Sembra un copione già scritto dalla storia. Non c’è tifoso che ieri sera non lo abbia pensato. Ma c’è il terapeuta Ancelotti
Un finale che sembra già scritto
Il Napoli gioca splendidamente la Champions. Tiene testa a Liverpool e Psg. Arriva imbattuto alla sesta e ultima partita. La gioca da primo in classifica. L’incontro decisivo si disputa a Liverpool, Anfield Road, e per qualificarsi gli azzurri hanno a disposizione due risultati su tre. Alzi la mano chi – almeno per un momento – non ha pensato a come finirà quell’incontro. E il riferimento “almeno per un momento” è dedicato alla quota di fisiologici ottimisti e bastian contrari.
C’è la storia di Napoli in questa cornice. Al triplice fischio finale di Psg-Liverpool, ieri sera, non c’è tifoso che non abbia fatto un respiro profondo e almeno pensato in cuor suo: “’O ssapevo”. Non è questione di fiducia nelle potenzialità di questa squadra, una squadra che in Champions ha sbalordito tutti al punto da far parlare a Fabio Capello di miracolo. Una squadra che ha dimostrato di poter giocare alla pari con i vicecampioni d’Europa e con una delle squadre più forti del torneo. Qui c’entra il peso della storia.
Ed è stato evidente nell’immediato post-partita quando Ancelotti – l’alieno non napoletano – ha immediatamente cambiato la visuale della situazione: «La realtà è che siamo in testa al girone dopo cinque partite. Queste cinque partite ci sono servite per accumulare un certo vantaggio su Liverpool e Psg. E ora dobbiamo sfruttarlo. Non puoi andare a Liverpool e fare calcoli, piuttosto devi andare lì per giocare bene e vincere. Il resto sono chiacchiere. Ci dobbiamo preoccupare, ma anche gli altri devono farlo. Il Liverpool deve preoccuparsi di noi e il Psg deve preoccuparsi di andare a Belgrado».
Invertire il senso della storia
Noi ci dobbiamo preoccupare del Liverpool, ma anche il Liverpool di noi. L’uomo che alla vigilia di Napoli-Stella Rossa aveva detto che si sarebbe deciso tutto all’ultima gara, non risente del vissuto di Napoli, di secoli di storia, di un fatalismo che si è ormai quasi completamente vestito di rassegnazione. “Perché è sempre andata così”. Lo pensa anche una parte di noi. E al contempo siamo consapevoli che no, non sempre è andata così. Diciamo quasi sempre. E che, anche se fosse – ma non è -, le statistiche sono fatte per essere smentite, come ha ripetuto Ancelotti ieri sera parlando del gol segnato su azione da calcio da fermo.
È il motivo per cui consideriamo Liverpool-Napoli una seduta di psicanalisi, o meglio un intero ciclo di terapie. E possiamo contare sul più bravo terapeuta in circolazione. Come lui non ce n’è. Ha preso per mano una squadra e anche buona parte della tifoseria, e col suo passo li sta traghettando in un’altra dimensione. Ancelotti sta dimostrando che si può avere Napoli dentro e allo stesso rifiutare quelle etichette che spesso anche noi ci lasciamo affibbiare con compiacenza. Ancelotti rifiuta visioni vittimistiche e complottistiche, eppure allo stesso tempo riesce nell’impresa – non inferiore a quella di Champions – di riportare nell’agenda politica la questione dei cori razzisti e di discriminazione e territoriale. Il comunicato della Figc e le parole di Nicchi e Rizzoli valgono la trasformazione di Insigne in attaccante e di Hamsik in regista, o ancora la riscoperta di Maksimovic ex oggetto misterioso.
Notte di coppe e di campioni
E come accade nello sport, è il bello dello sport, ci si gioca tutto in una notte. Sarà la nostra notte degli esami, la notte di coppe e di campioni, anche se non ci giochiamo la finale. Mac’è sempre il Liverpool. Una squadra che è stata le Colonne d’Ercole per tante formazioni italiane: dalla Juventus alla Roma, fino al Milan di Ancelotti (per due volte). Qualcuno le ha varcate, le Colonne, qualcuno no. L’11 dicembre si gioca una partita che è un esame per il Napoli. È la partita in cui la squadra potrà dimostrare di aver aggiunto realmente un tassello al continuo progresso di crescita in corso da anni.
Torniamo a Liverpool otto anni dopo quella frase di Riccardo Bigon che allora fece rumore. Il Napoli beccò i Reds nel sorteggio di Europa League e l’allora ds disse: «Prima di noi i tifosi del Napoli col Liverpool giocavano solo alla PlayStation». Polemiche che ricalcano la falsariga di oggi. All’epoca la società giustamente si inorgogliva per la partecipazione all’Europa League, oggi parliamo di una qualificazione in ballo in Champions League contro Liverpool e Psg. Ma il clima è sempre quello. E in caso di sconfitta, sappiamo già quel che ci aspetta.
Passare il turno, superare l’esame, equivarrebbe invece a una nuova nascita. All’ingresso in una nuova dimensione. Un viaggio che per questi motivi abbiamo paragonato a un percorso psicanalitico. Staremo quasi due settimane sul lettino, poi andremo a giocarcela. Senza l’espressione che gran parte di noi avevamo ieri sera. Ma con quella che aveva Carlo Ancelotti.