezionare l’azienda che si occuperà del project planning, di sicurezza e direzione tecnica”: in pratica, non sarà la società costruttrice a certificare il proprio operato.
Intanto, altre società si affacciano per partecipare: Ansaldo Energia si dichiara interessata in particolare alla demolizione.
Torna in corsa Fincantieri
Il decreto stabilisce che per la demolizione e la ricostruzione si possa anche costituire un raggruppamento temporaneo di imprese, “indicando anche soggetti diversi nel ruolo di capofila, purché tutti in possesso dei requisiti di ordine generale e delle necessarie attestazioni Soa”. Si tratta di una procedura non permessa nell’ordinario dal Codice appalti e che calza a pennello per Fincantieri – scrive Il Sole 24 Ore – indicata fin da agosto dal Governo tra le imprese che avrebbero ricostruito il ponte. Fincantieri, infatti, non possiede le qualifiche Soa per fare da capogruppo nella costruzione di ponti, ma solo quelle per la produzione e posa in opera di grandi strutture metalliche.
Dissequestrate le macerie del pilone 9
Il giudice per le indagini preliminari Angela Nutini ha dissequestrato le macerie del pilone 9, dando via libera alla rimozione dei resti. II blocco di cemento armato, prima di essere rimosso, è stato analizzato attentamente dai consulenti del gip e da quelli della Procura.
Il pilone, lo ricordiamo, è molto importante nell’indagine per appurare le cause del crollo. I periti stanno cercando di verificare se a cedere per primi siano stati gli stralli (ipotesi sostenuta anche da alcuni video), oppure le solette, come sostengono Autostrade e la commissione di inchiesta del Mit.
Tra le due ipotesi c’è una differenza fondamentale, scrive la Repubblica Genova: la prima proverebbe che il distacco dei tiranti sarebbe stato causato dall’eccessiva corrosione, quindi da mancata manutenzione o carenza di controlli. La seconda, invece, andrebbe verso l’ipotesi che a determinare il disastro possa essere stato l’eccessivo peso sull’impalcato.
Tutto da accertare, anche in considerazione degli esami a cui sono sottoposti i 17 reperti inviati in Svizzera. I tre consulenti nominati dal gip sono: Bernhard Elsenser, professore del Politecnico di Zurigo, esperto in metallurgia, Giampaolo Rosati, docente del Politecnico di Milano e Massimo Los, docente dell’università di Pisa. Avrebbero dovuto consegnare la relazione entro il 5 dicembre prossimo, ma, come abbiamo scritto nei giorni scorsi, hanno fatto sapere che dovranno sforare i tempi.
Mondardini potrebbe succedere a Castellucci
È vicino il rinnovo delle cariche di Atlantia. Con le pressioni che sta subendo il gruppo – per il processo relativo al disastro di Acqualonga e per il crollo del Ponte Morandi – c’è chi vede “nella discontinuità” una possibile soluzione. Lo scrive Il Sole 24 Ore che parla di un’ipotesi alternativa alla conferma di Giovanni Castellucci al vertice del gruppo.
Il nome che circola è quello di Monica Mondardini, attuale amministratore delegato di Cir, holding della famiglia De Benedetti, da tempo nel consiglio di amministrazione di Autostrade.
La Mondardini, molto legata anche alla famiglia De Benedetti (è stata ad del gruppo Repubblica fino ad aprile 2018, travolta dal caso Cerno) , ha trascorsi manageriali importanti in Spagna, dove ha sede Abertis, l’asset appena rilevato in tandem con Acs-Hochtief. Un profilo ideale, dunque per pensare ad una possibile staffetta alla guida di Atlantia. Staffetta che – scrive Il Sole 24 Ore – non si realizzerebbe prima della naturale scadenza di mandato, cioè nella primavera 2019.
Gioca forse un ruolo, in questa decisione, l’intoccabilità di Castellucci di cui accennammo già settimane fa: se l’ad fosse rimosso o subisse una semplice riduzione dei poteri e degli emolumenti prima della scadenza del suo mandato, potrebbe scattare un’immediata indennità forfettaria intorno agli 11 milioni.
Edizione, primo azionista di Atlantia attraverso Sintonia, assicura tuttavia che non esistono candidati diversi da Castellucci. Lo ha ribadito anche il presidente Fabio Cerchiai. E ciò dipende anche dal fatto che nessuno, meglio di Castellucci, conosce il dossier Abertis.
Resta, tuttavia, “un tema di opportunità”, come scrive Il Sole. Il quotidiano si riferisce alle pene chieste dalla procura di Avellino per Castellucci e altri 11 fra dirigenti ed ex dirigenti della società per il bus precipitato dal viadotto Acqualonga in Irpinia. La difesa ha definito “sconcertanti” le richieste di condanna “perché non fondate su alcun dato scientifico oggettivo ed in contrasto con quanto emerso in dibattimento”, ma la vicenda potrebbe avere un primo epilogo a inizio 2019, tra gennaio e marzo.
Una vicenda che aggiunge pressione a un contesto già macchiato dalla tragedia di Genova.
Le ricadute in Borsa sono evidenti: il titolo Atlantia da tempo ormai viaggia poco sopra i 18 euro a titolo ma – scrive Il Sole 24 Ore – scorgendo le raccomandazioni degli analisti quasi nessuno, nonostante alcuni target price arrivino a sfiorare i 26 euro, consiglia di acquistare le azioni, oltre l’80% ha una raccomandazione “hold”, ossia mantenere.
D’altra parte anche la trimestrale, presentata venerdì scorso, non ha convinto gli investitori. Sull’utile ha pesato l’effetto accantonamenti per la tragedia del Ponte Morandi, e il board ha poi deciso di non distribuire alcun acconto sul dividendo del 2018, che in ogni caso sarà minimo. In questo scenario, anche tra gli investitori c’è chi si chiede se non possa essere un’opzione la discontinuità manageriale.