Saittella Index / Dopo la Stella Rossa, l’indice cala a zero ma il pari col Chievo ci ha fatto capire che la tempesta è dietro l’angolo. Due statue per Kolarov e Sconcerti
Quota ZERO!
Buongiorno, amici della Saittella torniamo dopo una settimana, infreddoliti dal mercoledì di Champions passato allo stadio San Paolo di Helsinki a puzzarci di gelo. Il Saittella Index della settimana risale in modo brusco dal precedente 50 a quota zero grazie alla vittoria sulla Stella Rossa, e se non ci fosse stato il golliciello dei serbi forse potevamo andare anche nei numeri negativi. In ogni caso il sole splende sul Napoli, anche se poi sappiamo bene che basta una storta a Bergamo o, Dio non voglia, a Liverpool e torniamo nella tempesta. La vicenda Chievo ha dimostrato come il Papposarrismo sia sempre in agguato. Come nel PCI degli anni cinquanta si temeva sempre la F.O.D.R.I.A, la forza oscura della reazione in agguato.
Ma dunque parliamo del sole: Ancelotti, cuore di Napoli, immortalato in un pezzo della Gazzetta proprio nella giornata di oggi, anche con qualche complimento eccessivo a dire il vero. Meglio ha detto Fabio Capello in tv: Ancelotti ha saputo cambiare il serpente (linguaggio mio) dal di dentro, senza modificarne la pelle. Ma ancora di più il Mister è sostanziosamente emerso come uomo politico che ha il suo peso nel calcio italiano. Guardate che cosa è riuscito a muovere a proposito dei cori razzisti e degli insulti, con la conseguente domanda che ci facciamo sulla stretta attualità: e se a Bergamo canteranno quello che cantano da sempre, che succede? Il Napoli non gioca la partita?
Il Napoli a meno otto
Avvincente, un campionato è anche questo, un getto di sale sulla monotonia della vita, cose che accadono, altre che potrebbero accadere e ti lasciano col fiato sospeso: una stagione sportiva è una “storia” che si scrive sotto i nostri occhi. Perciò vorrei dire una parola al mio collega e amico Fabrizio Bocca, che dopo il Chievo scriveva: “Che cosa si fa a meno otto dalla Juve?”. Caro Fabrizio, caro criptoromanista con una spiccata antipatia per il Napoli ma grande competente di calcio, ma davvero fai questa domanda? A meno otto dal leader, situazione non nuova in questi ultimi sette anni, si gioca una stagione con tutti i propri mezzi, si soffre, e si rimane in agguato. È il senso del calcio al tempo di una predominanza tecnica incontrastata come quella juventina, che ricorda sempre più Edwin Moses, recordman e campione dei 400 ostacoli: 107 finali consecutive senza sconfitte (mi spiego: lui le finali le vinceva), in un arco di quasi dieci anni e titoli mondiali e olimpici. Se sei l’avversario di Moses, il tuo dovere sportivo è correre il più possibile, perché il giorno della sua sconfitta arriverà, e infatti arrivò. E non dovrai mai sentire l’offesa di essere battuto da uno più forte.
Poscritto del paragrafo: se esistessero juventini onesti fra i nostri lettori, dovrebbero sentirsi onorati dal paragone fra la loro squadra e Moses, un campione grande, vero, leale (leale) e pulito (pulito).
Due statue
E qui, parlando di tifosi, nostri e altrui, chiediamo ufficialmente che si eriga in Piazzale Tecchio un monumento a grandezza non naturale, diciamo una statua di sei metri, al più grande di tutti: Alexander Kolarov. “I tifosi non capiscono di calcio”, l’iscrizione alla base del tributo in pietra lavica del Vesuvio. Sorridiamo pure, ma se tenessimo sempre presente questo assunto di Kolarov, ogni discussione fra di noi sarebbe mitigata dalla consapevolezza. Non succederebbe mai che la sera di Napoli-Chievo, gente che non sento da quarant’anni mi contesta di non aver capito che il Napoli “ha mollato” e che io sono amico di ADL. Boia chi molla, è sempre stato grido di canaglia: lo sport è un’altra cosa, ascoltate Kolarov, guardate Moses.
Ma le statue da erigere sono due. La seconda, a grandezza naturale, va a Mario Sconcerti, che a Canale 21 ha detto che il re è nudo. Cioè: Il Napoli sta facendo il massimo, da anni, e per pareggiare la forza della Juventus ci vorrebbe uno sceicco, cioè una forza economica che in Italia, oggi, non c’è. Chi non lo dice è un demagogo che racconta falsità e contribuisce a tenere la cultura sportiva di Napoli ferma a vent’anni fa. Parole che illuminano fatti di evidenza solare, fatti che il Papponismo e il Papposarrismo hanno occultato dietro i loro deliri. Parole, quelle di Sconcerti, concetti per meglio dire, che sono il principio stesso sul quale fonda il Napolista da sempre. Che non a caso l’ambiente giornalistico napoletano guarda una peste da eliminare.
Peraltro io mi auguro uno sceicco o una proprietà cinese come desidererei una pestilenza: guardate l’Inter, centinaia di milioni spesi e risultati decisamente inferiori alle attese. Mille volte meglio la “crescita organica”, lenta, meditata di un De Laurentiis.
Abbiamo finito. Andatevi a guardare la voce Edwin Moses di Wikipedia e i suoi video su You Tube.
P.s. Non so se avete realizzato che, dovessero le cose andare in un certo modo, rischiamo, tra febbraio e aprile, di incontrare la Juventus cinque volte