Una prestazione incolore per Arek, negativa per Piotr (soprattutto a confronto con Fabian Ruiz): entrambi vivono un momento davvero nero.
Grandi potenzialità
C’è delusione intorno a Zielinski e Milik. C’è delusione perché su di loro c’erano enormi aspettative. Rispetto al loro contributo nel nuovo Napoli, rispetto alla crescita che avrebbero potuto vivere nel calcio di Ancelotti, organizzato eppure meno codificato e stringente rispetto a quello di Sarri. Questione di caratteristiche tecniche, di talento: si pensava che Zielinski potesse giocare con maggiore libertà, per poter dare sfogo all’anarchia della sua tecnica, dei suoi strappi; e si pensava che la storica preferenza di Ancelotti per un centravanti fisico, o quantomeno più classico rispetto a Mertens, potesse esaltare le doti qualitative di Arek.
E invece niente. O meglio: invece poco, e davvero niente questa sera a Marassi. Genoa-Napoli era una partita confezionata su misura per Zielinski e Milik, ovvero gli innesti (insieme a Hysaj) rispetto a Napoli-Psg. Il giocatore numero dodici e tredici nelle gerarchie di Ancelotti, titolari veri e non aggiunti all’undici ideale del tecnico emiliano. Una buona prestazione questa sera avrebbe potuto rilanciare la loro candidatura accanto a Mertens e Fabian Ruiz, coloro che li hanno spodestati.
Il ricordo dell’inizio di stagione di Zielinski e Milik impallidisce rispetto ai calciatori che sono oggi. È un problema di contributo fattivo al gioco, certo è più evidente per Zielinski che per Milik. Il mestiere di attaccante è ingrato, è un compito infame: se il pallone servito da Callejon nel primo tempo fosse entrato in porta, se Radu non avesse sfoderato un super-intervento, Milik sarebbe improvvsamente tornato in forma. Come detto, è il destino del centravanti: tutto dipende dai gol.
Zielinski impari da Fabian Ruiz
Un po’ diverso è il discorso su Zielinski. Perché se Milik ha avuto un’occasione per incidere, il buon Piotr è stato letteralmente spazzato via da Fabian Ruiz. L’ingresso in campo dello spagnolo ha riacceso il Napoli, in una situazione che era tutta contro la squadra di Ancelotti. Il campo bagnato, il pallone che non va, il Genoa sopra di un gol. Solo che Fabian ha risposto di testa e di cuore (per non dire di palle), non ha solo segnato, ha impattato come una supernova sulla partita. L’ha cambiata da dentro, esplodendo letteralmente per qualità e grinta.
Un approccio diverso da quello molle di Zielinski, mediocre al punto da sembrare asettico, un corpo estraneo rispetto al Napoli. Un peccato, perché – come detto sopra – parliamo di un potenziale campione, di un calciatore con doti enormi che però non riescono ad esprimersi.
La rosa si accorcia
E poi è un peccato anche per il Napoli. In questo momento la rosa di Ancelotti è fatalmente più corta, nel senso che gli uomini che servono a raddrizzare le partite – anche quelle contro il Genoa – sono gli stessi che giocano quelle più importanti. Come se Zielinski e Milik, a questo livello, non valessero Fabian Ruiz e Mertens. In questo momento è proprio così, quando invece la loro qualità è elevatissima.
Il loro recupero sarà fondamentale, anche perché tra quindici giorni si parte per un viaggio che finirà solo al termine del 2018, dopo le feste di Natale. Ancelotti avrà bisogno di tutti per traghettare il Napoli agli ottavi di Champions, per proseguire una marcia di altissimo livello in campionato. I concetti paralleli di rosa lunga e turn over funzionano quando ci sono dei riscontri in tutti i calciatori, le delusioni per chi era già dentro al progetto, anzi per due dei calciatori più attesi, rischierebbero di fare molti danni. Una situazione che il Napoli non può permettersi, dal punto di vista tecnico e patrimoniale.